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    I PM DI ROMA SCOPRONO ALTRI PASTICCI DI SCAFARTO. IELO E PIGNATONE SMONTANO PEZZO PER PEZZO L’INCHIESTA DI WOODCOCK – MA TIZIANO RENZI E CARLO RUSSO RESTANO INDAGATI, COSI’ COME LUCA LOTTI – E ALFREDO ROMEO RIMANE IN CELLA


     
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    Fulvio Fiano e Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

     

    PIGNATONE PIGNATONE

    I falsi del capitano Gianpaolo Scafarto nell' inchiesta Consip non sarebbero limitati ai due episodi già emersi. Altre presunte manipolazioni delle indagini gli sono state contestate nell' interrogatorio di ieri da parte dei magistrati romani. Un faccia a faccia durato quasi cinque ore e al quale, oltre al sostituto Mario Palazzi e all' aggiunto Paolo Ielo, ha partecipato anche il procuratore capo, Giuseppe Pignatone nel corso del quale l' ufficiale, difeso dall' avvocato Giovanni Annunziata avrebbe dichiarato: «Posso aver fatto errori, ma non c' è mai stato dolo».

     

    SCAFARTO SCAFARTO

    Il carabiniere del Noe, che aveva scelto il silenzio nella prima convocazione, pensava di rispondere di due «falsi». E invece gli è stata contestata l' intera costruzione del capitolo 17 della sua informativa ai pubblici ministeri di Napoli, poi trasmessa per competenza a Roma, che riguarda il ruolo di Tiziano Renzi e del faccendiere Carlo Russo, entrambi indagati per traffico di influenze illecite per aver «cercato di favorire l' imprenditore Alfredo Romeo nell' assegnazione degli appalti pubblici».

     

    In particolare il nuovo ascolto delle registrazioni - effettuato dai carabinieri del comando provinciale di Roma coordinati dal generale Antonio De Vita - avrebbe consentito ai magistrati di ricostruire uno scenario ben diverso da quello che era stato prospettato dal Noe.

     

    IELO IELO

    Nella sequenza dei colloqui sarebbero stati effettuati numerosi «copia e incolla» e soprattutto omesse alcune importanti circostanze. Ma le verifiche avrebbero consentito di scoprire una circostanza ancor più clamorosa che riguarda il finto coinvolgimento di un ufficiale dei servizi segreti.

    henry john woodcock henry john woodcock

     

    Nella sua informativa Scarfato scrive: «Nell' ottica di acquisire informazioni sia sulla tipologia di intercettazione che di avere notizie in merito, può essere letto l' appuntamento che il Romeo ha riportato nella sua agenda il 25 marzo 2016, ovvero l' indomani della scoperta del virus spia, con un colonnello dell' Aisi» di cui fa il nome.

     

    In realtà la persona indicata era un collaboratore dello stesso Romeo, ma la scoperta più clamorosa riguarda il fatto che il virus spia era stato installato soltanto in seguito, come l' ufficiale del Noe avrebbe dovuto ben sapere visto che era lui a guidare gli accertamenti per conto del pubblico ministero Henry John Woodcock.

    alfredo romeo1 alfredo romeo1

     

    Una modalità simile a quella che l' ha fatto finire sotto inchiesta circa un mese fa per due «falsi». Il primo è l' intercettazione del 6 dicembre 2016 negli uffici della Romeo Gestioni tra l' imprenditore e il suo collaboratore, l' ex parlamentare Italo Bocchino. Scafarto nella sua informativa ai pm napoletani, trasmessa poi per competenza a Roma, attribuiva a Romeo la frase «Renzi, l' ultima volta che l' ho incontrato».

    LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI LUCA LOTTI E TIZIANO RENZI

     

    La prova, secondo l' ufficiale, del contatto diretto tra l' imprenditore e Tiziano Renzi, il padre dell' allora presidente del consiglio Matteo, indagato di traffico di influenze. In realtà quelle parole erano state pronunciate da Bocchino. Il secondo riguarda l' accusa ai servizi segreti di aver «spiato» l' inchiesta pur sapendo che le verifiche effettuate dai suoi collaboratori avevano escluso questa eventualità.

    CARLO RUSSO CARLO RUSSO

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