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    COSA BOLLORÉ IN PENTOLA? IL MAGNATE BRETONE AL “FINANCIAL TIMES” SMENTISCE CHI LO ACCUSA DI ESSERE ENTRATO IN TELECOM SOLO PER UNA SPECULAZIONE FINANZIARIA: “NON VOGLIAMO VENDERE MA RESTARCI A LUNGO” - L’ALLEANZA CON MEDIASET SLITTA ALL’AUTUNNO


     
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    Giovanni Pons per “la Repubblica”

     

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    «Noi non vogliamo vendere, siamo felici in Italia in qualità di investitori di lungo termine ». Nella sua prima intervista dall' ingresso di Vivendi nel capitale di Telecom Italia, avvenuto circa un anno fa, rilasciata al Financial Times, Vincent Bolloré ripete il mantra degli ultimi dodici mesi. Vivendi è diventata il primo socio di Telecom con il 24,5% non in chiave opportunistica, ma per restare a lungo.

     

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    Tuttavia ci sarà un motivo gli investitori anglosassoni continuano a rivolgergli la stessa domanda: se Telecom finisse al centro del risiko delle tlc europee quella quota potrebbe essere facilmente monetizzata realizzando una plusvalenza come il finanziere bretone (lui non ama questa definizione) ha già fatto in diverse occasioni. Alla fine degli anni '90 con il gruppo Bouygues (210 milioni di dollari il profitto) e più recentemente con la britannica Aegis (450 milioni di euro di plusvalenza).

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    È normale, dunque, che il mercato si chieda quale Bolloré è calato da Oltralpe: l'investitore di lungo termine o il tattico di breve periodo, come si chiede anche il quotidiano inglese. Soprattutto il mercato fa fatica a capire la strategia che sta mettendo in campo il colosso Vivendi, uscito dalle tlc con una campagna di dismissioni da 35 miliardi.

     

    «L' idea è quella di distribuire i contenuti attraverso una galassia di rapporti con le telcos», ha ripetuto Bolloré. Ed è proprio con questa ottica che Vivendi è rientrata in Telecom con un investimento da 3 miliardi su un totale di 4 spesi finora. «Noi siamo nelle telecomunicazioni ma ciò è complementare ai contenuti - ha cercato di spiegare Bolloré all' Ft -. Non vogliamo essere un operatore. Non vogliamo, industrialmente parlando, gestire una società di telecomunicazioni. Noi gestiamo i contenuti, non vogliamo gestire Telecom Italia e non lo faremo mai».

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    Per la verità la mano del gruppo francese sulla società italiana si è sentita parecchio negli ultimi tempi, chiedere a Marco Patuano per sapere. Forse spaventato dell' incursione settembrina del rivale francese Xavier Niel nel capitale di Telecom, Bolloré in pochi mesi ha conquistato quattro posti nel cda e poi ha piazzato, seguendo i consigli di Mediobanca, Flavio Cattaneo alla guida operativa del gruppo italiano. Dunque appare quantomeno strano sostenere che Vivendi non vuole gestire Telecom Italia.

     

    VINCENT BOLLORE VINCENT BOLLORE

    Certo finora non ha messo un francese nè alla presidenza nè come ceo, ma Arnaud de Puyfontaine è vicepresidente e i quattro francesi più Tarak Ben Ammar, che è presente anche nel board di Vivendi, hanno un' influenza assai rilevante nel governo dell' azienda italiana.

     

    È vero, però, che le sinergie tra Vivendi e Telecom, dal punto di vista industriale devono ancora materializzarsi. E forse è per questo che gli analisti vedono la campagna d' Italia essenzialmente come una mega speculazione finanziaria. Probabilmente qualcosa di più si vedrà in autunno, quando una volta completata l' alleanza con Mediaset potranno partire le offerte commerciali congiunte.

    FLAVIO CATTANEO FLAVIO CATTANEO

     

    Secondo Bolloré la presenza in Telecom ha aiutato anche «a sviluppare relazioni privilegiate », come nel caso dell' accordo con Mediaset. Ma finora non ha molto aiutato a creare un clima di fiducia con l' esecutivo di Matteo Renzi, che ha sponsorizzato la discesa in campo di Enel per la creazione di una nuova rete a banda larga, in diretta concorrenza con Telecom.

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