DAGOREPORT
IL GRANDE FREDDO
Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti
mattarella meloni mantovano
Il grande freddo si nutre di silenzi, sorrisi pubblici, dubbi privati e forzature. Da settimane ormai, comunque, qualcosa sembra essersi incrinato nel rapporto che Giorgia Meloni ha costruito con il Colle. Lo dice la cronaca, parlano i fatti messi in fila:
Palazzo Chigi che non informa la Presidenza della Repubblica del delicatissimo patto sui migranti con l’Albania e che forza la mano sui dossier più caldi, quelli che lambiscono o coinvolgono direttamente il Quirinale. Palazzo Chigi che sceglie di accelerare sul premierato, presentando una riforma che riduce pesantemente i poteri del capo dello Stato. Palazzo Chigi che “copre” l’offensiva governativa sulla giustizia. E che certo non sconfessa l’allarme sulla magistratura lanciato da Guido Crosetto, né l’idea di test psico attitudinali di Alfredo Mantovano. Per inciso, i due meloniani forse più vicini al Colle. Fino al braccio di ferro sulla carne sintetica, che costringe la Presidenza del Consiglio a impegnarsi con Sergio Mattarella per recepire gli eventuali appunti di Bruxelles. Quattro indizi, pesanti: di fatto, più di una prova.
GIORGIA MELONI SERGIO MATTARELLA
Serve un passo indietro per capire meglio cosa si è incrinato, ma soprattutto: dove e quando l’esecutivo ha scelto di aprire una nuova fase. Una spia si accende diverse settimane fa, riferiscono fonti qualificate. Siamo a Palazzo Chigi, nel corso di una riunione tra Meloni e alcuni degli uomini più fidati. La premier lamenta difficoltà di gestione dei provvedimenti legislativi: si riferisce ad alcuni di quelli anticipati al Colle nelle interlocuzioni informali che precedono la scrittura delle norme, ma soprattutto ai testi che approdano in Parlamento e vengono gestiti dalla presidenza della Camera.
La tesi è che la maggioranza sia spesso costretta a dribblare piccoli”sgambetti”.
giorgia meloni alfredo mantovano adolfo urso sergio mattarella
(...) “E guardate - è il senso delle parole di Meloni, secondo quanto riferito dalle stesse fonti - quando mi confronto con il presidente Mattarella va sempre tutto benissimo. I problemi si creano semmai con alcuni dei suoi uffici”. Meloni va anche oltre. Ritiene che alcuni incidenti parlamentari di poco conto che si sono verificati in Parlamento non siano in realtà da attribuire al caso: ad esempio, ”quando ci troviamo con ordini del giorno che a volte votiamo all’improvviso” e senza che siano conosciuti per tempo.
Tradotto: esiste il sospetto che qualche ufficio tecnico di Montecitorio non faccia tutto il possibile per evitare alcuni scogli, per fornire tutti gli elementi utili a evitare inciampi. L’attenzione è concentrata sulla segreteria generale della Camera, gestita in realtà da professionisti di livello ed esperienza, assai stimati anche al Colle.
sergio mattarella giorgia meloni
Ma c’è di più, ad alimentare questo clima di sospetto che si respira a Palazzo Chigi. C’è ad esempio l’inaspettata sortita di Gianni Letta, che giovedì sera ha stroncato il premierato. Meloni - riferiscono - considera l’attacco (ridimensionato senza alcun successo da Antonio Tajani) un episodio da non sottovalutare.
Letta è uomo che incrocia mondi, rapporti, sistemi di potere. Ha un legame personale e professionale con Mediaset, dunque con la famiglia Berlusconi, che è asset determinante per la stabilità dell’esecutivo. Ha espresso stima e fiducia nel Colle. Conosce bene e si confronta con Mattarella.
sergio mattarella e giorgia meloni alla scuola nazionale dell amministrazione 1
Sospetti, ancora. Come quelli che Palazzo Chigi ha riservato alle prese di posizione dei costituzionalisti contro il premierato, vissuti come fossero la verbalizzazione dei dubbi mai ufficializzati del Quirinale. Tutto concorre ad alimentare la sindrome dell’assedio, anticamera della teoria del complotto espressa da alcuni consiglieri vicinissimi a Meloni. Un approccio che certo approfitta della linea del rigore, del silenzio e del senso delle istituzioni del Capo dello Stato.
ugo zampetti sergio mattarella a varsavia
In realtà, Mattarella non fa altro che muoversi facendosi guidare da un unico faro: quello della Costituzione. Perseguendo un solo obiettivo: far rispettare le regole. (...) E lo fa, ovviamente, avvalendosi del sostegno degli uffici e del suo segretario generale, Ugo Zampetti, dal 2015 al suo fianco.
GIANNI LETTA sergio mattarella giorgia meloni