IBRA
Francesco Morrone per Libero Quotidiano
Dopo essere risorto dalle ceneri del più grave infortunio della sua carriera, Zlatan Ibrahimovic è tornato a giocare con il Manchester United.
«Non ho mai tenuto di non farcela, perché i leoni recuperano prima degli uomini», ha detto con la solita aria da spaccone dopo la vittoria di sabato scorso contro il Newcastle. Erano sette mesi che il giocatore svedese non metteva piede su un campo da calcio, a causa della rottura del legamento crociato del ginocchio destro avvenuta in Europa League contro l' Anderlecht il 20 aprile scorso.
A 36 anni, e con il contratto in scadenza, non era poi così cinico pensare che forse la sua carriera fosse arrivata al capolinea.
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Poche settimane dopo quell' infortunio i Red Devils hanno trionfato senza di lui in Europa League nella finale giocata alla Friends Arena di Stoccolma. Lo stesso stadio dove la nostra Nazionale ha detto addio alle speranze di qualificarsi per il Mondiale. Quel trofeo che aveva contribuito a conquistare, Ibra fu costretto a festeggiarlo con le stampelle insieme agli altri giocatori infortunati, alimentando in un certo senso la maledizione che gli ha impedito di alzare, nel corso della sua incredibile carriera, qualsiasi coppa europea di valore.
Al termine della stagione, il club inglese aveva deciso di non esercitare l' opzione di rinnovo, dal momento che tutti gli esperti avevano pronosticato un ritorno in campo dello svedese non prima del 2018. A quel punto sono iniziate a circolare le voci più disparate: l' attaccante di Malmö un giorno sembrava vicino a firmare per i Los Angeles Galaxy, quello dopo pareva in procinto di appendere per sempre gli scarpini al chiodo. Lui però non si è perso d' animo, ingaggiando una lotta contro il tempo per tornare in campo il prima possibile. «Una cosa è certa», aveva detto in estate, «deciderò io quando sarà il momento di dire basta».
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Quello che la stampa non sapeva è che il tecnico dello United, José Mourinho, gli aveva fatto una promessa in nome della loro vecchia amicizia nata ai tempi dell' Inter: se ti rimetti in forma in fretta, gli aveva garantito lo Special One, farò in modo che il club ti riaccolga a braccia aperte.
Detto, fatto. Ad agosto il Manchester ha annunciato di aver trovato l' accordo con il centravanti per un altro anno.
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E ora che è tornato arruolabile, Mou sa che Ibra rappresenta non solo un validissimo rincalzo di Lukaku (l' attaccante belga pagato 85 milioni in estate), ma anche un punto di riferimento per tutti i giovani della rosa che vedono in lui un leader. La verità, è che l' allenatore e il suo vecchio allievo inseguono da anni lo stesso, inafferrabile obiettivo: vincere quella benedetta Champions (l' esordio di mercoledì sera a Basilea ha permesso a Ibra di stabilire un nuovo record ed entrare nella storia: è l' unico ad aver indossato sette maglie differenti nella competizione), che al bomber svedese è sempre sfuggita e che il portoghese non riesce più a far sua dal 2010, l' ano del Triplete interista. Ecco perché in questi 7 lunghi mesi conditi da allenamenti, fatica, riabilitazione e duro lavoro, anche i tifosi inglesi speravano che Ibra tornasse a vestire la maglia dei Diavoli rossi.
Per farsi un' idea dell' affetto che l' Old Trafford riserva a Ibracadabra, bastava sentire gli applausi che domenica hanno accompagnato tutto il suo riscaldamento prima del fatidico ingresso in campo, accolto da un boato. La sua prima presenza in Premier, tra l' altro, è coincisa con il ritorno sulle scene del suo compagno (e amico) Paul Pogba, anche lui reduce da un lungo infortunio. «Questo è un giorno speciale - ha dichiarato Ibra dopo il match con il Newcastle - non sono affatto preoccupato: mi alleno duramente, mi sacrifico molto, gioco nella mia testa. Il mio ginocchio deve solo seguire».
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Forse aveva ragione Mino Raiola quando diceva che Zlatan somiglia a Benjamin Button, l' uomo che, invece che invecchiare, ringiovanisce giorno dopo giorno. Ora che la Svezia ci ha strappato il Mondiale, facendo sprofondare l' Italia calcistica in un incubo, in Scandinavia ipotizzano perfino un suo clamoroso ritorno in nazionale, anche se il ct Andersson ha già messo le mani avanti. Ibra - che con 62 reti è il massimo goleador della selezione svedese - non si è ancora espresso sull' argomento, anche se chi lo conosce sa che un pensierino lo sta facendo.
Del resto, un leone non smette di cacciare, al massimo si prende una pausa.