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    ANCHE I SIMPSON SONO DIVENTATI CONFORMISTI – LA SERIE ANIMATA COMPIE 30 ANNI NELL’INDIFFERENZA GENERALE: CERTO, TRA RIMOZIONE DELLE PAROLE SBAGLIATE E DI PERSONAGGI COSTRUITI SUI LUOGHI COMUNI COME APU, LA DISSACRAZIONE DELLE ORIGINI È UN MITO LONTANO. ANCHE LORO HANNO CEDUTO ALLA CORRETTEZZA A OGNI COSTO – VIDEO: L'EPISODIO CON MICHAEL JACKSON CANCELLATO DOPO L'USCITA DI "LEAVING NEVERLAND"


     
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    Renato Franco per il “Corriere della Sera”

     

    cervello homer simpson cervello homer simpson

    Nasci incendiario, muori pompiere. La parabola di molti ribelli che diventati adulti finiscono remissivi e integrati al sistema rischia di diventare la traiettoria creativa dei Simpson, schiacciati dal politicamente corretto e dal conformismo neopuritano che riduce tutto a un pensiero unico che inaridisce la libertà espressiva.

     

    I Simpson festeggiano i 30 anni - su Fox+1 da domani un canale dedicato ai migliori episodi; su Italia 1 in autunno la 30ª stagione - ma forse c' è poco da celebrare perché anche la più prospera spinta propulsiva alla fine sfiorisce in una recessione creativa.

    la famiglia simpson la famiglia simpson

     

    Creati a immagine e somiglianza della sua stessa famiglia da Matt Groening («dare a Bart il mio nome sarebbe stato troppo ovvio»), i Simpson sono la rappresentazione deformata e dunque ancora più reale della famiglia media americana: nel paradosso dei singoli caratteri si coglie l' essenza (bassa) dell' animo umano.

     

    homer simpson homer simpson

    Anarchica, dissacrante, politicamente scorretta, corrosiva: è sempre stata questa la forza della serie, non fare sconti a nessuno, a partire dal capobranco wasp Homer - inetto come pochi - che era il lasciapassare per ironizzare su tutto e tutti, per fare sarcasmo su stereotipi razziali, religiosi, di genere, senza essere accusati di pregiudizi.

     

    i simpson i simpson

    Ma anni di politicamente corretto hanno lavorato sotto traccia, così nella società dell' indignazione a misura di social si sono rimosse le parole «sbagliate», si sono messi all' indice termini scorretti e gli stereotipi sono diventati degni di caccia alle streghe. Sono lontani i tempi in cui Matt Groening poteva andare fiero di rivendicare che «ogni puntata fa arrabbiare qualcuno e questo mi rende felice».

    apu apu

     

    Ora non più, colpa del tempo che passa e della società che cambia. I Simpson sono rimasti ancorati a un tempo che non c' è più, prototipo di una famiglia in via di estinzione: i rapporti sentimentali sono sempre più liquidi, ma la famiglia Simpson resiste graniticamente unita, al di là del fatto che in un episodio si sia celebrato il divorzio tra Marge e Homer («il matrimonio è una bara e ogni figlio è un chiodo in più»).

     

    smithers ama burns da ventisette anni smithers ama burns da ventisette anni MICHEAL JACKSON SIMPSON MICHEAL JACKSON SIMPSON

    Altre crepe sono ben più profonde. Il caso Apu è emblematico, fatto secco da un colpo ben assestato di politicamente corretto. Il gestore indiano del Jet Market di Springfield aperto h 24, un marcato accento che tradisce le sue origini, cavalcava i luoghi comuni. E per questo è finito sotto accusa. Sull' onda della polemica montante, Groening ha provato a difendersi: «Qualcosa che quando iniziò decenni fa era apprezzato e considerato non offensivo, ora è ritenuto politicamente scorretto. Cosa ci possiamo fare?». La risposta è stata una sconfitta, perché Apu è stato cancellato e rimarrà vivo solo nell' empireo dei ricordi indù.

     

    MICHEAL JACKSON SIMPSON 1 MICHEAL JACKSON SIMPSON 1

    Anche Michael Jackson è stato bruciato sull' altare della correttezza a ogni costo. Dopo l' uscita del documentario Leaving Neverland sui presunti abusi sessuali della popstar, l' episodio in cui il cantante era protagonista è stato cancellato. Uno dei produttori, James L. Brooks, ha dato una spiegazione che non convince fino in fondo: «Sono contro i roghi di libri di qualsiasi tipo, ma trattandosi di un nostro libro abbiamo il permesso di tirar fuori un capitolo». Dimenticando la legge base della satira: un comico, tanto più un cartone animato, non deve mai essere preso sul serio e non deve diventare autorevole. Se lo diventa il problema è di chi guarda.

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