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    “I MIEI ECCESSI? SONO STATE LE SERATE MUSICALI” - LA VITA DA GATTARA DI IVANA SPAGNA DIVISA TRA IL PALCO E LA CASA CON I CINQUE GATTI: “UNA VOLTA TINA TURNER MI INVITÒ NELLA SUA CASA A ZURIGO, MA NON CI SONO ANDATA PERCHÉ MI ERA MORTO IL GATTO. NON SO SE CI HA MAI CREDUTO. MOLESTIE? NESSUNA, MA IO NON FREQUENTO IL MIO AMBIENTE AL DI FUORI DELLE SERATE IN CUI CANTO. LA FEDE? PREGO OGNI SERA, SENNÒ NON RIESCO A DORMIRE…” - VIDEO


     
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    Estratto dell’articolo di Franco Giubilei per “la Stampa”

     

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    «Il tormentone? Lo cantano tutti perché la gente lo vuol sentire e risentire, è diventato tale perché ha dato spensieratezza al pubblico e se continuano a chiedertelo è perché ha sempre qualcosa di buono. Grazie al cielo ne ho avuti di miei». Ivana Spagna parla dall'alto dei milioni di copie vendute in Italia e all'estero per canzoni come Easylady […]

     

    Stasera (17 agosto) Spagna, come tutti la chiamavano quarant'anni fa, canterà a Ferrara con altre glorie dance dell'epoca – Johnson Righeira, Den Harrow, Gazebo, Sandy Marton, Le Dolce Vita –, in questo lungo revival che non ha mai conosciuto pause, come se gli Anni 80 non fossero mai finiti. E infatti, giustamente, lei insiste: è recente l'uscita di un brano in inglese col gruppo In Da Club, titolo "Crazy for the disco dance". "Un ritorno alle sonorità di quegli anni", spiega la cantante.

     

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    Quelli erano anche tempi di eccessi, ne ha vissuti anche lei?

    «I miei eccessi erano solo le serate musicali. La mia vita è particolare, esco per andare a cantare, se no sto a casa con i miei gatti o al massimo vado a cena con gli amici. Ne ho cinque di gatti, per limitarmi ai miei, il resto è ostello della gioventù per altri che vengono a mangiare a casa mia».

     

    Come si è trovata con colleghe come Patty Pravo e Loredana Bertè?

    «Mi sono trovata bene con entrambe. Con Loredana ho condiviso un anno di lavoro e un Sanremo: è un uragano, un fiume in piena, e ci assomigliamo. La Bertè si creava i suoi vestiti e a Sanremo ha pensato anche a questo.

    Quanto a Patty, è proprio la diva per eccellenza: da bambina feci un concorso canoro, avevo quattordici anni e c'era lei come ospite; mi ritagliai un cartoncino con foto e le chiesi un autografo. È l'unico che ho conservato».

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    Lei è credente, che ruolo gioca la fede nella sua vita?

    «Io sono cristiana, ti dà forza, speranza, però è una cosa molto combattuta perché, quando perdi delle persone care o vedi soffrire i bambini, vai in crisi, ma ogni sera prego, se no non riesco a dormire. So cosa sono la tristezza e la disperazione legate alla perdita di qualcuno che si ama, in compenso la noia non so cosa sia».

     

    L'essere una sex-symbol l'ha esposta a molestie nel suo ambiente?

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    «[…] non sono mai stata toccata da molestie, ma a diciotto anni c'era mio fratello con me, che ha fatto sacrifici enormi per aiutarmi. […] Colleghe che hanno avuto problemi di molestie ce ne sono di sicuro, ma io non frequento il mio ambiente al di fuori delle serate in cui canto, quindi non so dire molto sull'argomento».

     

    Nel suo libro "Sarà capitato anche a te" lei racconta esperienze molto inconsuete, con esperienze inspiegabili, come il sogno di una bambina che era morta e di cui incontrò la madre il giorno dopo, dedicandole un concerto.

    «Ci vorrebbe più tempo e più spazio per parlare di questi argomenti in modo adeguato, diciamo che penso di avere una sensibilità particolare, ma è una cosa che abbiamo tutti, spesso senza rendercene conto. Posso dire dei miei gatti, che mi hanno fatto capire che sto meglio con gli animali: loro sentono tutto, ti leggono nel pensiero, per esempio se penso di dare loro una medicina oppure penso al veterinario, loro si nascondono subito sotto al letto».

     

    Ci racconti il suo incontro con Tina Turner.

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    «[…] scoprii che era una persona grande e umile, mi colpì la semplicità di questo mito. I veri grandi sono semplici. È stato come uscire a cena con qualcuno che conosci da sempre. Dopo quella volta venni invitata a casa sua a Zurigo, col mio manager le avevamo preso delle mozzarelle di bufala che le piacevano, ma la mia gattina, che aveva diciotto anni, stava male e per starle vicina rimasi con lei: dissi al mio manager di avvisare Tina che non potevo andarci perché mi era morto il gatto… Non so se ci abbia creduto, ma era successo davvero».

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