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    IL CALIFFO DEL QUIRINALE HA DETTO “NO” - NIENTE DIBATTITO SULL’ELEZIONE DEL VICEPRESIDENTE LAICO DEL CSM: NAPOLITANO NON VUOLE


     
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    Franco Bechis per “Libero Quotidiano

     

    Giorgio Napolitano Giorgio Napolitano

    La richiesta formale è partita il 29 luglio scorso da parte di uno dei consiglieri togati uscenti del Consiglio superiore della Magistratura, Antonello Racanelli, di Magistratura Indipendente. Indirizzata alla II commissione del Csm, proponeva di aprire una pratica per la modifica del testo vigente dell’articolo 3 del regolamento interno che disciplina l’elezione del vicepresidente del Csm.

     

    Nulla di rivoluzionario: quella poltrona spetta a un consigliere laico, e da sempre la nomina viene catapultata perfino sulla testa dei laici lì eletti. Decisa nelle alte stanze della politica, va presa senza discussione. Racanelli, che pure era uscente, chiedeva l’obbligo per i membri laici che ambiscono alla carica di vicepresidente di presentare una candidatura, esporre il proprio programma e consentire un dibattito su quelle linee-guida all’interno del plenum del Csm.

    NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO NICOLA MANCINO E GIORGIO NAPOLITANO

     

    In nemmeno 48 ore è arrivata la risposta ufficiale del comitato di Presidenza del Csm: non se ne parla neppure, nemmeno è consentito di incardinare la proposta di Racanelli. Formalmente il no è arrivato dal vicepresidente in prorogatio, Michele Vietti (è scaduto ma resta in carica finchè il Parlamento non elegge i membri laici della nuova consiliatura). Ma prima di rispondere il comitato di presidenza ha consultato il Quirinale per le vie brevi, e proprio dagli uffici di Giorgio Napolitano si è levato il grido: «No, il dibbattito no!».

    Michele Vietti Michele Vietti

     

    Nel testo della risposta si fa presente così che l’attuale articolo 3 del regolamento interno del Csm non esclude «il dibbattito » sulla elezione del vicepresidente, quindi non c’è bisogno di cambiare l’articolo. La decisione se fare o meno quella discussione pubblica (e quindi resocontata) sul candidato paracadutato dalla politica nel Csm è però rimessa «alla valutazione discrezionale del Presidente della Repubblica che presiede la seduta».

     

    Se Napolitano vuole consentire una discussione sul candidato lì paracadutato (e naturalmente scelto con il suo beneplacito), questa è possibile. Ma se il presidente della Repubblica è contrario, si prende tutto a scatola chiusa e ogni dissenso deve essere riposto nel privato della propria coscienza, senza turbare l’opinione pubblica e mettere a rischio l’immagine della alta istituzione.

     

    sede csm consiglio superiore della magistratura sede csm consiglio superiore della magistratura

    Insomma, secondo i migliori principi delle democrazie, se si è d’accordo con le scelte di Napolitano, è possibile sia consentito dirlo. Se si è contrari, bocche cucite. Racanelli non si è arreso, e ha scritto alle sue mailing list togate raccontando quel che era successo e così chiosando: «Personalmente la decisione del Comitato di Presidenza mi lascia perplesso: spero che qualcuno dei nuovi consiglieri, in occasione della prossima elezione del nuovo vicepresidente, sostenga questa lettura interpretativa dell’articolo 3 del regolamento interno o comunque insista nel proporre una modifica regolamentare in tale senso».

     

    Se qualche coraggioso è disposto a fare infuriare Napolitano, ha davanti ancora parecchio tempo: non è aria di inizio legislatura al Csm, perchè al momento nessun accordo politico è stato ancora perfezionato sull’elezione degli 8 membri laici. Le Camere riunite fino alla pausa dei lavori agostana hanno votato scheda bianca già sei volte. E rischiano di farlo ancora a lungo.

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