Monica Perosino per “La Stampa”
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Otto minuti prima della mezzanotte italiana, le 22.52 in Ucraina, il ponte Antonivskyi a Kherson si è illuminato con quelli che, nelle trincee ucraine, sono apparsi come fuochi d'artificio: «Oggi si festeggia!». All'alba è stato chiaro che quello che fino a ieri era una delle principali vie di rifornimento dei russi nei territori occupati del Sud era ormai inutilizzabile.
L'attraversamento sul fiume Dnipro è stato colpito con una raffica di razzi Himars forniti dagli Stati Uniti - secondo i video e le testimonianze erano almeno 18 - che i sistemi di difesa anti-missile russi non sono riusciti a intercettare. L'effetto del raid è una vittoria strategica che, anche se non cambierà drasticamente le sorti della guerra come vorrebbe Kiev, avrà comunque un grande impatto sulla controffensiva ucraina a Sud e ce l'ha già avuto sul morale dei soldati: «Non si può sfuggire alla realtà, gli occupanti dovrebbero imparare a nuotare per attraversare il fiume Dnipro. O dovrebbero lasciare Kherson finché è ancora possibile. Potrebbe non esserci un terzo avvertimento», ha scritto su Twitter il capo dell'ufficio del presidente ucraino, Mykhailo Podolyak.
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Dall'altra parte del ponte, il vice-capo dell'amministrazione nominata dai russi per la regione di Kherson, Kirill Stremousov, ha confermato che l'esercito ucraino ha colpito «con i lanciarazzi multipli Himars» forniti dagli Stati Uniti. Il vice-presidente del consiglio regionale Yuriy Sobolevskyi si è spinto oltre, ha confermato che il ponte Antonivskyi è stato «notevolmente danneggiato», che il traffico è bloccato e che «gli Himers americani non vengono utilizzati dai nazionalisti ucraini ma dagli specialisti statunitensi», ovvero che sono gli americani a sparare direttamente sui russi.
Mettere fuori gioco l'Antonivskyi, già colpito dagli ucraini una settimana fa, è un punto importante per la controffensiva che Kiev porta avanti per recuperare, entro settembre, Kherson e tutti i territori occupati del Sud.
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Il ponte era uno dei due valichi sul fiume Dnipro che la Russia utilizzava per il transito del personale militare e delle attrezzature dalla Crimea e che ora dovranno attraversare il fiume con traghetti e ponti di barche, molto più vulnerabili al fuoco ucraino. È un punto importante a favore di Kiev, per preparare un'operazione su vasta scala, ma non basta. per tagliare completamente i rifornimenti all'esercito russo a Kherson è necessario distruggere non solo il ponte Antonivsky, ma anche la diga della centrale idroelettrica Kakhovskaya.
Tuttavia, le forze armate ucraine avranno bisogno anche dei ponti sul Dnipro per l'ulteriore disoccupazione dei territori, quindi resta da vedere se tutti i valichi saranno distrutti. Mentre a Sud Kiev combatte e esulta, nel Donbass contiene l'avanzata russa, ora lentissima, tanto da far pensare che Mosca abbia perso l'iniziativa nella battaglia per la conquista completa della regione e che nemmeno l'obiettivo minimo della campagna, il controllo completo del Donetsk, possa essere raggiunto a breve.
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Sul fronte del grano, intanto, gli occhi sono puntati su Istanbul, dove ieri ha ufficialment e aperto il centro di coordinamento che traccerà tutti i movimenti delle imbarcazioni in partenza da Odessa, Chornomorsk e Yuhzny per sbloccare una situazione che rischiava di innescare una crisi alimentare globale.
Navi che dovrebbero iniziare la loro spola a stretto giro: «Stiamo preparando la partenza della prima», ha confermato il ministro della Difesa di Erdogan, Hulusi Akar, che ha tagliato il nastro del centro in una sala dove oltre ai rappresentanti dell'Onu sedevano anche le delegazioni di Mosca e Kiev.
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Tutti protagonisti dell'accordo per i corridoi del grano raggiunto la settimana scorsa. Hulusi Akar ha ringraziato in russo, ucraino, turco e inglese chiudendo il discorso inaugurale: «Garantire il trasporto sicuro via mare del grano e di prodotti alimentari simili che saranno esportati» sarà la funzione principale del centro, la cui sede si trova presso l'Università della Difesa di Istanbul, che monitorerà le spedizioni dai tre porti ucraini al centro dell'accordo con della settimana scorsa tra Russia, Ucraina, Turchia e Onu. Un'intesa che mira a sbloccare 25 milioni di tonnellate di cereali ferme da mesi in Ucraina e che rischiano di marcire. L'accordo sarà in vigore per 120 giorni.
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