Estratto dell’articolo di Serena Danna per www.open.online
IAN BREMMER
«Non c’è alcuna giustificazione per i mostruosi attacchi terroristici di Hamas, un’organizzazione che dovrebbe essere distrutta. Ma so che quando 2,3 milioni di palestinesi vivono in una situazione disperata e nessuno – né in Israele, né in altri Paesi del Medio Oriente – si preoccupa di loro, la situazione non finirà bene. E questo è un pezzo importante della storia».
A parlare via Zoom, dalla sua casa di New York, è il politologo Ian Bremmer, presidente dell’Eurasia Group, uno degli analisti più lucidi dei disordini del presente. Mentre la comunità internazionale assiste a nuove testimonianze del massacro operato il 7 ottobre dai terroristi di Hamas al confine con Gaza, in molti si interrogano sulle conseguenze degli attacchi che hanno riportato all’attenzione del mondo un territorio spesso dimenticato.
PERSONE FUGGONO DA GAZA
La risposta di Israele alle atrocità dei crimini di Hamas è cominciata. Il governo di Netanyahu ha ordinato l’evacuazione di oltre un milione di persone dal nord di Gaza in 24 ore: un obiettivo impossibile da raggiungere. Lei cosa pensa?
«Certamente un annuncio che dice a più di 1 milione di palestinesi presenti a Gaza City che devono evacuare in 24 ore non è realistico, se l’intento è proteggere questa popolazione. Le popolazioni civili devono essere protette, una responsabilità che non riguarda solo gli israeliani: è anche un problema di Hamas.
Se Hamas opera direttamente nelle aree civili e si rifiuta di permettere ai palestinesi che vivono a Gaza di evacuare, sta tenendo queste persone in ostaggio. Dunque non sequestrano solo 150 israeliani e cittadini internazionali, ma anche milioni di civili palestinesi. Quindi, innanzitutto, la responsabilità è di Hamas. Detto questo, credo sia stato un errore per gli israeliani annunciare l’assedio di 2,3 milioni di palestinesi di Gaza. La maggior parte di queste persone non sono terroristi, ma civili.
IAN BREMMER
Il 50% di loro sono bambini: innocenti e impotenti che vengono usati in questa guerra. Saranno loro a subire i danni peggiori, come è sempre successo ai palestinesi di Gaza, che hanno sopportato il danno principale di decenni di questo conflitto. Se si guarda ai dati, il 50% degli abitanti di Gaza soffre la fame. Il 90% non ha accesso all’acqua potabile.
E questo accadeva prima della guerra: vivevano come animali e nessuno si prendeva cura di loro. Sono profondamente solidale con il desiderio israeliano di distruggere i terroristi di Hamas, credo che abbiano il diritto di farlo, ma hanno anche l’obbligo di fare tutto il possibile per proteggere i civili. E nei primi giorni di questa guerra il governo israeliano non è riuscito a farlo».
israele bombardamenti su gaza
Che giudizio ha di Netanyahu e del suo governo?
«Credo che non abbia fatto tutto ciò che era in suo potere per proteggere i civili israeliani. Negli ultimi sei mesi ha distolto lo sguardo dalla sicurezza israeliana, dalla sicurezza dei confini israeliani, dall’intelligence. Si è concentrato sui suoi casi di corruzione, sulla sua riforma giudiziaria, sui suoi alleati di destra, sull’interesse per l’espansione degli insediamenti, sulla Cisgiordania. E così ha distolto lo sguardo dalla palla.
Israele ha storicamente la migliore sicurezza delle frontiere al mondo, la migliore intelligence al mondo. Il fatto che un’organizzazione come Hamas possa arrivare e uccidere 1300 civili israeliani è anche colpa di Netanyahu. È responsabile di non aver protetto i civili israeliani. E il popolo israeliano lo biasima per questo».
IAN BREMMER
Che ruolo ha l’America in questo conflitto?
«L’America vuole innanzitutto stabilità. Di certo non possiamo considerarla un mediatore imparziale: Israele è il suo più importante alleato nella regione. Ma la verità è che nessuno si aspetta che gli americani siano imparziali in questo conflitto…Vuole limitare il più possibile il numero di civili uccisi e di abusi dei diritti umani: una scelta in parte valoriale, in parte dovuta al timore che il conflitto possa espandersi a spirale e minare la posizione di Israele, e non solo, nella regione.
[…] Tuttavia, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, gli Usa hanno riportato l’attenzione in Europa, una scelta che ha creato anche molti problemi al presidente Biden. Non vogliono essere coinvolti in dispiegamento di risorse anche in Medio Oriente».
BENJAMIN NETANYAHU
Putin ha detto che quello che accade in Israele è la dimostrazione del fallimento delle politiche americane in Medio Oriente. Il presidente russo – che sembra dimenticare di aver avuto un ruolo importante nella regione, a cominciare dalla Siria – riuscirà a trarre vantaggio da questa situazione? In generale crede che il blocco anti-occidentale sia più forte dopo l’attacco a Israele?
«L’ultima settimana probabilmente è stata la migliore per Putin da quando ha invaso l’Ucraina. Non tanto perché sta migliorando la sua posizione in Medio Oriente, quanto perché solo una settimana fa l’Ucraina era il problema principale a Washington. Oggi, se tutto va bene, è il terzo problema…Ecco perché Zelensky sta facendo un viaggio veloce in Israele: vuole assicurarsi di essere ancora rilevante. Ma se mi chiede se la Russia avrà un ruolo maggiore in Medio Oriente, non credo. […]».
BOMBARDAMENTI ISRAELIANI SU GAZA
La questione palestinese è la grande dimenticata della “normalizzazione” sancita dagli Accordi di Abramo?
«La responsabilità è condivisa dagli israeliani e dagli altri regimi della regione. Negli ultimi anni ho passato molto tempo a parlare con persone di Medio Oriente, e quasi nessuno si è preoccupato di chiedermi dei palestinesi, anche se Netanyahu stava espandendo gli insediamenti illegali in Cisgiordania. Israele è stato più che felice di continuare ad andare avanti nel processo di “normalizzazione” senza preoccuparsi della posizione dei palestinesi. […]».
bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 8
Chi sono i protagonisti di questo confitto? Quelli che possono avere un ruolo attivo per limitarne o ampliarne il raggio?
«Ovviamente quasi tutto dipende dagli israeliani e dai palestinesi. Hamas sta combattendo contro i civili israeliani. Ma finora non abbiamo visto, ad esempio, azioni in Cisgiordania. E speriamo ancora che Hezbollah e il Libano rimangano ai margini. Più la violenza peggiora, maggiore è la possibilità che si radicalizzino segmenti ampi delle popolazioni che circondano Israele. Certamente se gli iraniani decidono di contribuire a promuovere il coinvolgimento di Hezbollah, allora il potenziale per l’espansione della guerra all’Iran diventerà reale. Penso però che sia una probabilità molto bassa al momento. […]».
SISTEMA ANTI MISSILE ISRAELIANO IRON DOME bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 9 bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 14 bombardamenti israeliani a gaza foto di motaz azaiza 15
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