• Dagospia

    IL BRIVIDO DI TRE PEONES CHE PER UN GIORNO DIVENTANO I SENATORI PIÙ DESIDERATI D'ITALIA - SI ERANO MOSSI PERSONALMENTE SIA GRILLO CHE DI MAIO PER FERMARE IL VOTO CONTRARIO ALLA RISOLUZIONE SUL MES DI LUCIDI, URRARO E GRASSI. MA NÉ LE TELEFONATE DEL COMICO NÉ LE MINACCE DEL CAPO POLITICO SORTISCONO EFFETTO. E IN SERATA GRASSI E URRARO ERANO A CENA COI LEGHISTI


     
    Guarda la fotogallery

     

     

     

    Fabio Martini per “la Stampa

     

    ugo grassi luigi di maio ugo grassi luigi di maio

    Prima di pranzo tra i Cinque stelle è scattato l' allarme rossissimo: separatamente, si sono dovuti muovere sia Beppe Grillo che Luigi Di Maio. Dal Senato arrivava la notizia: sulla delicata questione del Mes la dissidenza tra i senatori Cinque stelle si stava allargando e avrebbe potuto portare in serata ad un risultato molto fastidioso, sia per il governo che per il Movimento. Per il governo, perché sulla risoluzione di sostegno al Presidente del Consiglio in partenza per Bruxelles, il rischio era quello di scendere sotto quota 161, che a palazzo Madama è la soglia della maggioranza semplice ma è anche soglia psicologica: la storia insegna che sotto quella quota si rischia di entrare nelle sabbie mobili.

     

    Ma una dissidenza eccessiva tra i senatori avrebbe rappresentato un colpo anche per il M5S, ogni giorno impegnato su fronti sempre nuovi. Ecco perché, con azioni distinte e distanti, si sono mossi i due capi del Movimento: Beppe Grillo e Luigi Di Maio. Verso le 15,30, poco prima che il presidente del Consiglio Conte si presentasse davanti all' aula del Senato, Stefano Lucidi, cinquantenne senatore di Spoleto, ha visto squillare il cellulare e chi chiacchierava con lui in quel momento, sotto il busto di Garibaldi, ha visto il nome di chi chiamava: Beppe Grillo.

     

    stefano urraro stefano urraro

    Il "capo carismatico" del Movimento ha cercato di convincere Lucidi e per qualche ore è rimasta la suspence. Un' ora prima della votazione finale, che era prevista in serata, è arrivato a palazzo Madama Dario De Falco, da Pomigliano d' Arco, braccio destro di Luigi Di Maio.

     

    In un corridoio del Senato si è appartato con Francesco Urraro, 46enne senatore di San Giuseppe Vesuviano e ha provato a convincerlo.

    Ma l' incertezza è rimasta sino a sera, sino a quando nell' aula del Senato la presidente Casellati ha iniziato a dare la parola per interventi «in dissenso dal proprio gruppo». Ugo Grassi, 55enne docente di diritto civile all' Università di Napoli, uno dei senatori più forbiti dei Cinque stelle, dopo un' argomentata avversione al Mes, ha scandito la frase-chiave: «Constato di non riconoscermi più nelle politiche del mio movimento».

    stefano lucidi stefano lucidi

     

    Voto in dissenso anche per Francesco Urraro e per Gianluigi Paragone. In dissenso si esprime anche Stefano Lucidi: «Qualcuno ha detto che le elezioni in Umbria sono state un esperimento. Io non mi sento una cavia e neanche un criceto, quindi esco dalla ruota e voto no». Grassi e Urraro hanno poi votato a favore della risoluzione presentata dalla Lega, mentre Grassi si è espresso a favore anche di quella di Forza Italia. In serata il timbro finale: la coppia Grassi e Urraro viene avvistata a una cena di senatori della Lega in un ristorante dietro palazzo Madama. Tra i presenti, Simone Pillon e l' ex ministro Erika Stefani.

     

    A fine giornata i conti erano chiari: la maggioranza aveva tenuto rispetto al tentativo di "spallata", la dissidenza pentastellata si è dimostrata di portata limitata, ma ora che la porta si aperta, i capi Cinque stelle devono subito richiuderla. Lo confermano le parole gravi e minacciose di Luigi Di Maio: «Siamo, come ai tempi di Berlusconi, al mercato delle vacche. Se ci sono gli estremi intervenga l' autorità giudiziaria».

    LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 5 LUIGI DI MAIO INCONTRA BEPPE GRILLO A ROMA 5

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport