IL TWEET DI IACOBONI SULLA NORMA CHE MODIFICA LA LEGGE SUI SERVIZI SEGRETI
Carlo Tarallo per la Verità
Il M5s è una barchetta a vela che naviga nell'oceano in tempesta, mentre a bordo i marinai si azzuffano l'uno con l'altro. L'onda definitiva, quella che potrebbe rovesciare la barca, regionali a parte, è in arrivo: il Senato dovrà presto esaminare il decreto che proroga l'emergenza coronavirus fino al prossimo 15 ottobre, approvato dalla Camera con il voto di fiducia.
conte vecchione
Quel decreto contiene anche la modifica delle norme che disciplinano la nomina dei vertici dei servizi segreti, argomento che provocò la rivolta di 50 parlamentari del M5s, costringendo Giuseppi Conte, appunto, a mettere la fiducia. Ma a Palazzo Madama è allarme rosso: i senatori del M5s sono letteralmente sul piede di guerra, e non accetteranno in alcun modo un altro voto di fiducia.
giuseppe conte raffaele volpi
Non solo: i servizi segreti sono una vera e propria spina nel fianco di Conte che, come anticipato dalla Verità, il prossimo 22 settembre, 24 ore dopo le elezioni regionali e il referendum, dovrà riferire davanti al Copasir, il Comitato per la sicurezza della Repubblica, organismo di controllo sulla nostra intelligence.«Stavolta», rivela alla Verità una fonte di primissimo piano del M5s, «nessuno può scommettere sulla tenuta del gruppo al Senato.
I senatori sono infuriati, soprattutto con Vito Crimi, che non riesce a dare una indicazione precisa su nulla, ma anche con Conte. La sensazione è che il premier sia completamente nelle mani del Pd, e che anche la norma sui servizi sia almeno in parte farina del sacco del Nazareno».Tutti contro tutti, nel M5s, ma soprattutto tutti contro Crimi e Luigi Di Maio.
DAVIDE CASALEGGIO LUIGI DI MAIO VITO CRIMI
Il ministro degli Esteri, secondo molti big pentastellati, culla ancora il sogno di diventare presidente del Consiglio, soprattutto dopo che, qualche settimana fa, ha incontrato alla Farnesina il ministro Pd Dario Franceschini. Durante quel colloquio, Franceschini avrebbe lasciato credere a Di Maio che la possibilità di un suo approdo a Palazzo Chigi sia concreta.
Tutto ciò, mentre Beppe Grillo lavora invece per rinsaldare l'alleanza di governo con il Pd e per tenere Conte al riparo dalle guerre interne al M5s. «Io e Grillo», dice Di Maio a Sky Tg24, «siamo abbastanza in sintonia». Quell'«abbastanza» dice tutto: in realtà Di Maio è costretto a digerire la volontà di Grillo di blindare Conte.
luigi di maio vito crimi
E con Casaleggio? «È chiaro ed evidente», risponde Di Maio, «che in questo momento che il Movimento ha visioni differenti al proprio interno, però vogliamo tutti bene al Movimento e abbiamo bisogno di tutti. Lavoriamo in quella direzione». La rottura con Davide Casaleggio è ormai insanabile: come abbiamo riferito ieri, anche la separazione tra il M5s e la piattaforma Rousseau è ormai solo questione di tempo: ci si chiede come verrà risolta la questione dei dati in possesso della piattaforma.
Un follower su Facebook chiede a Alessandro Di Battista, grande alleato di Casaleggio insieme a Paola Taverna, se ritiene che il M5s abbia «tradito il povero Casaleggio che si starà rivoltando nella tomba». «Io rispondo per le mie azioni. Non per quelle altrui», risponde Di Battista. Il clima è esacerbato.
crimi raggi
Vito Crimi è sotto assedio: i firmatari del documento di «Parole guerriere», correntone del M5s del quale fanno parte Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari Costituzionali della Camera, e Carlo Sibilia, sottosegretario all'Interno, ha scritto al reggente una lettera aperta per chiedere, tra le altre cose, un confronto interno al movimento prima del 22 settembre.
alessandro di battista in iran 10
Niente da fare. «Subito dopo le elezioni regionali», risponde Crimi, «e il referendum ci sarà il percorso degli Stati Generali, sul farli in presenza vedo una difficoltà. Pensiamo intanto al referendum». «Il giorno dopo le elezioni», dice Di Maio, «dobbiamo metterci subito al lavoro per una leadership forte, che non vuole dire il leader, ma vuol dire una governance. È chiaro ed evidente che abbiamo bisogno di un gruppo di gestione, di controllo e che porta avanti il Movimento nella maniera il più possibile partecipata, però che prenda decisioni legittimate. Affinché queste decisioni siano legittime», aggiunge Di Maio, «devono essere legittimate da un voto, quindi dobbiamo eleggere il nostro gruppo di persone che porterà avanti il Movimento, darci dei nuovi obiettivi e andare avanti e correre».
GIUSEPPE CONTE LUCIA AZZOLINA PAOLA DE MICHELI
Il ministro degli Esteri non vuole un capo politico ma un organo collegiale. Intanto, dopo il tracollo delle regionali, via libera al rimpasto: i ministri grillini in bilico sono Lucia Azzolina (Scuola), Stefano Patuanelli (Sviluppo economico), Nunzia Catalfo (Lavoro), Federico D'Incà (Rapporti col parlamento), ma se la disfatta sarà una catastrofe, nessuno potrà dirsi al sicuro.