RIUSCIRÀ SALVINI A RITROVARE LA FORTUNA POLITICA MISTERIOSAMENTE SCOMPARSA? PER NON PERDERE LA…
Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per il “Corriere della Sera”
matteo salvini e umberto bossi
Espellere Umberto Bossi dalla Lega? «Non scherziamo» dice Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, ma soprattutto figlio di quella Varese che è stata quarant’anni fa, proprio per intuizione del Senatùr, la culla del leghismo. «Bossi non si tocca. È il fondatore, colui che ha sempre consentito a tutti noi di svolgere attività politica».
Sembrano parole ultimative, eppure sono le uniche in difesa del fondatore all’indomani dell’annuncio di Matteo Salvini di voler sentire i militanti per decidere quale azione intraprendere nei confronti di chi «iscritto ad un partito ha annunciato ad urne aperte di aver votato per un’altra lista (quella di Forza Italia, ndr). Anzi, da alcune figure vicine all’attuale leader partono attacchi pesanti, inimmaginabili solo qualche anno fa. Alessandro Morelli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, si sente come «un figlio tradito dal padre».
messaggi in difesa di umberto bossi che circola tra i militanti della lega
«Per me Bossi — spiega ad Agorà su RaiTre — era un mito, un leader carismatico. Ho vissuto le sue parole come un grave tradimento». Con un’aggiunta al veleno: «Non vorrei che per le difficoltà che Umberto ha ci sia intorno a lui un cerchio tragico».
Non più tenera un’altra fedelissima salviniana come Susanna Ceccardi (eurodeputata uscente in attesa di sapere se verrà confermata a Bruxelles): «Bossi ha dimostrato di non tenere alla Lega. Aveva la possibilità di votare tanti candidati leghisti, militanti da tempo, e credo che si siano sentiti traditi. Queste parole denotano che sia stato quantomeno mal consigliato».
Il senatore Claudio Borghi usa una metafora calcistica: «Ognuno ha il suo livello di rispetto per una persona che ha fatto veramente tanto ed è il fondatore del partito. Detto questo, poi ci sono tanti modi per fare uscire uno dal campo con i dovuti riguardi».
umberto bossi vota alle elezioni europee 2024
Ma dice la sua sull’argomento anche il generale Roberto Vannacci, neoeletto al Parlamento europeo sotto il simbolo della Lega: «Non ho detto che Bossi è un traditore e non lo direi mai. Ho fatto l’esempio tratto dalla vita personale che se un amico ti volta le spalle si comporta in maniera molto discutibile. Ritengo comunque che le tante polemiche a ridosso del voto abbiano fatto presumibilmente scendere la percentuale alla quale la Lega si sarebbe potuta attestare».
[…] Ma nella Lega il tema espulsioni tiene banco. Perché non c’è solo il fondatore nel mirino. Il deputato milanese Igor Iezzi, commissario della Lega Nord, fa un altro nome. «Il problema non è l’espulsione di Bossi. È Paolo Grimoldi (ex segretario della Lega lombarda, ndr) che va espulso, non per quello che ha detto su Bossi ma perché da due mesi pubblica post contro la Lega, alcuni al limite della denuncia penale».
matteo salvini susanna ceccardi
Il diretto interessato replica: «Ma non sono io che ho detto: “Voto Reguzzoni”». E rilancia: «Al di là della reazione alle dichiarazioni di Umberto Bossi, ci siamo chiesti almeno per un istante il perché? Forse perché non parliamo più di partite Iva, di tasse, di residuo fiscale, di burocrazia, di imprese e lavoratori, di pensioni dei lavoratori che hanno versato i contributi? Quello che era il sindacato del territorio, evidentemente, è venuto meno».
Negli ambienti leghisti circolano altri nomi di «reprobi», specie in Veneto dove è recente l’espulsione del parlamentare europeo uscente Gianantonio Da Re. Tra i meno allineati c’è l’assessore regionale Roberto Marcato, più volte autore di uscite forti ed ora tra i più preoccupati per le sorti della Lega in Veneto e, soprattutto, del destino, che appare segnato, della presidenza leghista della Regione.
SIAMO UOMINI O CAPORALI - MEME BY MACONDO
I risultati delle Europee hanno confermato, rendendolo anzi ancora più profondo, il ribaltamento dei rapporti di forza con Fratelli d’Italia, partito alleato ormai senza più riguardi nel rivendicare la poltrona che tra un anno (ma forse la scadenza slitterà per le Olimpiadi invernali) Luca Zaia dovrà lasciare. Nella terra di San Marco le fibrillazioni sono forti. Una mano dura dei vertici del partito nei confronti dei «dissidenti» rischia di infiammare il clima.
ROBERTO VANNACCI MATTEO SALVINILUCA ZAIA MATTEO SALVINImatteo salvini umberto bossi
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