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    E ORA I SOLDI CHI CE LI DÀ? - IL 2023 SI PREANNUNCIA UN ANNO DI FUOCO PER I TITOLI DI STATO ITALIANI: SONO CIRCA 320 I MILIARDI DI EURO CHE IL TESORO EMETTERÀ IL PROSSIMO ANNO. NOVANTA I MILIARDI DEL FABBISOGNO STATALE E 260 I BOND (AL NETTO DEI BOT, CIRCA 140 MILIARDI NEL 2022) CHE ANDRANNO IN SCADENZA IL PROSSIMO ANNO - PESERÀ IL PROGRAMMA DELLA BCE DI RESTRINGERE LE ATTIVITÀ IN PORTAFOGLIO, IL COSIDDETTO QUANTITATIVE TIGHTENING (QT)


     
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    Fabrizio Goria per “la Stampa”

     

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    Il 2023 si preannuncia un anno di fuoco per i titoli di Stato italiani. Sono circa 320 i miliardi di euro che il Tesoro emetterà il prossimo anno. Novanta i miliardi del fabbisogno statale e 260 i bond (al netto dei Bot, circa 140 miliardi nel 2022) che andranno in scadenza il prossimo anno.

     

    E con i rialzi dei tassi da parte della Banca centrale europea (Bce), 250 punti base da luglio a oggi, sarà fisiologico un incremento degli interessi passivi sul debito circolante, 2.290 miliardi di euro. Il rendimento del Btp decennale è lo specchio della nuova normalità, essendo passato dall'1,16% di inizio gennaio scorso al 4,42% di ieri.

    Il Mef si dice tranquillo, e guarda a nuovi collocamenti retail e verdi, dedicato al segmento della sostenibilità.

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    La certezza è che saranno 12 mesi complicati. Nel prossimo anno il Tesoro il Tesoro «si confronterà con un mercato monetario in piena evoluzione» legata alla riduzione dell'accomodamento da parte della Bce, i cui effetti «dovranno essere attentamente monitorati al fine di calibrare le scelte di emissione sul comparto Bot nonché valutare, di volta in volta, lo strumento più opportuno per una efficiente gestione della liquidità».

     

    A spiegarlo sono le "Linee guida per la gestione del debito pubblico 2023". Primo, perché si passerà dai 278 miliardi di euro collocati nel 2023 a quasi 320 miliardi. Secondo, perché la volatilità persisterà di pari passo alle fiammate dei prezzi e alle tensioni geopolitiche. Terzo, perché il cambio di regime di Francoforte, che continuerà i rialzi dei tassi di rifinanziamento per buona parte del primo semestre, rischia di impattare in modo significativo sulle aste di titoli di Stato.

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    Quarto, perché la Bce avvierà il programma di restringimento delle attività in portafoglio, il cosiddetto Quantitative tightening (Qt). Il mix di incognite di fronte al Tesoro è elevato, ma secondo il direttore generale del Mef per il debito pubblico, Davide Iacovoni, non c'è preoccupazione elevata. Anche con l'incremento del costo del denaro da parte dell'istituzione guidata da Christine Lagarde, spiega Iacovoni, «non abbiamo visto una situazione particolarmente critica sull'Italia».

     

    Certo, il monitoraggio delle condizioni di mercato sarà costante. E non deve intimorire la salita dell'ammontare complessivo di collocamenti rispetto al 2022. Secondo Iacovoni rientra in una forchetta già osservata in passato ed è considerata «gestibile». Allo stesso tempo, fa notare, altri Paesi - come Francia, Germania e Austria - prevedono aumenti «anche superiori».

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    La sfida sarà proprio la gestione, così come la scelta degli strumenti più adatti per mantenere elevata la domanda di bond italiani verso investitori istituzionali e risparmiatori. Per questo il Tesoro sta pensando a nuovi prodotti. Oltre al Btp Italia e al Btp Futura, arriveranno strumenti per il segmento retail. E data la positiva esperienza del Btp Green, il Mef rimarca che ci saranno altri collocamenti analoghi. Il problema, in un quadro nebuloso, è capire le tempistiche più adeguate.

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