Francesca Musacchio per Il Tempo
MANIFESTAZIONE DI DONNE IN BURQA A LONDRA CONTRO L ALCOOL E PRO SHARIA
La prima volta sono state notate davanti all'ufficio immigrazione di Bruxelles, nei mesi precedenti all'attentato. Poi in qualche centro di accoglienza. Si aggiravano tra i profughi in attesa di essere fermate. Il loro scopo era quello di fare propaganda e intercettare i «fratelli» arrivati dalla Siria. Il segno di riconoscimento erano i calzini bianchi, portati sotto il burqa nero. A distanza di due mesi dagli attacchi che hanno sconvolto il Belgio, l'intelligence locale cerca le «vedove dei mujaheddin».
Le segnalazioni sono arrivate da operatori e volontari che nei giorni dell'assedio da parte dei richiedenti asilo, alla Gare du Nord, hanno notato le strane signore musulmane. Qualcuno tra i siriani presenti le ha indicate a chi prestava assistenza, spiegando che andavano in cerca degli jihadisti arrivati dallo Stato islamico.
BURQA
Presenze oscure e inquietanti, sulle quali adesso anche l'Italia potrebbe puntare il faro per capire se si aggirano anche tra i luoghi in cui si ritrovano gli immigrati che sbarcano sulle nostre coste. Stando a quanto rivelano fonti de «Il Tempo», sono le donne dei martiri o di coloro che sono morti combattendo il jihad.
Molte sarebbero arrivate con le precedenti ondate migratorie e vivono stabilmente in Europa. Il loro compito è quello di portare avanti l'opera iniziata dai mariti, offrendo supporto ai nuovi mujaheddin e continuando la propaganda. «Alcuni profughi ci hanno riferito che una volta arrivati in Belgio, tra di loro hanno riconosciuto i volti di estremisti già visti in patria» spiega una fonte.
BURQA
L'intelligence belga, dopo il duro colpo subito con gli attentati del 22 marzo corso, ora starebbe lavorando per identificare le pericolose vedove che si aggirano per il Paese. Non è escluso, infatti, che nella rete di appoggio utilizzata dal gruppo che ha progettato e compiuto gli attacchi possano esserci state anche alcune di loro. Del resto il ruolo delle donne radicalizzate all'interno del jihad è stato evidenziato già nei mesi scorsi nella Relazione dei nostri servizi segreti, presentata al Parlamento.
Bruxelles- nuova operazione di polizia a Schaerbeek
In un passaggio si legge: «La presenza di donne nel terrorismo di matrice jihadista ha conosciuto una rapida espansione in concomitanza con l’affermarsi del Daesh, come dimostrato dal crescente numero di aspiranti mujahidat europee, per lo più giovani e di varia estrazione sociale, che tentano di raggiungere il teatro siro-iracheno. Il loro compito principale è quello di essere mogli e madri dei mujaheddin: a questo fine, scopo del viaggio è solitamente il ricongiungimento con il proprio coniuge già sul fronte o l’unione con un militante conosciuto anche via internet nel jihad al nikah («matrimonio per il jihad«), in adesione ai proclami del Daesh nei quali si esortano le musulmane a contribuire al popolamento del Califfato e ad "allevare" le nuove generazioni, nonché a sostenere il morale dei combattenti».
le strdae di bruxelles piene di polizia
Tuttavia, continua il documento, «non mancano casi di estremiste impegnate in attività di proselitismo e reclutamento (soprattutto on-line, ove esisterebbero dei circuiti ad "esclusivo" ambito femminile), di supporto logistico (ad esempio, trasportando denaro) e di natura operativa».