Ugo Magri per LaStampa.it
Onida Mauro Quagliarello Violante Luciano ViolanteLa novità di maggior peso, che domani allo scoccare di mezzogiorno i «saggi» squaderneranno a Napolitano, consiste in una proposta molto rifinita per aggiustare la Costituzione. Non solo: gli esperti quirinalizi forniranno indicazioni concrete per risolvere il dramma degli esodati e circa il modo di raggranellare risorse per lo sviluppo.
Una riunione dei dieci «facilitatori», l'ultima, è convocata stasera. Servirà a licenziare il testo scritto a più mani. La prima parte, quella sulle riforme istituzionali, è già pronta da ieri mattina. Consta di 23-24 pagine dattiloscritte che Violante, Quagliariello, Onida e Mauro ridurranno a 15 con l'intento lodevole di renderle meglio leggibili, magari non proprio come un giallo appassionante, ma insomma...
Anche l'altra parte del dossier, quella dedicata alla crisi dell'economia, è ormai nero su bianco. Tuttavia la prima stesura è risultata un tantino prolissa, oltre 40 cartelle, con un corpaccione analitico sorretto da gambe propositive un tantino più esili. Cosicché giocoforza Bubbico, Giorgetti, Giovannini, Moavero, Pitruzzella, Rossi (sono gli altri sei «saggi») dovranno rimetterci mano in giornata per sintetizzare, sforbiciare e riequilibrare.
Ora è un documento che pure sulla parte economica ambisce a farsi leggere dai non specialisti. Chi ha potuto sbirciare in anteprima il testo garantisce che non è stato affatto un lavoro inutile. I punti di convergenza tra i «saggi» sono tali e tanti da formare una solida piattaforma programmatica dalla quale il futuro esecutivo profitterà a mani basse, specie nel caso in cui dovesse trattarsi di un «governo del Presidente».
Sul piano economico, non ci si attenda una sconfessione dell'operato di Monti. I critici del rigore, tanto nel Pd quanto nel Pdl, resteranno delusi. La presenza nel Comitato del ministro Moavero, del resto, esclude colpi di scena. Però i «saggi» riconoscono che è tempo di voltare pagina, l'intransigenza nei conti pubblici patrocinata in primis dal ministro Grilli va resa più funzionale alla crescita. C'è dunque un'accelerazione visibile, specie per quanto riguarda i rapporti con Bruxelles. E si indicano le modalità necessarie per soccorrere gli esodati: scelta, essa sì, politicamente di svolta rispetto al governo dei «tecnici».
Nel campo istituzionale, il parto più rilevante si chiama Convenzione. È il cantiere che il Comitato consiglia di mettere in piedi per aggiornare la Carta repubblicana senza demolirla a casaccio. Guarda caso, di Convenzione va parlando da settimane Bersani, suggerendo che a guidarla sia un esponente dell'opposizione. Con una differenza: il segretario Pd è rimasto finora sul generico, laddove i «saggi» vanno al sodo (pur con qualche riserva di Onida, il quale nell'insieme condivide l'impianto). Propongono che i maggiori partiti avanzino un ordine del giorno.
Una volta approvato dal Parlamento, la Convenzione potrebbe mettersi al lavoro. Nel frattempo, di comune intesa, verrebbe varata un'apposita riforma costituzionale per conferire a questo organismo i poteri necessari. Quindi, elaborato il testo della riforma, non sarebbe la Convenzione a metterci il timbro, ma il Parlamento. Nel Perù venne seguita l'altra strada, e finì con una guerra civile: meglio evitare il bis.
Presidenzialismo o no? Quagliariello, a quanto risulta, si è battuto con forza per farlo passare, ma la sua è stata accolta come posizione minoritaria. Prevale la filosofia del premierato. Confermata la riduzione dei deputati (da 630 a 470) e dei senatori, che verrebbero sostituiti in blocco dai rappresentanti regionali.
Gelosamente custoditi, in attesa che li visioni Napolitano, i paragrafi riguardanti magistratura, lotta alla corruzione, conflitto di interessi e intercettazioni: su tutti questi terreni di duello infinito, i «saggi» promettono risposte equilibrate, ragionevoli. Ciascuno ha dovuto cedere qualcosa per ottenere qualcos'altro. Facile scommettere che i «falchi» dei vari schieramenti reagiranno con forza, accusando i «saggi» di intelligenza con il nemico. È destino comune a chi cerca di dialogare.
GIOVANNI PITRUZZELLA DA NAPOLITANO