Estratto dell’articolo di Caterina Soffici per “La Stampa”
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In Afghanistan tornano a lapidare le adultere in pubblico. Un annuncio shock, ma non troppo, per chi segue l'evoluzione, o meglio l'involuzione, del potere dopo il ritorno dei Talebani nell'agosto 2021, quando l'ultimo soldato americano ha lasciato il Paese dopo 20 anni di "occupazione" per riportare la "democrazia".
Metto tutto tra virgolette e ci sarebbero tanti discorsi da fare al proposito, ma ne faremo solo uno e riguarda appunto le donne. Perché è sul corpo delle donne che si combatte questa battaglia?
Hibatullah Akhundzada - LEADER SUPREMO TALEBANI
L'annuncio è stato fatto alla tv pubblica dal mullah Hibatullah Akhundzada, leader supremo dei Talebani. Ha detto: «Fustigheremo le donne che hanno commesso adulterio. Le lapideremo in pubblico. Potete chiamarla violazione dei diritti delle donne, perché è in conflitto con i vostri principi democratici. Ma io rappresento Allah e voi rappresentate Satana». È un discorso chiaro, ha un mittente e un destinatario, che è appunto l'Occidente.
La mossa, in sostanza, è la continuazione della lotta dei Talebani contro l'influenza occidentale, una battaglia condotta sul corpo delle donne, che sono l'elemento più debole del sistema, le vittime designate perché la donna libera all'uomo retrivo fa paura (e l'estremismo islamico è questo).
In tutti i regimi teocratici, in nome di Allah o di altro dio poco importa, si sottomettono le donne, le si velano, le si nascondono, si puniscono e si condannano le adultere, perché l'adulterio è una violazione dell'autorità dell'uomo, dell'onore e della dignità della famiglia.
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[…] Da quanto sono tornati al potere i Talebani hanno abolito la Costituzione afghana sostenuta dall'Occidente e imposto la loro versione integralista e forsennata della sharia, la legge islamica, e le restrizioni della libertà si sono abbattute sul capo dei 14 milioni di donne afghane, considerate come propaggini e proprietà dei maschi della famiglia, buone e utili per scopi sessuali e per procreare. I diritti e le protezioni sono stati praticamente smantellati.
Ormai le donne vivono come recluse in casa, non possono proseguire gli studi dopo l'istruzione dell'obbligo, né fare lavori fuori di casa, neppure lavare i panni nelle fontane in luogo pubblico. In pratica non possono uscire di casa se non accompagnate da un maschio parente stretto, e neppure affacciarsi alle finestre, che devono essere oscurate per evitare che occhi estranei si posino sul corpo di donne di proprietà altrui.
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Sono in pratica delle schiave, ancelle perfette ispiratrici di romanzi di Margaret Atwood (vedasi "Il Racconto dell'ancella", dove le giovani donne sono schiave e fattrici), con la non banale differenza che qui siamo nella realtà e non nella distopia.
Giorni fa, proprio su queste colonne, raccontavamo del canto di protesta delle due sorelle sotto il burqa, divenute virali sui social […]
Ma è poco e hanno ragione gli attivisti e gruppi per i diritti delle donne afghane a denunciare che tutto ciò avviene sotto gli occhi indifferenti dell'Occidente. È vero che di questi tempi abbiamo altre e più vicine grane a cui pensare, ma è sempre miope guardare il mondo a pezzetti. […]
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