Marco Gasperetti per il "Corriere della Sera"
milena sutter lorenzo bozano
È morto da uomo libero, anche se libero era solo a metà, Lorenzo Bozano, 76 anni, il «biondino della spider rossa» condannato all' ergastolo per l' omicidio di Milena Sutter, la figlia 13enne di un industriale svizzero trasferito a Genova.
Bozano è morto mercoledì nuotando davanti alla spiaggia di Bagnaia all' isola d' Elba; ad ucciderlo probabilmente un infarto. Era uscito dal carcere, ottenendo la semilibertà nel 2019. Non aveva mai confessato l' omicidio di Milena, si era battuto inutilmente per la revisione del processo e non aveva mai chiesto perdono alla famiglia. «Sono vittima di uno dei più orribili errori giudiziari», aveva raccontato al Corriere della Sera , ma le prove, le testimonianze, hanno sempre raccontato un' altra storia.
Il «biondino della spider rossa» stava scontando la pena dell' ergastolo nel carcere di Porto Azzurro, Isola d' Elba, dove tornava ogni sera. Milena, la sua vittima innocente, era scomparsa il 6 maggio del 1971 a Genova e fu ritrovata cadavere in mare due settimane dopo. Alcune testimonianze orientarono la bussola degli investigatori verso l' allora sconosciuto Lorenzo Bozano, un 26enne che amava farsi vedere su una sgangherata Alfa Romeo decappottabile.
lorenzo bozano
E quella spider rossa il giorno del rapimento di Milena passò ripetutamente davanti alla scuola della ragazzina e poi si fermò. Dalle perquisizioni saltò fuori un foglio con tre parole agghiaccianti: «affondare, seppellire, murare». Al processo di primo grado del 1973 il «biondino» venne assolto per insufficienza di prove. Sentenza ribaltata due anni dopo in appello e confermata nel 1976 in Cassazione.
Lorenzo non finì ancora in carcere. Fuggì in Francia, in Africa e ancora in Francia. Sino a quando nel 1979 arrivò l' estradizione e Bozano finì nel penitenziario di Porto Azzurro, all' Elba.
E qui la storia cambiò radicalmente. Lorenzo sembrava un altro uomo, completamente riabilitato. Giurava ancora di essere innocente, ma il ragazzo viziato e perditempo di un tempo era un ricordo.
Partecipava alla vita sociale del carcere, era caporedattore della Grande Promessa , il giornale scritto dai detenuti.
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Ed era lui che parlava con i giornalisti, quando nel carcere si organizzavano iniziative e concerti. Era un leader che ispirava simpatia e persino fiducia.
Ma le cose cambiarono ancora quando ottenne la prima semilibertà per lavorare fuori dal penitenziario. Un anno dopo il beneficio venne annullato perché l' ex «biondino» aveva infastidito una ragazzina al «parterre» di Livorno, un ex giardino zoologico.
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Dopo alcuni anni arrivò un nuovo beneficio e un nuovo annullamento per aver dato un passaggio sul furgone a una quindicenne. Ancora una ragazzina. Lui si sentì un perseguitato. «Ho visto quella figura sotto la pioggia: credevo fosse un ragazzo e mi sono fermato - raccontò al Corriere della Sera -. Credevo che, nonostante la semilibertà, potessi voltare pagina: lavorare in azienda con entusiasmo e non essere sempre rincorso dai fantasmi del passato». Poi nel 2019 di nuovo in semilibertà. E l' ultima nuotata nel mare trasparente dell' Elba.
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«Sono contento di non averlo mai incontrato in questi cinquant' anni - ha commentato Aldo Sutter, fratello di Milena -. Resta una persona che ha fatto molto male alla mia famiglia anche dopo la tragedia: gli esempi più sgradevoli sono quando si fece intervistare sotto casa nostra e le tante menzogne dette per cercare di riaprire il processo con fantomatiche prove».
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