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    IL ''BIG BANK'' SPAGNOLO - SÌ ALLA FUSIONE TRA CAIXABANK E BANKIA, DA CUI NASCERÀ LA MAGGIORE BANCA DEL PAESE CON ASSET PER CIRCA 600 MILIARDI, DAVANTI A BBVA E SANTANDER - LO STATO SPAGNOLO DETERRÀ IL 14% NEL NUOVO COLOSSO, CHE AVRÀ UN VALORE DI BORSA INTORNO A 16 MILIARDI DI EURO. BANKIA È STATA SALVATA NEL 2012 DAL GOVERNO CHE NE È TUTTORA IL PRIMO AZIONISTA


     
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    Luca Davi per www.ilsole24ore.com

     

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    Via libera in Spagna alla fusione tra CaixaBank e Bankia, matrimonio da cui nascerà la maggiore banca del Paese iberico con asset per circa 600 miliardi di euro. I rispettivi Cda hanno dato via libera all’aggregazione che dà origine infatti al la più grande banca nazionale spagnola (con oltre 664 miliardi di euro di attivi totali in Spagna), davanti a Bbva (419 miliardi) e Santander (355 miliardi), che invece hanno una presenza più internazionale. Secondo le informazioni diffuse questa mattina Caixabank ha valutato Bankia 4,3 miliardi di euro nell'ambito dell'accordo azionario di acquisto relativo alla fusione.

     

    L’operazione

    I negoziati tra i vertici hanno registrato un’accelerazione questa settimana, dopo le indiscrezioni recenti che riportavano di colloqui iniziati nel corso dell’estate. La convocazione dei consiglieri, infatti, è arrivata ieri mattina dopo un precedente incontro ai massimi livelli tra i principali azionisti degli enti: la Fondazione bancaria La Caixa e il Governo. La Caixa controlla il 40% di CaixaBank attraverso Criteria, mentre il Frob, “braccio” dal Ministero dell'Economia, ha quasi il 62% di Bankia.

     

    L'operazione è stata descritta come una fusione, ma si tratta in effetti di un'acquisizione da parte di Caixabank, che è quasi tre volte più grande di Bankia in termini di valore di mercato e quasi due volte per attività. L'accordo consiste in un rapporto di cambio di 0,6845 nuove azioni ordinarie Caixabank per ogni azione Bankia e include un premio del 20% sul rapporto di cambio alla chiusura del 3 settembre, prima che emergesse la prima notizia dell'operazione.Inoltre, rappresenta un premio del 28% sul rapporto di cambio medio degli ultimi tre mesi.

     

    Il nuovo gruppo

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    Il gigante bancario avrà una quota del 31% nel credito e del 28,4% nei depositi in Spagna, secondo fonti di stampa locali. Controllerà anche segmenti chiave per l'attività bancaria, come pensioni e assicurazioni (con una quota del 33%) e fondi di investimento (25%). La nuova banca avrà sede a Valencia e sarà guidata dal madrileno Gonzalo Gortázar, attuale ceo di CaixaBank.

     

    Le banche hanno dichiarato di attendersi sinergie di costo annuali di circa 770 milioni di euro che saranno pienamente realizzate entro il 2023 e nuovi ricavi annuali di circa 290 milioni di euro su un periodo di cinque anni.

    Fonti citate dal quotidiano El Economista quantificano in 8000, su 51mila, i dipendenti che usciranno, con l’attesa chiusura del 25% delle filiali congiunte. Inoltre il neo gruppo dovrà accantonare 700 milioni di euro per aumentare le coperture sulle perdite di crediti.

     

    Il nuovo assetto

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    Lo Stato spagnolo deterrà il 14% nel nuovo colosso bancario, che avrà un valore di borsa intorno a 16 miliardi di euro. Bankia come noto è stata salvata nel 2012 dallo Stato iberico che ne è tuttora il primo azionista - tramite il fondo Frob, come detto - con una quota del 62%. Per la dimensione a livello nazionale e per il controllo statale, Bankia è considerata la Mps spagnola.

     

    Il consolidamento in Europa

    Il risiko bancario in Europa batte così un altro colpo, dopo l’operazione a sorpresa lanciata a febbraio da Intesa Sanpaolo su Ubi. Il deal spagnolo rappresenta infatti un nuovo importante segnale di quanto in tutti i Paesi europei sia in atto una tendenza verso la creazione di gruppi bancari più grandi e solidi, in linea con quanto auspicato dalla stessa Bce. Non è un caso che fonti finanziarie citate da Expansion segnalino che l'autorizzazione a La Caixa ad aumentare la propria posizione in CaixaBank (tramite il superamento temporaneo della quota del 40%) sia la riprova della volontà «da parte del Supervisore unico (Ssm) di sponsorizzare le integrazioni» in Europa.

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