Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
VERDINI
Il percorso, Denis Verdini, ce l' ha in mente molto chiaro. E lo ha spiegato, vis à vis, a un amico di vecchia data. Lontano da taccuini, ma anche da riti e ipocrisie delle aule parlamentari. Ora che Ala ha compiuto un altro passo di avvicinamento, votando la fiducia al governo anche alla Camera dei deputati sulle unioni civili, Matteo Renzi non ha più alibi.
Ala fa parte della maggioranza di governo.
In un modo suo, senza ambire a entrare nel Pd, ma è un fatto. Ed è giusto che questa presenza, che non è solo una stampella al governo nei casi disperati, ma è frutto di una scelta politica, come si è visto ieri, sia riconosciuta. C' è un solo modo, è il ragionamento conseguente, per certificarlo: far entrare Ala nel governo.
RENZI VERDINI
Non si chiede la luna: un posto da sottosegretario. Ma questo passaggio deve esserci. Per dare dignità a un gruppo che consente, pur sempre, alla maggioranza di esserci. E deve avvenire prima del referendum costituzionale, battaglia decisiva per il premier e rispetto alla quale Verdini ha assicurato il massimo impegno.
Un aiuto prezioso per Renzi, visto che il fronte del no si allarga ogni giorno, tentando persino una parte del Pd. I verdiniani sono pronti ad aderire ai comitati per il sì e a mobilitarsi per portare gente alle urne. Senza contare che danno una mano anche alle Amministrative, sostenendo alcuni candidati sindaco del Pd.
VERDINI BOSCHI 4b
Però non è che si può sempre e solo aiutare. E allora Denis il concreto, abilissimo nell' azzeccare i tempi giusti - dote essenziale per chi fa politica - ha deciso che è finita la fase della generosità e basta. Per farlo capire anche al premier l' idea, ha spiegato all' amico, è di far andare sotto la maggioranza, nelle prossime settimane, al Senato, dove i verdiniani sono decisivi. Poi, da lì, chiederà (o farà chiedere) che si apra una crisi di governo.
Non per far cadere l' esecutivo, ma per costringere il premier ad andare dal presidente Mattarella e certificare, una volta per tutte, che la maggioranza può proseguire perché c' è Ala. Naturalmente questo passaggio dovrà essere suggellato dall' ingresso di un esponente di Ala nel governo. Verdini ha pensato anche al modo.
montezemolo enrico zanetti
La "porta" potrebbe essere Enrico Zanetti, segretario di Scelta civica e viceministro dell' Economia. Per rendere digeribile l' ingresso di Ala, Zanetti potrebbe fare un unico gruppo parlamentare coi verdiniani.
Al Senato e alla Camera. Il numero uno di Scelta civica otterrebbe di avere parlamentari al Senato, cosa che ora non ha perché gli eletti con Sc sono passati al Pd. E questo gli darebbe più forza per chiedere quelle deleghe che ancora non ha. Dal canto suo Verdini, dentro un contenitore con Sc, sarebbe più "presentabile" agli occhi del Pd. Per Renzi sarebbe più facile difendere la sua partecipazione al governo.
enrico zanetti sottosegretario all economia
Sarà un caso ma alcuni giorni fa al Corriere della Sera, Zanetti ha invitato il Pd a «togliere la patina di buffonaggine a questa storia», riconoscendo che Ala è in maggioranza.
Naturalmente la versione ufficiale dei verdiniani è che il voto di fiducia di ieri alla Camera non cambia nulla.
«Il nostro voto», ha spiegato Luca D' Alessandro in Aula, «non ha ragioni di opportunismo politico ma è frutto del convincimento che si tratta di una legge giusta, necessaria e soprattutto buona». È un fatto di «coerenza» con il voto del Senato. Ma anche la coerenza va riconosciuta.
mara carfagna stefania prestigiacomo selfie
Se i verdiniani hanno votato a favore, Forza Italia, nel voto sul provvedimento, si è divisa: 21 hanno votato contro, mentre dieci a favore (Renata Polverini, Giorgio Lainati, Stefania Prestigiacomo, Elio Massimo Palmizio, Elio Vito, Mara Carfagna, Laura Ravetto, Nunzia De Girolamo, Lorena Milanato). Si è astenuto, invece, il M5S, mentre hanno votato contro la Lega e Fratelli d' Italia.
«Avete scritto una pagina di storia», ha scritto Renzi in un sms ai suoi parlamentari. Né si è mostrato preoccupato per le reazioni di parte del mondo cattolico: «Se uno deve perdere dei voti per una battaglia giusta li perde». Il premier guarda alle Amministrative ed è convinto che questa battaglia porti consenso.