1. IL CALCIO ITALIANO IN GINOCCHIO DA AGNELLI. LA GIUSTIZIA SPORTIVA SCONFITTA DALLA REALPOLITIK
andrea agnelli e deniz akalin 3
Massimiliano Gallo per www.ilnapolista.it
Cane non mangia cane. Oggi i club italiani (Napoli compreso) che hanno diritto di voto all’Eca hanno espresso la propria preferenze per Andrea Agnelli presidente. Il calcio italiano considera la sua elezione come una vittoria. Del processo sportivo, in cui è imputato di aver favorito il bagarinaggio e in cui rischia la sospensione, non parla nessuno. Nemmeno un accenno. Nessuno che pensi alla figura non proprio esemplare di aver come uomo più rappresentativo un presidente condannato per rapporti ambigui con gli ultras.
Si chiama realpolitik. Perché, al fondo, come per Raiola, Reina, Insigne, è una questione di soldi oltre che di potere. I presidenti italiani, anche quelli come Lotito e De Laurentiis che hanno combattuto il bagarinaggio e chiuso tante corsie preferenziali ai professionisti del tifo, dimenticano tutto di fronte ai propri interessi. Del resto, in questi mesi, nessuno ha fiatato nemmeno per sbaglio. Né una dichiarazione né un tweet. Come se nulla stesse accadendo. È roba per giornali, a dire il vero per pochi giornali.
ANDREA AGNELLI FRANCESCO CALVO
Il lavoro diplomatico-lobbistico di Agnelli
Non vogliamo usare paroloni, ma fotografare la realtà. Il sistema-calcio in Italia si gira dall’altra parte, fa finta che il processo sportivo alla Juventus e ad Andrea Agnelli per il bagarinaggio consentito agli ultras non ci sia. Ricordiamo che Rocco Dominello (condannato a sette anni per ‘ndrangheta) era diventato il trait d’union tra il club e gli ultras. Agnelli ha detto di non conoscere la storia di Dominello. È sotto processo, dal punto di vista sportivo, non per aver intrattenuto rapporti con un esponente della ‘ndrangheta ma per aver avallato il bagarinaggio. Il 15 settembre la Procura della Figc chiederà la sospensione di Agnelli.
andrea agnelli marotta
Un processo sportivo che evidentemente interessa poco ai club e probabilmente anche alla Federazione. Sembra più un intralcio. Andrea Agnelli in questi anni è stati molto bravo sia a conquistare successi con la sua Juventus, sia a far aumentare il fatturato e anche a costruire rapporti diplomatico-lobbistici. Agnelli è oggi probabilmente l’uomo più potente del nostro calcio. La Juventus è riuscita a far eleggere Evelina Christillin (juventina che più juventina non si può) nel board della Fifa. Ha in Michele Uva, direttore generale della Federcalcio e membro del board della Uefa, un uomo di fiducia, al punto che in piena tempesta processuale Uva avvertì l’esigenza di screditare addirittura l’operato della Commissione Antimafia: «Si occupi di altro, non della vendita dei biglietti».
lotito agnelli
Come per la discriminazione territoriale
Il lavoro di Agnelli ha dato i suoi frutti. Ha creato un contro-potere che oggi è decisamente più forte della Federcalcio. È stato lui il principale artefice della svolta che porterà l’Italia, dal prossimo anno, ad avere quattro squadre in Champions League. Ha tessuto rapporti con i club più influenti d’Europa. E oggi andrà all’incasso. La sua presidenza dell’Eca determinerà a catena un risiko in Lega. Non c’è stato nemmeno bisogno di convincerli i presidenti di club italiani. Che vuoi che sia l’aver contribuito al bagarinaggio in cambio del controllo delle curve, oppure l’aver favorito l’ingresso allo Stadium di striscioni contro Superga. Roba buona per chi crede ancora alle favole. Stavolta siamo noi gli ingenui, siamo più o meno nella stessa posizioni di coloro i quali credono che i calciatori scelgano le squadre in base all’amore.
Si ripete quel che avvenne per il depotenziamento delle norme per la discriminazione territoriale. Primo atto della presidenza Tavecchio, votato anche da De Laurentiis. Oggi Agnelli fa capire che lui è più forte del sistema-calcio, che è lui a dirigerlo. Porta prebende, non inutili comportamenti probi. E ottiene un plebiscito. Poi sarà il calcio italiano a doversi regolare e a scegliere se condannare il suo uomo più potente.
PECORARO BINDI
2. RETROSCENA / LA TRATTATIVA CON LA PROCURA FIGC CHE AGNELLI HA FATTO SALTARE
Guido Ruotolo per www.ilnapolista.it
E adesso che la prova di forza è compiuta, che Andrea Agnelli è stato eletto presidente dell’ECA, l’organismo di rappresentanza europea dei club di calcio, la giustizia sportiva, offesa e mortificata da questa elezione, celebrerà il suo processo.
E il 15 settembre Andrea Agnelli, tre suoi collaboratori, la stessa Juventus calcio rischiano pesanti condanne. Quando, a fine maggio, non andò in porto il primo tentativo di mediazione tra le parti, tra il procuratore federale Giuseppe Pecoraro e gli avvocati degli imputati, tutti convennero che si sarebbero sentiti prima dell’udienza decisiva del 15 settembre. Agnelli e la Juventus volevano la monetizzazione della condanna, insomma una multa anche salata. L’accusa, invece, rimase ferma sulla ipotesi della pena interdittiva.
Rinviare le elezioni a presidente dell’Eca a dopo la sentenza
DE LAURENTIIS
In questi giorni ci sono stati contatti informali tra gli sherpa della Procura federale e degli imputati. Con una clamorosa apertura, da quello che trapela, dell’accusa che, in presenza di un significativo gesto di riconoscimento della giustizia sportiva da parte di Agnelli, avrebbe accettato il tavolo di mediazione e avrebbe simbolicamente chiesto solo una lieve pena interdittiva. Questo significativo gesto sarebbe dovuto essere la richiesta di rinvio delle elezioni a presidente dell’Eca a dopo la sentenza della giustizia sportiva italiana. Cosa che il presidente della Juventus si è ben guardato dal fare.
E invece, come si è visto, Agnelli, sostenuto da tutti i club italiani ed europei, è andato avanti ed è stato eletto con un plebiscito di adesioni. Teoricamente la Federcalcio dovrebbe chiedere che la pena interdittiva per Agnelli si applichi anche a livello europeo, una volta che la sentenza abbia raggiunto il terzo grado.
Il 15 settembre Pecoraro chiederà due o tre anni di sospensione
Insomma, per due anni Andrea Agnelli sarà presidente dell’Eca. Ha dalla sua tutte le società calcistiche italiane, e anche la stampa. Persino i grandi giornali raccontano che l’oggetto del processo sportivo del 15 settembre riguarda la «controversa» storia dei biglietti agli ultrà. Dove di controverso non c’è proprio nulla. Anzi, c’è l’inchiesta penale della Procura di Torino che ha documentato con intercettazioni e testimonianze degli stessi dirigenti della Juve che appunto il club bianconero cedeva pacchetti di biglietti e abbonamenti agli ultrà in cambio della pax in curva.
juventus famiglia agnelli
Che uno di questi esponenti degli ultras, Rocco Dominello, era esponente di punta della Ndrangheta della Piana di Gioia Tauro. Di controverso c’è il fatto che la Procura di Torino non ha ritenuto di avere le prove per dimostrare che la Juve sapesse della caratura criminale di Dominello.
Il 15 settembre, il procuratore federale Giuseppe Pecoraro riassumerà le contestazioni agli imputati, chiedendo pene interdittive che potranno arrivare anche tra i due e tre anni di sospensione dalle cariche ricoperte. Poi saranno i giudici a dire al Paese che nonostante tutto, i cittadini possono avere fiducia anche nella giustizia sportiva.