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Leonard Berberi per corriere.it
Boeing 737-800 precipitato 33
Il Boeing 737-800 di China Eastern precipitato il 21 marzo scorso quasi alla velocità del suono è stato fatto schiantare intenzionalmente da qualcuno che in quel momento si trovava in cabina di pilotaggio. A dirlo sono fonti americane che hanno avuto modo di leggere e interpretare i dati delle due scatole nere del velivolo che si è disintegrato in oltre 49 mila pezzi.
Nell’impatto sono morti 123 passeggeri e 9 membri dell’equipaggio. Ufficialmente l’indagine è gestita dalle autorità cinesi, competenti sull’incidente, ma parte del team investigativo occidentale da giorni non nasconde i malumori per come Pechino sta gestendo il caso. E sottolinea come nel Paese asiatico ci sia uno stigma nei confronti di temi come il suicidio.
Il volo
Boeing 737-800 precipitato 1
Il velivolo era decollato alle 13.16 locali (le 6.16 ora italiana, ndr) del 21 marzo. Alle 14.17 era entrato nella «Regione di informazioni di volo» di Guangzhou dove alle 14.20 aveva perso quota senza lanciare alcun segnale. L’addetto del Centro di controllo d’area designato a gestire quel volo aveva chiamato più volte l’equipaggio ma senza ottenere risposta. Né, dalla cabina, avevano inviato un «mayday». Quaranta secondi prima dello schianto il Boeing 737-800 aveva ripreso leggermente quota, ma poco dopo — alle 14.23 — il radar aveva smesso di ricevere segnali dal jet dopo una ulteriore brusca discesa.
La dinamica
Cos’è successo in quei minuti? Un’analisi del Corriere alcuni giorni dopo l’incidente aveva calcolato come il Boeing avesse quasi raggiunto la velocità del suono andando oltre i suoi limiti strutturali mentre precipitava. Il velivolo, secondo i dati raccolti, ha toccato i 1.125 chilometri orari quindici secondi dopo aver iniziato la sua discesa in picchiata, con un angolo di 89 gradi rispetto alla traiettoria prevista: in quell’istante e a quella altitudine (2.393 metri) la velocità del suono è stimata in 1.190 chilometri orari.
Le indagini
Boeing 737-800 precipitato 33
Le due scatole nere sono state recuperate senza particolari difficoltà, ma una delle due era in condizioni «problematiche» per quanto riguarda l’estrazione dei dati e per questo entrambe sono state inviate negli Stati Uniti. Una, il «Flight data recorder», memorizza migliaia di parametri di volo. L’altra, il «Cockpit voice recorder», registra le conversazioni in cabina di pilotaggio. Dal momento che è la Cina a gestire l’indagine ogni informazione può essere pubblicata — ufficialmente — soltanto da Pechino. Nel rapporto preliminare le autorità locali avevano fornito poche informazioni sulla dinamica.
I primi risultati
Proprio quel documento, davvero sintetico secondo gli addetti ai lavori, ha suscitato malcontento tra gli esperti stranieri chiamati a dare una mano, spiega al Corriere una fonte. Anche perché nel team era già emerso che «il Boeing 737 ha fatto quello che gli è stato chiesto di fare». La conferma all’ipotesi iniziale — incidente come conseguenza di atto umano deliberato — è arrivata non soltanto scartando il guasto meccanico, ma anche dai dati preliminari delle scatole nere: in particolare il «Flight data recorder» mostrerebbe come qualcuno abbia «eseguito intenzionalmente le manovre che hanno portato il velivolo a puntare il muso verso terra».
Le ipotesi
Boeing 737-800 precipitato
Ma chi è stato? Secondo il Wall Street Journal, che per primo ha dato la notizia della prevalente ipotesi investigativa occidentale, l’attenzione si concentra sul comandante. Chi ha diretto accesso ai dati delle scatole nere fa sapere al Corriere che in realtà non si può escludere un gesto volontario del primo ufficiale, che siede alla destra del comandante. Sembra scartata, per ora, l’ipotesi di un attacco terroristico con un terzo soggetto — un passeggero o un assistente di volo — che irrompe in cabina. In quel momento, spiega la fonte, la porta blindata era chiusa e non si sentirebbero urla o minacce da persone esterne alla cabina.
L’esperienza
Non solo: secondo la fonte chi ha manovrato il Boeing «sapeva bene come disattivare il pilota automatico, in quel momento attivato, e far precipitare l’aereo». A confermarlo, prosegue la fonte, è il suono della disattivazione del pilota automatico che si sentirebbe nella scatola nera che registra gli audio.
Il Corriere ha chiesto una replica a China Eastern e all’autorità cinese per l’aviazione civile ma non ha ottenuto una risposta al momento della pubblicazione dell’articolo. Boeing, la società costruttrice, non commenta e invita a rivolgersi a Pechino dal momento che sono loro a guidare l’indagine.
ricerche dopo lo schianto del boeing 737 china eastern