Ilaria Carra per milano.repubblica.it - Estratti
monia bortolotti
Medici e infermieri dell’ospedale di Bergamo si erano sì accorti della «sua grossa insofferenza», manifestata verso i figli ed espressa in più di un’occasione. E di questa forma di rifiuto della maternità Monia Bortolotti ha dato tanti segnali, prima di quel terribile doppio infanticidio per cui adesso è stata arrestata. Alcuni più espliciti, altri meno. Dalla sua fragilità passata a quella più attuale. Anche rivolta verso se stessa.
Tra gli indizi più chiari ci sono quelli che la portano in ospedale al papa Giovanni XXIII, oltre un mese ad assistere il suo secondogenito Mattia, che il 14 settembre 2022 viene soccorso a casa da un’ambulanza chiamata da lei. Il bimbo sta soffocando, «un’apnea dopo la poppata» dice la mamma ai medici, una stretta volutamente troppo forte, invece, per gli investigatori.
MIA BORTOLOTTI FIGLI
Una delle tante. Perché anche nel reparto di patologia neonatale, quando Mattia entra che ha 19 giorni, la sua incapacità di gestire il bambino e di sopportare il suo pianto - indicata dagli inquirenti come movente dei due presunti omicidi, di Mattia, 58 giorni, e un anno prima di Alice, due mesi - emerge chiaramente. Dopo qualche giorno a stretto contatto lei e il bimbo, il suo disagio esce. E un giorno capita che sia un’infermiera a correre, perché il piccolo piange e all’ultimo le deve togliere Mattia dal petto mentre la mamma lo sta stringendo troppo forte, quasi a non farlo respirare più. Incapace di gestire lo stress che i figli comportano, per chi indaga, quando, secondo il gip, non sarebbe statara sottoposta a stress diversi da quelli di tutte le madri con figli neonati.
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MIA BORTOLOTTI CON I FIGLI
Tutta la famiglia sapeva della sua fatica a gestire e sopportare i suoi figli, specialmente Mattia. E sapeva anche della sua insofferenza mostrata prima che nascesse il piccolo, quando era ancora in grembo e l’autolesionismo della mamma era rivolto proprio lì, in quella parte del corpo. Con le testimonianze dei famigliari su questi gesti che sono agli atti di indagine. Il compagno non si fidava più a lasciarla da sola con Mattia. Anche seguendo quanto indicato alle dimissioni dagli esperti, non la lasciavano mai da sola in famiglia. Il compagno Cristian la portava sempre dai nonni paterni quando doveva andare al lavoro al colorificio.
Ma quella mattina del 25 ottobre 2022, otto giorni dopo le dimissioni dall’ospedale, Monia dice una bugia. Deve andare dallo psicologo al Cps e al compagno dice di stare tranquillo, lo rassicura che la porterà un’amica. Di cui, però, non c’è mai stata traccia, né un messaggio, né una telefonata. Succede che si trova da sola, per la prima volta dopo il lungo ricovero, lei e il suo bambino Mattia, che quella mattina muore soffocato. «Per asfissia meccanica» dirà l’autopsia.
MIA BORTOLOTTI
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