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    LA PRIMA PROVA DEL FUOCO DELLA PRESIDENTE CARTABIA - IL 15 GENNAIO LA CORTE COSTITUZIONALE DEVE DECIDERE SUL REFERENDUM COSTITUZIONALE: SE LA CORTE ACCERTERÀ CHE, CAUSA REFERENDUM, IL SISTEMA ELETTORALE ANDREBBE IN TILT, BOCCERÀ IL QUESITO DELLA LEGA. MA SE DESSERO VIA LIBERA, SPIANEREBBERO LA STRADA A UN SISTEMA ULTRA-MAGGIORITARIO


     
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    Ugo Magri per ''la Stampa''

     

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    Segnatevi il 15 gennaio: sarà un giorno chiave per le sorti della Repubblica», mette sull' avviso Giancarlo Giorgetti. Mercoledì la Corte costituzionale si pronuncerà sul referendum elettorale della Lega, e lo stratega del Carroccio prevede un verdetto spartiacque. Qualora i giudici dessero via libera, spianerebbero la strada a un sistema ultra-maggioritario; sarebbe la tomba delle ambizioni di sinistra, il trampolino del populismo di destra, l' inizio della fine per il Conte-due. Oppure tra 5 giorni potrebbe accadere il contrario: che la Corte bocci il referendum, consolidi il governo e condanni la Lega a una lunga traversata del deserto fino al 2023, con Matteo Salvini sbranato vivo dalle Procure.

    Riflettori puntati dunque sul palazzo della Consulta. Che aria tira lassù?

     

    Lo scontro giuridico

    A livello informale, qualche ragionamento pare ci sia già stato. Del resto è consuetudine tra giudici scambiarsi preventivamente opinioni, magari anche qualche appunto di lavoro. E da questi approcci si è capito che la decisione sarà sofferta. Rispetto al passato, infatti, sono venuti meno certi parametri di giudizio che una volta potevano risultare di aiuto. L' unico metro sicuramente in vigore riguarda la cosiddetta "auto-applicatività" del referendum.

     

    Detta in soldoni: l' Italia non può restare senza una legge che permetta di tornare in qualunque momento al voto. Se la Corte accerterà che, causa referendum, il sistema elettorale andrebbe in tilt, boccerà il quesito della Lega. E qui si entra in un terreno minato perché il dubbio, in effetti, sussiste: a chi toccherebbe disegnare i collegi, una volta abolita la quota proporzionale?

    matteo salvini roberto calderoli matteo salvini roberto calderoli

     

    Quel furbone di Roberto Calderoli l' anno scorso aveva fatto approvare ai Cinque stelle una legge che delega il governo a provvedere, casomai se ne presentasse la necessità, ad esempio per tagliare i parlamentari. Qualche giudice privatamente sostiene che, anche in caso di referendum, il problema dei collegi sarebbe risolto; altri però pensano che ancora non ci siamo. I professori Mario Bertolissi e Giovanni Guzzetta proveranno mercoledì a convincere la Corte con l' argomento seguente: la delega al governo in materia elettorale è stata già più volte utilizzata dal Parlamento e (nel 2014) dalla Consulta medesima; sarebbe irragionevole vietarla al popolo proprio quando si esprime direttamente.

     

    Corte tra due fuochi

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    Privi di appigli sicuri, i giudici sanno di doversi muovere sul filo; qualcuno teme, a ragione, schizzi di melma fino ai piani altissimi delle istituzioni; e i partiti cinicamente ne approfittano per esercitare pressioni. Primo esempio: la maggioranza (Leu esclusa) ha appena formalizzato la proposta di "Germanellum", un sistema proporzionale con soglia di sbarramento al 5 per cento. Il messaggio subliminare alla Consulta è che non c' è bisogno di aggiungere confusione e instabilità, dal momento che il Parlamento resta in grado di provvedere; varerà una nuova legge elettorale perfino nel caso che il referendum venisse ammesso (così hanno convenuto ieri il premier e il Pd).

     

    Dal canto suo la Lega lancia messaggi di segno opposto. Quello che viene recapitato a membri autorevoli della Consulta suona così: il referendum elettorale sarà l' ultima occasione per sostituire una classe politica inetta con amministratori scelti dalla gente e radicati sul territorio.

     

    matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana matteo salvini giancarlo giorgetti lorenzo fontana

    L' interesse di Salvini stavolta non conta; semmai è in gioco il futuro dell' Italia. Ecco dunque l' appello del leghismo moderato, nel nome del riformismo: la Corte ci pensi bene prima di lasciarci marcire nella palude. Per la neo-presidente, Marta Cartabia, sarà la prima prova del fuoco.

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