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    I NEMICI DELLA BOCCASSINI? DITE BERLUSCONI E FERRARA? NO, I MAGISTRATI! - SI DICE “PREOCCUPATA” PER LA RIFORMA SULLA RESPONSABILITÀ CIVILE DEI MAGISTRATI MA SOPRATTUTTO PERCHÉ TEME “LA CATTIVERIA” DEI SUOI COLLEGHI


     
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    La Repubblica

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    Si dice «preoccupata» per la riforma sulla responsabilità civile dei magistrati «perché sono stati tolti i filtri di ammissibilità », ma soprattutto perché teme «la cattiveria » dei suoi colleghi. Ilda Boccassini, procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Milano, interviene pubblicamente dopo la sentenza della Cassazione sul caso Ruby che ha assolto in via definitiva il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi.

     

    Boccassini Bionda Boccassini Bionda

    E lo fa davanti a una platea di studenti del liceo scientifico “Mascheroni” di Bergamo, in un incontro riservato con gli alunni e i docenti dell’istituto durante il quale non si è sottratta alle domande incalzanti dei ragazzi. Proprio in riferimento alla sentenza sul processo che vedeva imputato l’ex presidente del Consiglio è chiara: «Le sentenze della Cassazione fanno stato, si devono rispettare, io le rispetto anche se non le condivido tutte», dice, dopo aver prima raccontato i suoi primi passi in magistratura: «L’ho scelta per il senso di autonomia che include — dice — un privilegio pagato al prezzo umano di molta sofferenza e grande solitudine».

    ilda boccassini ilda boccassini

     

    La Boccassini parla anche del suo collega e amico Giovanni Falcone: «Restò solo perché era il più bravo di tutti — dice — io ero amica di Giovanni e ho sempre cercato di rispettarne la memoria e sono intervenuta solo quando ho visto fare scempio del suo nome, come quando Antonio Ingroia si è paragonato a lui. Dopo la strage di Capaci sono tornata in Sicilia, per me significò lasciare i figli, la minore aveva solo 8 anni».

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    La Boccassini boccia poi l’Agenzia dei beni confiscati perché «i beni vanno in malora e a volte ci si chiede se sia valsa la pena di tanto lavoro per restituirli alla comunità», e non si sottrae alle domande sulla riforma voluta dal governo Renzi riguardo alla responsabilità civile delle toghe: «Non si capisce perché all’improvviso si tiri fuori questo argomento vent’anni dopo il referendum — dice — se si sbaglia si deve pagare. Ma chi dovrà giudicare un potente contro uno che non lo è, lo farà ancora in modo sereno? All’interno della magistratura abbiamo già organismi di disciplina e in questi giorni è stato aperto un procedimento nei miei confronti dopo un esposto di un avvocato impegnato in un processo di mafia. Ho riflettuto sul fatto che un altro magistrato ha deciso di dare più credito a questo avvocato piuttosto che a me. Ecco, di fronte alla prospettiva della responsabilità civile io temo soprattutto la cattiveria dei miei colleghi».

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