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    “HO PRESO DUE COVID QUASI DI FILA, PER LA PRIMA VOLTA IN VITA MIA HO TEMUTO DI MORIRE” – LA RIVELAZIONE DI ENZO IACCHETTI: “MI CONSIDERO UN SOPRAVVISSUTO. ALL’EPOCA AVEVO QUASI 69 ANNI E FORSE SE NON MI FOSSI VACCINATO SAREI FINITO IN TERAPIA INTENSIVA” – CON I SOLDI DEL LIBRO CHE HA SCRITTO SU QUEL PERIODO HA DONATO A BERGAMO UN’AMBULANZA: “VORREI CHE NESSUNO DIMENTICASSE L’IMMAGINE DELLE BARE SUI MEZZI MILITARI. I NO VAX MI FANNO INCAZZARE, SPECIE QUELLI CHE…”


     
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    Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera” - Estratti

     

    enzo iacchetti conduce striscia la notizia da casa enzo iacchetti conduce striscia la notizia da casa

    «Ho preso due Covid quasi di fila, per la prima volta in vita mia ho creduto di morire. Sono stato malissimo, non ho dormito per intere notti. Per fortuna avevo fatto già tre vaccini. Sono ormai tra i “fragili”, all’epoca avevo quasi 69 anni e forse se non mi fossi vaccinato sarei finito in terapia intensiva».

     

    Enzo Iacchetti comincia questa conversazione ricordando uno dei periodi più bui di questo millennio, il marzo 2020, quando il mondo intero (o quasi) finì in lockdown. «Io abitavo proprio vicino all’ospedale Niguarda, a Milano — ricorda l’attore — e la sirena delle ambulanze era la mia sola compagnia, assieme al mio cagnolino. La prima settimana la presi bene, ma già all’inizio della seconda cominciai ad avere paura».

     

    enzo iacchetti fa cadere un tartufo 2 enzo iacchetti fa cadere un tartufo 2

    È proprio in quella maledetta primavera che Iacchetti prende ad accarezzare un’idea: all’inizio pareva folle e che poi, a poco a poco, si è fatta più concreta: raccogliere soldi per regalare un’ambulanza alla Croce Rossa. E oggi, alla vigilia della consegna del mezzo di soccorso — domani mattina a Bergamo —, con la voce roca per una leggera influenza («Ma questa volta niente di che», ride), l’attore e conduttore racconta come ha fatto a mettere assieme quasi 95mila euro e a far costruire un’ambulanza tutta nuova.

     

    Torniamo al 2020.

    maddalena corvaglia enzo iacchetti maddalena corvaglia enzo iacchetti

    «Non sapevo come fare a raccontare quello che mi portavo dentro. Era paura per me e per le persone a me care, certo. Ma avevo paura anche per quei poveretti che le ambulanze trasportavano senza sosta. Chissà se questo si salva, pensavo ogni quarto d’ora, quando sentivo la sirena».

     

    E allora che cosa ha fatto?

    «Mi prenderete per matto, ma ve lo racconto: ho letteralmente tappezzato casa mia di post-it nei quali scrivevo pensieri tra i più disparati. Di dolore, di speranza, di nostalgia, di illusione. Quando finalmente si riaprirono le porte del mondo li ho raccolti e trascritti in un libro. Che ho scritto e stampato con soldi miei, tramite la mia società».

     

    Si intitola «Non è un libro» e per quasi tre anni lei lo ha portato in giro per l’Italia, chiedendo un contributo libero per l’acquisto.

    «Sì, dal Piemonte all’Emilia alla Sicilia. Battevo le piazze come un principiante pieno di speranza, andavo dappertutto e chiedevo qualcosa, un euro o venti, non importava. Avevo in testa quell’idea pazza. Ho trovato tanta solidarietà: si sono mosse le associazioni, le cittadine e i cittadini. Risultato: quasi 95mila euro, seimila copie vendute. Io non ho tenuto nulla per me, questo è un dono che arriva dalla gente che mi ha capito».

    greggio iacchetti striscia greggio iacchetti striscia

     

    Soldi sufficienti per comprare un’ambulanza?

    «Ho scoperto che non puoi “comprarne” una ma la devi far costruire ex novo. E ho anche scoperto che non puoi regalarla a chi vuoi, per esempio a un paesino sperduto della Val Seriana. L’ambulanza richiede tecnologie raffinate e c’è bisogno di autisti, infermieri e medici specializzati. Mi hanno detto che è meglio donarla a un centro più attrezzato che così può raggiungere anche i piccoli paesi».

    ENZO IACCHETTI COVER ENZO IACCHETTI COVER

     

    Perché ha deciso di donarla a Bergamo?

    «Perché vorrei che nessuno dimenticasse l’immagine delle bare trasportate sui mezzi militari. Perché i no vax mi fanno incazzare, specie quelli che dicono che era tutta una messa in scena. Bergamo è stata una delle città più colpite dalla pandemia al mondo. Lo sa che tanti miei amici se ne sono andati in una settimana? Io mi considero un sopravvissuto».

     

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