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    WHAT’S TELEFONATA? I MILLIENNIALS HANNO TUTTI UNO SMARTPHONE, MA NON TELEFONANO A NESSUNO: LO USANO PER MANDARSI MESSAGGI SU WHATSAPP, PER ANDARE SU FACEBOOK, INSTAGRAM E SNAPCHAT E (MODERATAMENTE) PER I VIDEOGAMES E YOUTUBE


     
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    Federico Cella per il “Corriere della Sera

     

    CHAT WHATSAPP CHAT WHATSAPP

    Lo smartphone i teenager non lo usano per telefonare, questo è sicuro. Riuscire a intervistare dieci Millennials propriamente detti, cioè ragazzi nati a cavallo del millennio, è già di per sé una piccola impresa.

     

    Se rispondono succede solo se ne hanno voglia. E quando ne hanno il tempo, fanno notare. Malgrado la scuola sia finita sono tutti molto impegnati, con i corsi, le gite, all' oratorio, agli allenamenti. È una vita complessa quella degli adolescenti, quella di questi adolescenti poi ruota intorno a un perno pieno di stimoli: lo smartphone è un passatempo (con i videogiochi e YouTube), un mezzo di comunicazione (WhatsApp), uno strumento per raccontarsi, e farsi raccontare gli altri, sui social network.

     

    Tutto inizia con WhatsApp, il Sole attorno cui gira tutta la galassia della comunicazione «teen». Salvo forse quella con i genitori, gli unici cui si concede una telefonata.

    SNAPCHAT SNAPCHAT

    «Mia mamma quando scrive su WhatsApp è strana», spiega Emma. «Allora preferisco chiamarla». Per il resto la vita è organizzata intorno ai gruppi. WhatsApp è il motivo per cui, intorno ai 12 anni, ai ragazzi viene regalato il primo smartphone. «Ce l' avevano tutti», racconta Marco.

     

    SOFIA VISCARDI SOFIA VISCARDI

    «Senza ero tagliato fuori». Non sono capricci, è la realtà. C' è il gruppo della classe, il gruppo dei maschi/delle femmine, quello ristretto di amici/amiche, quello della famiglia (con i fratelli e sorelle, non per forza i genitori), quello dell' oratorio, dello sport, della lingua straniera, delle vacanze. Si inizia condividendo con i genitori quello che si scrive e a chi, poi parte l' onda di una comunicazione infinita che serve anche a sperimentare com' è il mondo lì fuori. «WhatsApp è fondamentale», ci spiega Marta.

     

    «Per vedermi con le amiche, organizzarci con la classe per le uscite, passarci i compiti, raccontarci quello che hanno detto i professori». Ma pensare che la comunicazione si riduca a una continua digitazione di parole ed emoticon è sbagliato. Il mezzo di comunicazione preferito resta la parola. Ma non quella sincrona e comunque intempestiva della telefonata, bensì quella asincrona e rispettosa del messaggio vocale.

    GRETA MENCHI GRETA MENCHI

     

    «Certe cose non puoi raccontarle con un messaggio», è Maida questa volta che prova a spiegarci. «Allora mandi un audio, a un' amica o a un gruppo. Così chi lo riceve può ascoltarlo quando ha tempo e quando ha voglia». A meno di emergenze, addio alle telefonate. E anche ad altre app di messaggistica: Telegram e Messenger, dopo essere stati provati, rimangono ai margini.

     

    Passiamo ai social network, spina dorsale di questa generazione, ma spesso con spirito anche più critico del nostro. Perché questi ragazzi e ragazze conoscono molto bene quello che usano. Sui social ci mettono la loro vita e dunque ne conoscono ogni singola caratteristica, virtù e pecca. Facebook per esempio è un caos, tutti leggono tutto. E dunque nessuno lo usa. Come con WhatsApp, anche il voto sui social è unanime: Instagram, e in secondo battuta SnapChat. E benché diverse, le due app vengono utilizzate in un modo non dissimile.

     

    MATES MATES

    Cioè per postare la propria vita, e ricevere like e follower, dunque riconoscimenti e riconoscibilità a scuola. E per guardare cosa succede nella vita degli altri.

    Ma non gli altri a caso: quello youtuber, quella cantante, e soprattutto i propri amici e conoscenti. Il quadro descritto da tutti è lo stesso: «I miei guardano la tv - e anche se scelgono loro cosa guardare si addormentano -, io sto sul divano e guardo Instagram».

     

    Non tutti postano foto, ma chi lo fa utilizza strategie sull' orario di pubblicazione e sugli hashtag. Tutti invece passano ore a sfogliare le foto di altri, mettendo like e commenti come segno del passaggio. C' è molta cura, e molta considerazione - quasi ansia - della propria reputazione online.

     

    MELAGOODO MELAGOODO

    Ecco perché sta emergendo SnapChat. «È la stessa cosa di Instagram solo che hai la certezza che dopo 24 ore sparisce tutto», la spiegazione ora viene da Giorgio. «Quindi puoi postare tutto quello che vuoi, senza farti scrupoli, anche spazzatura». Ma se una «Storia» ti viene bene ora la si può conservare e ripubblicare.

     

    I videogiochi insieme a WhatsApp sono il traino per desiderare lo smartphone.

    Ma perdono in fretta il proprio appeal. Vengono scaricati solo quelli gratuiti - l' idea di pagare un' app, così come un film o la musica, non rientra nei parametri degli adolescenti - e hanno vita breve.

    PANTELLAS PANTELLAS

     

    Questione di spazio sul telefono, ognuno degli intervistati ha confermato la fame di memoria, i primi a saltare sono i giochi. Chi vuol dedicarsi sul serio, solitamente i maschi, lo fa su console. Così come, nella maggior parte dei casi, è destinato al computer l' utilizzo di YouTube, la televisione e lo stereo di questi Millennials.

     

    È una questione di schermo, ma soprattutto di consumo del traffico. Il menù sullo streaming è vario, ognuno ha i propri interessi. Ma alcuni youtubers piacciono un po' a tutti. Sono Virginia e Cesare a farci la scaletta dei più nominati: Sofia Viscardi e Greta Menchi per le ragazze, i Mates e i Melagoodo per i ragazzi, i theShow e i iPantellas per tutti. Un po' di svago, anche leggero, per una generazione fin troppo presente a se stessa.

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