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    ALLELUJA: NON DOBBIAMO PIU’ FARCI TRAPANARE IL CERVELLO! - I TAMPONI SALIVARI SONO PIÙ SENSIBILI DI QUELLI NASO-FARINGEO, SOPRATTUTTO NEI SOGGETTI ASINTOMATICI E IN CHI HA UNA FORMA LIEVE DI COVID-19 - SONO EFFICACI NEL 98% DEI CASI ANCHE PERCHÈ IL PRIMO LUOGO DOVE IL VIRUS ATTECCHISCE È IL CAVO ORALE, SOLO A DISTANZA DI TEMPO SI RITROVA ANCHE A LIVELLO NASALE - LO STUDIO DELL’UNIVERSITÀ DI SINGAPORE PUBBLICATO SU “NATURE”


     
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    Irma D’Aria per www.lastampa.it

     

    Ed ecco il colpo di scena: il test salivare, negletto, dai più considerato un "meglio che niente" si rivela a sorpresa non solo più facile e meno invasivo ma - ed è questa la novità -  più sensibile del tampone naso-faringeo. Soprattutto nei soggetti asintomatici e in chi ha una forma lieve di Covid-19.

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    L’ultimo studio arriva dall’Università di Singapore ed è stato appena pubblicato su Nature. In Italia si usa da tempo in via sperimentale ma i risultati dell'università di Padova da soli basterebbero a dare il via ad un loro impiego su larga scala. Tutti i dipendenti con risultati positivi alla saliva, infatti, sono stati sottoposti entro 24 ore al tampone nasofaringeo, e i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi.

     

    Lo studio

    I ricercatori dell’Università di Singapore hanno reclutato 200 lavoratori migranti di cui 149 da un dormitorio pubblico e 51 in una struttura assistenziale in cui alloggiavano soggetti positivi al Covid19 che, però, non necessitavano di cure ospedaliere, ma solo di isolamento e controlli medici. Tra i 149 migranti del dormitorio, 45 avevano già una malattia respiratoria acuta e 104 erano asintomatici (ma in stretto contatto con soggetti positivi).

     

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    Per la raccolta di campioni, ai partecipanti è stato chiesto di inclinare leggermente la testa all'indietro, schiarirsi la gola e il naso e poi sputare la saliva in una provetta. I campioni sono stati analizzati con la metodica del PCR e anche con il sequenziamento di nuova generazione (NGS) per una ulteriore conferma. I test salivari sono risultati positivi nel 62% dei casi contro il 44,5% di quelli naso-faringei e il 37,7% di quelli nasali auto-somministrati.

     

    Risultati che fanno sperare nella possibilità di poter avere a breve la disponibilità di questi test molto più pratici: “Questo studio - spiega Paolo D’Ancona, epidemiologo dell’Istituto Superiore di Sanità - fornisce nuove evidenze sul fatto che la saliva è un’ottima alternativa se non addirittura una scelta migliore rispetto ai campioni raccolti con tamponi nasofaringei che sono sicuramente più scomodi e fastidiosi.

     

     Ma la cosa più importante è che - almeno in base ai dati raccolti in questo studio - la saliva ha mostrato di avere una sensibilità maggiore soprattutto sugli asintomatici e sui soggetti che hanno preso l’infezione in forma lieve”.  Qualche limite la ricerca di Singapore ce l’ha: “In primo luogo - precisa D’Ancona - si tratta di una popolazione di giovani adulti che non sono rappresentativi di tutta la popolazione e poi bisogna tener conto del fatto che la saliva è una bio-miscela complessa e la sua composizione varia in base al ‘sito’ e alla modalità di prelievo, ecco perché bisogna standardizzare il metodo di raccolta e l’esecuzione del test”.

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    Intanto, da Padova arrivano altre conferme da uno studio pubblicato dalla International Federation of Clinical Chemistry and Laboratory Medicine, organizzazione mondiale che promuove l’eccellenza nella medicina di laboratorio per una migliore assistenza sanitaria a livello internazionale.

     

    Qui - tra ottobre e dicembre 2020 - 5579 dipendenti dell’Università hanno aderito alla sperimentazione (tasso di adesione 86%), per un totale di 19.850 campioni salivari che sono stati valutati con tecnica molecolare (rRT-PCR) per Sars-Cov-2.

     

    A differenza della sperimentazione di Singapore, nello studio italiano la saliva è stata auto-raccolta tramite una provetta che contiene un batuffolo di cotone che viene masticato per almeno un minuto al mattino prima di far colazione. Un metodo decisamente più semplice e meno fastidioso.

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    “Il programma basato sull'auto-raccolta di campioni salivari e test molecolare - spiega Mario Plebani, direttore del Dipartimento interaziendale di Medicina di Laboratorio dell’Azienda Ospedale-Università di Padova che ha coordinato la sperimentazione - si è rivelato uno strumento affidabile, ben accettato ed efficace per individuare Sars-CoV-2 in soggetti asintomatici.

     

    La raccolta effettuata dai ricercatori di Singapore - continua Plebani - è meno affidabile perché non è standardizzabile e dipende da tanti fattori soggettivi. Oltretutto, c’è la possibilità di contagiare l’ambiente e le persone che sono vicine mentre lo stantuffo da masticare è più sicuro”. Questo metodo, oltre a consentire l’immediato tracciamento e contenimento dei contatti, ha evitato un'ulteriore diffusione di virus nella comunità, creando così un'isola protetta”. Infatti, con questa strategia è stato possibile identificare altri tre dipendenti positivi, che sono stati immediatamente isolati, impedendo così lo svilupparsi di focolai all’interno dell'Università.

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    Concordanza del 98%

    Nell’arco di tre mesi, sono stati identificati 62 campioni positivi, con una frequenza dello 0,31%. Tutti i dipendenti con risultati positivi alla saliva sono stati sottoposti entro 24 ore al tampone nasofaringeo: i test hanno avuto una concordanza nel 98% dei casi. Il paziente con test salivare positivo ma nasofaringeo negativo presentava una bassa carica virale. “Lo studio - spiega Plebani - ha dimostrato come la saliva auto-raccolta permetta di superare il collo di bottiglia legato alla raccolta di campione nasofaringeo, procedura più invasiva e indaginosa, mantenendo l'accuratezza diagnostica”.

     

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    Ma perché il tampone salivare è più sensibile? “Perchè il primo luogo dove il virus attecchisce - risponde Plebani - è il cavo orale. Solo a distanza di tempo si ritrova anche a livello nasale. Questo significa che con il salivare c’è la possibilità di rilevare il virus anche quando la carica virale è bassa, cioè proprio quando è importante rilevarla per fare un buon programma di sorveglianza e prevenzione”.

     

    Dal laboratorio alla pratica clinica

    Insomma, i risultati in laboratorio e sul campo ci sono. Ma allora perché i tamponi salivari ancora non sono stati ‘sdoganati’? Mancano ancora le autorizzazioni istituzionali mentre in Francia, per esempio, si utilizzano già da tempo e il Ministero della salute ha annunciato che da domani saranno effettuati 300mila test salivari a settimana con priorità per i bambini e gli studenti.

     

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    Intanto, si studia ancora per velocizzarli perché anche i salivari vengono analizzati con la metodica del Pcr (quella del test molecolare): “Stiamo valutando anche un metodo antigenico ad alta sensibilità che può darci il risultato di 100 campioni in un’ora”, annuncia a Salute il professor Plebani. “Quindi, se dovessero accettare almeno per una parte di comunità di passare ai test salivari saremo in grado anche di sostenere lo sforzo e garantire numeri più alti”.

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