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    I MONOLOGHI DELLA VA-CINA - ZITELLE E FIERE DI ESSERLO: A PECHINO VA IN SCENA LA PROTESTA DELLE RAGAZZE CHE NON SI SPOSANO ENTRO I 20 ANNI - LA PROPAGANDA DEL REGIME LE RIDICOLIZZA - INTANTO LE AGENZIE CHE AFFITTANO FINTI FIDANZATI E FALSI MARITI FANNO FORTUNA


     
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    Giampaolo Visetti per “La Repubblica

    PROTESTE DONNE CINESI PROTESTE DONNE CINESI

     

    Nei parchi di Pechino, verso sera, sfilano le mamme in cerca di un marito per le figlie. Espongono annunci laconici, da auto usata: «Classe 1990, diploma, stipendio 6mila yuan, altezza 1,65». I padri dei possibili pretendenti cercano l’occasione e annotano il numero di telefono. Parità e divorzio, in Cina, ufficialmente risalgono all’ascesa di Mao Zedong, 1950.

     

    PROTESTA DONNE CINESI PROTESTA DONNE CINESI

    La realtà però, per le donne, resta un pianeta lontano. Una barzelletta continua a far ridere. Dice: al mondo esistono tre generi, maschio, femmina e femmina laureata. Un video shock, mesi fa, ha scosso anche il web. Un’anziana, filmata in punto di morte, implorava la nipote di 21 anni di «smetterla di fare la difficile» e di «sposarsi subito». La censura del partito è stata costretta a oscurare il messaggio dopo la rivolta delle internaute contro «una visione superata dell’amore».
     

    Due termini comuni chiariscono la verità che continua ad opprimere milioni di ragazze: «avanzo» e «perla ingiallita». Quelle che non si sposano, compiuti i vent’anni, si svegliano con il cartello del disprezzo appiccicato sulla fronte. La maggioranza, alla vergogna, somma la depressione. In occasione delle feste, quando si torna nel villaggio e in famiglia, le agenzie che affittano finti fidanzati e falsi mariti, accumulano una fortuna.

     

    Per le donne che si presentano sole, le vacanze sono un inferno, trascorso a giustificarsi con i parenti. Meglio pagare e fingere di essere «sistemate»: a Shanghai, con sovrapprezzo, si assume anche un neonato, massimo due settimane per evitare che sbocci l’affetto. «Sposarsi subito», per una cinese, resta un obbligo di Stato.
     

    PROTESTA DONNE CINESI PROTESTA DONNE CINESI

    Qualcosa però, nelle metropoli della nuova classe media, comincia a cambiare e la leadership del partito teme già la «rivoluzione delle zitelle ». In un caffè del centro, a Pechino, da fine luglio vengono messi in scena i Monologhi degli avanzi . Successo clamoroso e strada invasa dal pubblico. Quindici donne, e pure tre maschi, raccontano le loro storie di single. Ogni racconto ha un titolo, come Essere un avanzo è meglio, oppure Io sono un avanzo volontario, o ancora Sola e felice. Gli avventori consumano, ma dopo le prime risate non vola più una mosca.
     

    Per la prima volta la Cina è costretta a prendere atto della verità che condanna le donne a rappresentare ancora «l’altra metà nuvolosa del cielo». Nemmeno i leader rossi, tenuti a onorare le aperture del Grande Timoniere, osano reprimere la rivolta. Venti universitarie della capitale, in autunno, hanno inscenato una protesta fotografica, ritraendosi con cartelloni che riportavano lo slogan “La mia vagina dice”.

     

    Xi Jinping Xi Jinping

    L’attivista Xiao Meili, 24 anni, ha percorso 2300 chilometri in 144 giorni, da Pechino e Guangzhou, per denunciare la pressione psicologica esercitata sulle adolescenti e la violenza domestica praticata poi su quelle che si maritano. Prepotenza e maleducazione dei “piccoli principi”, i figli unici allevati nella convinzione di essere padroni. Un movimento che spopola, non solo tra le teenager, si chiama “Occupy the men’s toilets” e lotta contro i maschi che sporcano senza alzare un dito chiedendo più bagni pubblici femminili. Ovunque sarebbe un’occasione di crescita culturale. In Cina invece è un problema che «minaccia la stabilità sociale».
     

    I Monologhi degli avanzi, che cinesizzano il successo Usa dei Monologhi della vagina, puntano i riflettori sull’incubo che incombe su ogni donna che s’avvicina ai vent’anni. O si sposa, o «resta un ramo secco».

     

    Un libro della sociologa Leta Hong Fincher, appena uscito, sostiene che il maschilismo cinese risponde oggi a un “ordine di partito”, che considera la famiglia la prima cellula della fedeltà al regime.

     

    LE DUE COPERTINE DEDICATE A XI JINPING DALL ECONOMIST LE DUE COPERTINE DEDICATE A XI JINPING DALL ECONOMIST

    La propaganda di Stato non risparmia energie: la scelta di convivere, per una donna, è «un orrore», la carriera «rende ridicole», la libertà sessuale è «un problema psicologico» e gli abusi domestici, oltre a non costituire un reato, sono «incomprensioni con il coniuge». Una studentessa di Shanghai, eletta simbolo delle coetanee che rifiutano «l’obbligo di matrimonio» imposto dal partito-famiglia-Stato, ha cominciato così il proprio manifesto online: «Non sono una donna e nemmeno un uomo».
     

    Nel caffè della capitale dove comincia a incrinarsi il patto tra maschi e ideologia comunista, le “donne-avanzi” denunciano così il «grande ricatto» dei due poteri, che «confondono cuore, affari ed egemonia rossa». Per la propaganda di anziani e funzionari, possedere una casa è «indispensabile», come «avere una donna».

     

    xi jinping sulla copertina dell economist xi jinping sulla copertina dell economist

    L’85% dei cinesi ha un immobile di proprietà e gli “avanzi per scelta” rivelano che in otto casi su dieci gli intestatari sono maschi. Il sesso femminile resta cioè escluso dal colossale business su cui si reggono boom economico e continuità dell’autoritarismo di mercato e questa emarginazione, assieme la criminalizzazione della «carriera rosa», rappresenta il nucleo del ricatto famiglia-regime.

     

    Per questo i Monologhi degli avanzi di Pechino agitano l’estate della Città Proibita: la prossima rivoluzione cinese, decimati i contadini, represso il dissenso politico e indebitati gli operai, potrebbe partire dalle donne, che rifiutano di «essere acquistate ancora prima di essere prodotte».

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