Da sport.sky.it
cottarelli
Avanza il progetto Interspac presieduto dall'ex direttore del Fondo monetario internazionale, Carlo Cottarelli. A margine di un seminario 'Se non ora quando?' organizzato dalla stessa Interspac, l'economista ha fatto il punto sulla proposta di azionariato popolare che coinvolgerà alcuni tifosi nerazzurri disposti a investire per il club.
"Contiamo di presentare la nostra proposta entro due mesi, entro la fine di novembre. Il nostro obiettivo è quello rafforzare l'Inter", le parole di Cottarelli. Poi ha aggiunto. "Ci sono difficoltà, non posso nasconderlo: dal coordinare un numero grande di persone nella gestione del club alla creazione di un modello finanziariamente sostenibile - ha proseguito -. Se ci fosse interesse da parte della proprietà dell'Inter sulla nostra proposta, passeremmo alla fase della raccolta da parte di tifosi e altre parti interessate".
cottarelli bonolis moratti
"L'ambizione è il controllo della società"
Ancora Cottarelli. "Se si raccolgono abbastanza risorse, l'ambizione è di arrivare al controllo dell'Inter. Il punto fondamentale è capire quanto riusciremo a raccogliere". Poi l'economista spiega. "Non credo che la maggioranza sia tuttavia l'unica soluzione, diventa possibile solo se si raccolgono abbastanza risorse - ha proseguito -. Credo si possa andare oltre i numeri raggiunti finora, poi vedremo. Non escludo nulla. Dobbiamo rimboccarci le maniche, il progetto e' difficile ma e' molto bello - ha concluso -. Tifoso-consumatore? Non mi piace, preferisco tifoso-proprietario. Un tifoso che diventa proprietario non per questioni economiche ma perchè crede che sia meglio avere come proprietario qualcuno che ama il calcio".
Cottarelli Mentana AZIONARIATO POPOLARE
Gravina: "Ipotesi da valutare". Malagò: "Può funzionare"
All'evento era presente anche il presidente della Figc, Gabriele Gravina. "Quello dell'azionariato diffuso come partecipazione popolare è una via da studiare per capire se sia in grado di alleggerire il peso del grande indebitamento che grava sui nostri club". Più ottimista il numero uno del Coni, Giovanni Malagò. "Dopo la crisi serve fare qualcosa di diverso, è un'opzione che può risolvere almeno parzialmente i problemi finanziari dei club".
Poi ancora: "Non si può continuare ad accumulare debito rimanendo sulle spalle dei soggetti che investono e rischiano di rimanere col cerino in mano - ha proseguito -. Una delle opzioni è l'azionariato popolare, che esiste già in Spagna e che in Germania è un benchmark di riferimento. Avere al 100% un azionista tifoso è un sogno chimerico, ma è una spinta coraggiosa che non mi sento di escludere. Se i problemi sono elevati può essere un valore aggiunto avere in società tifosi che sono un punto di riferimento in altri settori e possono dare professionalità al mondo del calcio".
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SOLDI, PASSIONE E RISULTATI SPORTIVI DOVE I TIFOSI SONO PADRONI DEL CLUB
Franco Vanni per “la Repubblica - Affari e Finanza”
I tifosi padroni del proprio club. Il sogno si riaccende ogni volta che una società rischia il fallimento, o quando un ricco proprietario si dimostra non poi così ricco. L'ultima storia è quella dell'Inter, controllata dal 2016 dalla famiglia cinese Zhang. Il gruppo Suning naviga in cattive acque, il calciomercato ne ha risentito, e sono sempre più numerosi i tifosi che sperano di poter subentrare nella proprietà. Venerdì mattina sarà presentata ufficialmente Interspac, società nata per portare nel club nerazzurro il modello dell'azionariato popolare. «Siamo pronti a fare la nostra parte», ripete da mesi il presidente Carlo Cottarelli, ex commissario del governo per la spending review, che ha radunato una cinquantina di interisti noti, per raccogliere le decine di migliaia di adesioni che servirebbero per sostenere finanziariamente il club.
carlo cottarelli
Sono scesi in campo fra gli altri l'architetto Stefano Boeri, il cantante Roberto Vecchioni e bandiere interiste come Marco Materazzi, Beppe Bergomi e Walter Zenga. All'offerta di aiuto finanziario di Interspac, Suning non ha risposto. E i soci, fra cui l'ex presidente Rai Roberto Zaccaria, sanno che il percorso non sarà breve.
«In una fase iniziale ci accontenteremmo di entrare in minoranza, ma il piano è portare all'Inter il modello di azionariato diffuso, con piccoli soci al fianco di alcuni investitori istituzionali, che tanto bene ha fatto ai club tedeschi, a partire dal Bayern Monaco», dice Cottarelli, forte di 100mila questionari in cui i tifosi hanno espresso interesse per il progetto. Cento euro ciascuno significherebbe raccogliere 10 milioni. Una goccia nel mare. Con mille euro di quota media, la cosa si farebbe interessante.
gli zhang proprietari inter
Dal 1999 il confronto con il club bavarese è inevitabile per chiunque voglia proporre l'azionariato popolare nello sport. In quell'anno in Germania fu varata la norma del "50+1": più della metà delle azioni delle società sportive dev' essere detenuta da una pletora di soci riuniti in assemblea. Vale per tutte le società tedesche, con eccezione dei club in mano a sponsor da oltre 20 anni, come il Bayer Leverkusen, della farmaceutica Bayer, o il Wolfsburg, della Volkswagen. Il senso del "50+1" è evitare che le sorti di club secolari siano legate alle fortune di mecenati spendaccioni. Dopo un ventennio di azionariato popolare, i club tedeschi sono i più in forma del continente dal punto di vista finanziario.
Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT45
La Bundesliga è seconda per fatturato solo alla Premier degli sceicchi. Quanto al Bayern, nella classifica 2021 di Deloitte è terzo per entrate dopo Barcellona e Real Madrid ed è la società tra le top 10 ad aver perso meno rispetto al 2020. Segno che la proprietà diffusa, unita a un buon management, dà i suoi frutti. Ne è esempio il percorso della costruzione dell'Allianz Arena: il Bayern ha impiegato solo nove anni, dal 2005 al 2014, per rimborsare un mutuo venticinquennale da 350 milioni di euro. Il Bayern appartiene per il 75 per cento a 293mila soci. Tre sponsor detengono ciascuno l'8,33 per cento delle quote: Audi, Allianz e Adidas. L'uomo forte nell'ultimo ventennio è stato Kalle Rummenigge, che nel giugno 2021 ha lasciato la guida del club all'ex portiere Oliver Kahn.
Prima ha tenuto il Bayern lontano dalla sciagurata impresa della Superlega, che prometteva soldi a tassi attraenti a grandi società coi conti malandati. Da dirigente ha vinto due triplete, 14 campionati e 10 coppe di Germania, portando il fatturato da 176 a 679 milioni. Nessuno come lui incarna il motto "Mia san mia", in bavarese "noi siamo noi", fra allenamenti aperti e serate in birreria con calciatori e supporter al tavolo insieme. Un'oasi di calore in un mondo sempre più algido, in cui la misura della passione sono i like sui social. Calore che è anche potere vero: l'assemblea elegge chi deve guidare il club e ne determina l'indirizzo.
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Lo stesso accade a Barcellona, dove pure il peso delle quote versate dai piccoli soci sul bilancio va erodendosi. Nel 2003 i versamenti dei soci pesavano per l'8,83 per cento slle entrate. A fine 2019 si era scesi al 2,2. Eppure i quasi 230mila sostenitori blaugrana, che pagano una quota minima annuale inferiore ai 200 euro, hanno la possibilità di eleggere il presidente. Una forma di democrazia diretta che testimonia il ruolo politico del Barcellona, armata pacifica della causa catalana. Possedere un'azione del Barça per molti è una dichiarazione identitaria. Il motto della società lo testimonia: "Més que un club". Più di un club.
In giro per l'Europa le esperienze di gestione condivisa, più o meno fortunate, sono numerose. In Scozia c'è il caso del Motherwell Football Club, ceduto ai tifosi dallo storico azionista John Boyle per un solo pound. Nel Regno Unito i "fan owned football team" sono una ventina, quasi tutti in campionati minori. In Italia tentativi di apertura del capitale ai tifosi sono stati fatti a Cava dei Tirreni, con il progetto Sogno Cavese, e ad Ancona, dove un gruppo di tifosi nel 2015 rilevò l'86% delle quote, non riuscendo però a evitare il fallimento.
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A Bologna l'ex numero uno di Unipol Giovanni Consorte a fine 2010 contribuì al salvataggio del club tramite quattro associazioni di sostenitori, un ponte verso il passaggio a una proprietà statunitense nel 2014. I piccoli soci continuano a votare il bilancio. Più romantica è la storia del Centro Storico Lebowski, squadra toscana fondata nel 2010, posseduta dai tifosi, nota dall'estate scorsa per l'ingaggio di Borja Valero.
L'ex centrocampista di Real Madrid, Inter e Fiorentina ha scelto la cooperativa che dichiara di credere nel pallone come veicolo di inclusione sociale, si riconosce in una piratesca maglia nero- grigia, e la cui curva allo stadio è dedicata alla divina Moana Pozzi. Fuori dal calcio, una storia che funziona è quella della Pallacanestro Cantù, rilevata da un'associazione di tifosi nel 2019 dalle mani dell'ex cestista russo e imprenditore dell'acciaio Dmitrij Gerasimenko. In due anni hanno saldato i debiti.
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«Abbiamo venduto il vecchio Palasport Pianella di Cucciago e siamo riusciti a mettere in sicurezza il club. Siamo 300 soci. Ora lavoriamo con un gruppo di imprenditori della zona per la costruzione di un nuovo impianto», dice Angelo Passeri, 35 anni, canturino, commercialista, direttore finanziario di Pallacanestro Cantù e presidente del cda dell'associazione di Tutti insieme Cantù, che ne detiene il controllo. La squadra lo scorso anno è retrocessa, ma in Brianza si lavora per riportarla nel basket dei grandi. Proprio da storie come quella di Cantù nasce l'iniziativa di due deputati del M5S, Riccardo Olgiati e Stefano Buffagni, che hanno avviato in Parlamento una discussione sull'opportunità di varare norme che favoriscano la partecipazione dei tifosi alla proprietà dei club sportivi.