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    LE CONSEGUENZE DELLA SICCITA' - I RESTI DI PALAFITTE RISALENTI ALL'ETÀ DEL BRONZO SONO EMERSI DAL FIUME OGLIO A CAUSA DELLA PENURIA D'ACQUA - LE ROVINE ERANO GIÀ COMPARSE NELL'ESTATE DEL 2003, QUANDO LE TEMPERATURE ARRIVARONO A LIVELLI RECORD, MA QUESTA VOLTA LA VISIBILITÀ È ANCORA MIGLIORE VISTO CHE IL LIVELLO DELL'ACQUA È ADDIRITTURA PIÙ BASSO RISPETTO A 19 ANNI FA…


     
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    Lucia Landoni per www.repubblica.it

     

    palafitte dell eta del bronzo emersi dal fiume oglio palafitte dell eta del bronzo emersi dal fiume oglio

    La siccità che tanti problemi sta creando in Lombardia riserva anche grandi sorprese dal punto di vista archeologico e paleontologico: dopo i resti di animali di circa 180mila anni fa rinvenuti nel Po nei mesi scorsi e oggi custoditi al Museo naturalistico paleoantropologico di San Daniele Po (nel Cremonese), è la volta dei resti di un sistema di palafitte risalenti probabilmente all’Età del Bronzo (dal 2300 al 700 a.C.), emersi dal fiume Oglio in secca nella zona tra Canneto sull’Oglio e Calvatone (fra le province di Mantova e Cremona).

     

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    Quelli che a un occhio disattento possono sembrare dei banali paletti di legno infissi nel letto del fiume non sono passati inosservati ai membri del gruppo Klousios – Centro studi e ricerche del Basso Chiese, che si occupa di archeologia di superficie. Dopo la loro segnalazione è intervenuta la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio di Cremona, Lodi e Mantova, che ha subito fatto transennare la zona del ritrovamento in collaborazione con i carabinieri.

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    Attualmente l’area è costantemente pattugliata dalle forze dell’ordine, per evitare che qualche curioso comprometta gli antichi resti prima che gli esperti abbiano modo di completare un’approfondita indagine, necessaria anche per stabilire con precisione la datazione. Per ora è certo che quei resti erano già stati rivelati dalla secca del fiume risalente a un’altra estate di caldo record, ovvero quella del 2003. Stavolta però la visibilità è migliore, perché il livello dell’acqua è addirittura più basso rispetto a 19 anni fa.

     

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    I pali delle palafitte si trovano in un’ansa che con ogni probabilità un tempo era morta, cioè sostanzialmente priva di corrente: questo spiegherebbe anche perché fosse stata scelta per costruire un insediamento abitativo. Informazioni più attendibili in merito potranno essere però fornite solo dalle ricerche della Soprintendenza, che per il momento mantiene il più assoluto riserbo e anzi scoraggia il più possibile la diffusione di notizie relative ai resti.

     

    I curiosi che negli ultimi giorni si sono avvicinati troppo al sito sono già stati segnalati ai carabinieri. I lavori degli esperti dovrebbero concludersi tra un paio di settimane.

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