Michele Focarete per “Libero Quotidiano”
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Dopo l' amore è ritornata illibata per potersi sposare nel suo Paese. Quindici minuti di bisturi, per riacquistare la verginità e non essere ripudiata dal futuro marito e dalla famiglia. Una donna musulmana, infatti, può concedersi solo a un musulmano e solo dopo il matrimonio.
Ma l' amore per un italiano l' ha spinta ad avere il primo rapporto e a questo punto non le è rimasto altro che l' intervento chirurgico per ricostruire l' imene e tornare a essere vergine, per la gioia di tutti.
È la storia di Jasirah B.(il nome è di fantasia per tutelarla), 34 anni, marocchina di Salé, sul fiume Bou Regreg, di fronte alla capitale Rabat, che si era innamorata perdutamente di Luciano, 42 anni, brianzolo, con uno stipendio da capofabbrica e una villetta di proprietà nell' hinterland milanese.
JASIRAH, LA DONNA CHE SI E' FATTA OPERARE PER TORNARE VERGINE
Luciano non è bello, ma piace. E i suoi modi gentili e la sua simpatia fanno breccia nel cuore di Nadia, terza di sei figli, arrivata a Trezzano sul Naviglio per aiutare la famiglia.
Un anno a rincorrere lavori d' ogni tipo. Ma meno di una settimana per capire che con Luciano è amore vero. Quello che ogni notte ti fa sognare ad occhi aperti. Pur sapendo che sta andando contro il suo credo. Contro la sua famiglia. Contro tutti. «Se lo avessero saputo», ricorda ancora con un certo terrore, «avrei fatto prima a suicidarmi».
«CERCAVO UN IMPIEGO»
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E va indietro nel tempo. «Quando sono arrivata qui, ero alla continua ricerca di un impiego per dare una mano ai miei che non se la passavano bene. Ma il mio arrivo in Italia è stato l' inizio della mia storia con Luciano, conosciuto tramite un' amica marocchina». I primi sguardi. Qualche parola scambiata di sfuggita. Il primo incontro. «Con la morte nel cuore», ricorda Jasirah, «per paura che qualcuno ci vedesse».
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Poi il primo bacio. «Prima di lui non avevo baciato nessun altro». E il primo rapporto. «Avevo appena compiuto 28 anni ed ero ancora vergine. Se devo essere sincera non è stato come lo immaginavo e come me lo descrivevano le mie amiche: ho sofferto e non ho provato granché». Ma il suo Luciano è il grande amore. Non ha dubbi. «Mi confidai solo con Fatiha, l' amica che me lo aveva fatto conoscere. A lei raccontai anche di Ahmed, un ragazzo marocchino che mi era stato presentato da mio padre quando ero piccola. Ma come farai, mi diceva la mia amica, se poi dovrai sposarlo?».
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«RICATTATA»
L' anno seguente Jasirah è tornata al Paese, perché sua madre la voleva vedere. Le continuava a ripetere di non sentirsi bene. Ma era una trappola: appena arrivata in Marocco, il fratello maggiore le ha preso i documenti e l' ha ricattata. «O sposi Ahmed o non potrai più tornare in Italia». «Ahmed era andato da mio fratello a chiedere la mia mano. E in quel preciso momento, il mondo mi è crollato addosso. Distrutta. Per la mia famiglia ero ancora vergine. Ho finto di essere felice e poi sono corsa a telefonare a Fatiha. Mi consigliò che dovevo andare subito da un medico a Rabat, uno specializzato a riparare quel tipo di danno, altrimenti rischiavo grosso». «Quella notte», ricorda Jasirah, «non ho dormito.
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Era perseguitata dagli incubi. E la mattina seguente andai dal dottore. Fu gentile e mi rincuorò dicendomi che con 200 euro sarei tornata come prima e mi sarei sposata senza intoppi e che il mio futuro marito non si sarebbe accorto di nulla». E così è stato.
Ma il grande amore con Luciano da quel momento è naufragato miseramente.
Dopo tre giorni dall' intervento Jasirah si è sposata con Ahmed. «I primi tempi sono stati durissimi, perché mentivo sempre. Dicevo di amarlo ma non era vero. Bugie anche quando gli facevo credere che lui è stato l' unico uomo della mia vita. Sempre bugie.
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Mentivo ai miei, sforzandomi di essere allegra, di essere la Nadia di sempre. Fino al giorno in cui è nata Karima. Allora riversai tutto il mio amore su mia figlia e dimenticai ogni cosa. A Luciano spiegai il mio dramma per telefono e lui si mise a piangere a dirotto, come un bambino, ma non mi cercò più. E io non mi sono sentita più addosso l' anima e da allora prego sempre Allah di perdonarmi».