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    I MEDICI NO VAX OPERANO E LE REGIONI DORMONO - CI SONO ANCORA 3MILA OPERATORI SANITARI NON VACCINATI A MILANO E NEL LODIGIANO: UN TERZO SONO MEDICI, UN TERZO INFERMIERI E UN TERZO TECNICI DI LABORATORIO, FISIOTERAPISTI, VETERINARI O PSICOLOGI – MA CON L’OBBLIGO VACCINALE NON DOVEVANO ESSERE GIÀ SOSPESI? IN TEORIA SÌ, IN PRATICA NO VISTE LE LUNGAGGINI DELL’ITER DI VERIFICA – TRA LETTERE E ACCERTAMENTI I TEMPI DI SOSPENSIONE SI SONO DILATATI IN MANIERA VERGOGNOSA…


     
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    Stafania Chiale per il "Corriere della Sera"

     

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    Ci sono ancora tremila operatori sanitari non vaccinati contro il Covid-19, è in grado di rivelare il Corriere, tra le corsie delle strutture sanitarie o attivi come liberi professionisti nella città metropolitana di Milano e nel lodigiano. Un terzo di questi sono medici, un terzo infermieri e un terzo altri professionisti come tecnici di laboratorio, fisioterapisti, veterinari o psicologi. L’Ats Milano invierà oggi le prime 420 lettere di sospensione di questo enorme gruppo (oltre ai 941 già sospesi a fine luglio): si inizia con i 120 medici e i 300 infermieri ancora non vaccinati e operativi nelle strutture sanitarie pubbliche e private. Poi si procederà con tutti gli altri.

     

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    La domanda sorge spontanea: avendo l’obbligo di vaccinazione, i sanitari non dovrebbero essere tutti vaccinati o, se contrari, già sospesi dall’incarico? No. Il motivo? La fisarmonica dei tempi nell’iter di verifica. Con la conseguenza che in diversi reparti oggi lavorano ancora medici, infermieri o tecnici non immunizzati e anche dichiaratamente contrari alla profilassi.

     

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    Andiamo con ordine: l’Ats Milano, su un totale di circa 100mila operatori sanitari, aveva a inizio estate una lista di 17mila professionisti che risultavano non aver aderito alla campagna. Con le successive verifiche si è arrivati a 9.861 lettere di richiamo da inviare. La legge prevede che dopo la prima ne venga inviata una seconda: se il lavoratore non risponde neanche a questa, scatta il provvedimento di sospensione. L’Ats invia l’atto di accertamento (che porta alla sospensione) a lui, all’ospedale e all’ordine professionale. Tutta questa procedura avviene in due modi possibili: via pec, per chi ne è in possesso, o via raccomandata. È questo secondo gruppo che, per i ritardi che si accumulano, è rimasto indietro.

     

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    Per le 3.591 persone contattate via pec, l’iter si è concluso a fine luglio: si è arrivati a inviare 941 atti di sospensione. Tra i destinatari, pochissimi lavoravano negli ospedali (100 nelle strutture sanitarie e altrettanti nelle socio-sanitarie), e pochissimi erano medici: appena 16. Tra gli altri, si contavano 21 infermieri, 92 biologi, 68 veterinari, ma soprattutto 335 psicologi e 391 tecnici di radiologia, laboratorio, fisioterapisti. Su 941, ne sono stati riammessi tra i 200 e i 300, perché si sono vaccinati o per altri validi motivi.

     

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    L’iter con raccomandata (che coinvolgeva 6.270 operatori) è molto più lungo: appena a fine luglio si stava mandando la seconda lettera di avviso. Circa la metà di questo gruppo ha proceduto a vaccinarsi o ad offrire all’Ats una legittima esenzione. Oggi, quindi, i primi atti di sospensione: 420 di 3.000 in arrivo. I medici questa volta sono circa un migliaio: 120 nelle strutture ospedaliere, gli altri sono liberi professionisti e qualche medico di medicina generale.

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    Tra i dipendenti del Fatebenefratelli, che a fine luglio ha proceduto a sospendere 5 lavoratori (4 già rientrati), si attendono nuovi provvedimenti: in un reparto dell’ospedale addirittura metà degli operatori attivi si dichiarano, tra i corridoi e nelle chat con i colleghi, apertamente no vax. Non hanno alcuna intenzione di vaccinarsi, dicono per ora.

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