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    A DRAGHI FISCHIANO LE ORECCHIE. E NON È UNA BUONA NOTIZIA PER GIORGIA MELONI – I PASDARAN DELLA DUCETTA CONTINUANO A CHIAMARE IN CAUSA “MARIOPIO” UN GIORNO SÌ E L’ALTRO PURE. L’ULTIMO È STATO CARLO FIDANZA, CAPODELEGAZIONE DI FRATELLI D’ITALIA AL PARLAMENTO UE, CHE HA PARLATO DI “DOPPIO STANDARD” SULLA NORMA CHE LIMITA I POTERI DELLA CORTE DEI CONTI SUL PNRR. MA OCCHIO: SUPER-MARIO È ANCORA IN MODALITÀ ZEN, MA SE SI SENTIRÀ TROPPO STRATTONATO RILASCERÀ UNA TOSTA INTERVISTA AL “FINANCIAL TIMES”


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Boezi per “il Giornale”

     

    DRAGHI MELONI DRAGHI MELONI

    Tra Fratelli d’Italia e Mario Draghi non esistono acredini. Anzi, la successione con la Meloni è andata liscia. E nessuno in Fdi teme il «ritorno» dell’ex presidente della Bce, dato il consenso di cui gode il governo (meloniani in primis).

     

    Le voci sulla catastrofe economica imminente con l’arrivo dei «sovranisti»? Spente da fatti. Ma l’Europa sembra voler far pesare un’eredità, che non è gravosa e che non è percepita come tale. Per esempio, l’ex presidente del Consiglio non avrebbe avuto problemi a far passare la cancellazione del controllo concomitante della Corte dei Conti sul Pnrr. Più in generale, nelle stanze dei burocrati europei circola doppiopesismo.

     

    CARLO FIDANZA GIORGIA MELONI CARLO FIDANZA GIORGIA MELONI

    Non è sfuggito a Carlo Fidanza, eurodeputato dell’Ecr e capodelegazione di Fdi, che ha attaccato: «Penso che da parte di alcuni alti funzionari ci sia una sorta di doppio standard: quello che a Draghi veniva ampiamente consentito, senza che qualcuno gli chiedesse conto di alcunché, con noi diventa oggetto di attenzioni occhiute».

     

    Volendo sintetizzare con una frase: l’Ue consentiva a Draghi di osare, mentre alla Meloni è concesso molto meno. E Nicola Procaccini, altro europarlamentare meloniano, intravede un movente elettorale: «L’anno che ci separa dalle elezioni sarà pieno di asprezze.

     

    meloni procaccini meloni procaccini

    Ed è già chiaro che l’obiettivo del “deep superstate” europeo si chiama Italia. O meglio, si chiama governo Meloni. Il successo del modello italiano può contagiare positivamente molti altri Stati membri. Ed un rischio che a Bruxelles si vuole evitare ad ogni costo», dichiara a IlGiornale. Un’Europa a trazione meloniana può spaventare le rendite acquisite e gli schemi preposti, e come potrebbe essere altrimenti.

     

    GLI OBIETTIVI DEL PNRR GLI OBIETTIVI DEL PNRR

    Ma i burocrati Ue, oltre che sul Pnrr, stanno tentando altre frapposizioni. «A volte pare che nei nostri confronti ci sia un atteggiamento che sottende un pregiudizio negativo. E questo dà fastidio, perché il governo sta facendo di tutto e di più per lavorare in sinergia con la Commissione», ha continuato Fidanza.

     

    Questioni che non possono che essere sollevate anche in patria. «La vicenda dello scudo erariale poi è bizzarra, visto che la stessa norma era stata adottata dal governo Conte, per il Covid e dal governo Draghi per il Pnrr», dice il capogruppo di Fdi alla Camera Tommaso Foti. […]  Se è vero che un problema Draghi, per il governo italiano, non c’è, è possibile che in Ue lo «Stato profondo» abbia timore del vento che spira in Ue […]

    MARIO DRAGHI - ROBERTO GAROFOLI - GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI - ROBERTO GAROFOLI - GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI MARIO DRAGHI E GIORGIA MELONI mario draghi giorgia meloni alfredo mantovano mario draghi giorgia meloni alfredo mantovano

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