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    “BERLUSCONI MI HA CHIESTO UNA CORTESIA…” - SONO LE PAROLE DEL BOSS DI MAFIA, GIUSEPPE GRAVIANO, INTERCETTATO IN CELLA IL 10 APRILE 2016 DURANTE L’ORA D’ARIA NEL CARCERE DI ASCOLI PICENO - “QUANDO LUI SI È RITROVATO AD AVERE UN PARTITO COSÌ NEL ’94, SI È UBRIACATO PERCHÉ LUI DICE MA IO NON POSSO DIVIDERE QUELLO CHE HO CON CHI MI HA AIUTATO? PIGLIÒ LE DISTANZE E HA FATTO IL TRADITORE…”


     
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    Giovanni Bianconi per www.corriere.it

     

    GIUSEPPE GRAVIANO GIUSEPPE GRAVIANO

    «Berlusca mi ha chiesto questa cortesia… per questo c’è stata l’urgenza di… Ero convinto che Berlusconi vinceva le elezioni in Sicilia… Lui voleva scendere… Però in quel periodo c’erano i vecchi, e lui mi ha detto ‘ci vorrebbe una bella cosa’». Così parlava il 10 aprile 2016, durante l’ora d’aria nel cortile del carcere di Ascoli Piceno, il boss mafioso Giuseppe Graviano, già condannato per le stragi del 1992 e del 1993, chiacchierando con il detenuto suo compagno di passeggio.

    GIUSEPPE GRAVIANO GIUSEPPE GRAVIANO

     

    E tre mesi prima, il 19 gennaio 2016: «Vuoi sapere la mia osservazione su Berlusconi? Questo ha iniziato, stiamo parlando quando era lui, dal Settanta, ha iniziato con i piedi giusti… ha avuto non dico niente, a fortuna, mettiamoci la fortuna da solo, e si è ritrovato a essere quello che è». Poco dopo Graviano aggiunge: «Quando lui si è ritrovato ad avere… un partito così nel ’94… lui si è ubriacato perché lui dice ma io non posso dividere quello che ho con chi mi ha aiutato, mi sono spiegato?... Pigliò le distanze e ha fatto il traditore».

     

    berlusconi giovane berlusconi giovane

    LE MICROSPIE DELLA DIA

    I dialoghi sono state intercettati nella prigione dove Graviano sta scontando diversi ergastoli al «41 bis», tra la primavera del 2016 e quella del 2017, e oggi i pubblici ministeri di Palermo Nino Di Matteo, Francesco Del Bene, Roberto Tartaglia e Vittorio Teresi hanno depositato le trascrizioni di quei dialoghi al processo sulla presunta trattativa fra lo Stato e la mafia a cavallo delle stragi mafiose.

     

    Berlusconi Silvio Berlusconi Silvio

    Nei dialoghi registrati dalle microspie della Dia, Graviano — il capomafia del quartiere palermitano di Brancaccio, agli ordini del quale si muoveva il pentito Gaspare Spatuzza che ha rivelato i suoi contatti con Berlusconi e Dell’Utri quando stava nascendo il partito di Forza Italia – secondo gli inquirenti sembra riferirsi proprio all’ex presidente del Consiglio quando dice al detenuto con cui passeggia, il 14 marzo scorso: «Venticinque anni mi sono seduto con te, giusto?

     

    Ti ho portato benessere, 24 anni fa mi è successa una disgrazia, mi arrestano (Graviano fu arrestato a Milano nel gennaio 1994, ndr), tu cominci a pugnalarmi, per che cosa? Per i soldi, perché tu ti rimangono i soldi… dice non lo faccio uscire più, perché sa che io non parlo, perché sa il mio carattere… Perché tu lo sai che io mi sto facendo, mi sono fatto 24 anni, ho la famiglia distrutta e senza soldi… alle buttane (le prostitute, ndr) glieli dà i soldi ogni mese… Io ti ho aspettato fino adesso perché ho 54 anni, i giorni passano, gli anni passano, io sto invecchiando e tu mi stai facendo morire in galera…».

    Berlusconi e la pistola 1977 Berlusconi e la pistola 1977

     

    LE RIVELAZIONI DEL PENTITO SPATUZZA

    Per i pm del processo trattativa, queste intercettazioni sono importanti perché potrebbero confermare l’ultima fase dei contatti tra gli «uomini d’onore» e esponenti delle istituzioni, compresi quelli che tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994 stavano organizzando la «discesa in campo» di Silvio Berlusconi e la nascita di Forza Italia. Fra gli imputati del dibattimento c’è Marcello Dell’Utri, l’ex senatore che sta scontando la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa e che avrebbe tenuto i contatti con Giuseppe Graviano, che non è imputato ma ora è indagato per lo stesso reato: minaccia a un corpo politico dello Stato.

    Silvio Berlusconi Silvio Berlusconi

     

    Di lui il pentito Spatuzza riferì quello che gli aveva raccontato, durante un incontro al bar Doney di via Veneto a Roma, rispetto al patto con Berlusconi e Dell’Utri: «Ci siamo messi il Paese nelle mani». E in uno dei colloqui con l’altro detenuto in carcere, Graviano utilizza un’espressione quasi identica, in dialetto siciliano: «Avevamo acchiappatu un paisi di chiustu ‘ni manu». Ai pm che il 28 marzo scorso sono andati a interrogarlo, per chiedergli conto di queste intercettazioni, il boss ha replicato: «Io sono distrutto psicologicamente e fisicamente con tutte le malattie che ho, perché da 24 anni subisco vessazioni… Non sono in grado di affrontare un interrogatorio finché non sarò in condizione».

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