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"La questione Forza Nuova è all'attenzione nostra ma anche a quella dei magistrati che stanno continuando le indagini e formalizzando le loro conclusioni. Ora a questo punto noi stiamo riflettendo". Lo dice il premier Mario Draghi in conferenza stampa al termine del G20 sull'Afghanistan. Prima di rispondere piccola gag con il giornalista che ha fatto la domanda: “Presidente, è inevitabile parlare...”. “No, è evitabile invece – dice in maniera ironica -. Comunque parliamone pure”.
DRAGHI
Marco Galluzzo per corriere.it
Il tono e le parole diplomatiche di Mario Draghi non cancellano quella che è comunque una notizia. Sia Putin che Xi Jinping non hanno partecipato al vertice straordinario sull’Afghanistan organizzato dall’Italia.
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«Che io sappia», dice in conferenza stampa il presidente del Consiglio, l’assenza «non era dovuta» a «motivi particolari di politica estera». Draghi aggiunge di essersi sentito con il capo del Cremlino pochi giorni fa, sottolinea che entrambi gli Stati (con il viceministro degli Esteri russo e il capo della diplomazia cinese) hanno pienamente partecipato ai lavori del summit, eppure resta la sensazione che qualcosa è andato storto: forse la presenza di Joe Biden, gli attriti geopolitici fra Mosca e Pechino da una parte, Washington dall’altra, anche sul tema del ritiro precipitoso dal Paese dei talebani.
Di sicuro per l’Italia è stato un successo diplomatico se si guarda agli aspetti pragmatici e ai dati di fatto. Mario Draghi lo vuole sottolineare, «si è ripreso atto dopo un po’ di tempo che solo un approccio multilaterale è efficace in situazioni tanto delicate».
Eppure nello staff del premier si era partiti con altre ambizioni, si era lavorato per settimane ad un testo scritto, una dichiarazione da far condividere ai 20 leader. Non ci si è riusciti, il summit è stato utilissimo come dice il capo del governo, ma non ha preso impegni cogenti. Forse anche per quelle assenze, di Mosca e Pechino, che comunque pesano sulla giornata.
Mario Draghi
Durante la conferenza stampa, Draghi ha spiegato che «affrontare la crisi umanitaria» in Afghanistan «richiederà contatti con i talebani: ma questo non significa un loro riconoscimento. Bisogna prendere atto che sono stati giudicati per ciò che hanno fatto, non per ciò che hanno detto».
«La prima risposta contro il terrorismo è la cooperazione», ha continuato Draghi, che al termine della conferenza stampa ha parlato anche dello scioglimento di Forza Nuova. «Non so quale sia la natura esatta del rapporto tra il governo talebano e l’Isis. L’impressione è che non siano veramente tanto amici, ricordiamo tra l’altro la bomba alla moschea, i talebani non hanno certamente gradito. Molte considerazioni ci suggeriscono che dovremo capire meglio cosa sta succedendo».
Come ha spiegato sul Corriere Lorenzo Cremonesi, le componenti più moderate dei talebani vorrebbero rispettare gli accordi raggiunti con gli americani a Doha, per cui l’Afghanistan non tornerà ad ospitare le basi dell’estremismo jihadista, come invece accadeva sino a due decenni fa. Ma le correnti più radicali mantengono tutt’ora stretti legami con Isis.
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