DAGONOTA
giuseppe conte dario franceschini
Sia Di Maio che Franceschini hanno provato a mettere un piede a Palazzo Chigi per marcare stretto il CamaleConte che, al bis, ha cominciato a gonfiarsi come una rana per diventare il principe assoluto del governo. Il premier con la pochette – un tipino fino cattivissimo dentro, di gomma fuori - ha detto subito di no ai due referenti dei partiti. Poi le pressioni sono aumentate e il premier reinventato prima da Mattarella e poi dai poteri forti internazionali e Vaticano ha dovuto un po’ cedere e ha mollato due stanzine a Giggetto e Su-Dario dove a malapena entra una segretaria; fuori dalle palle lo staff dei ministri.
luigi di maio dario franceschini
IL CONTE S’ALLARGA
Giuseppe Conte ora che ha fatto il bis non ha alcuna intenzione di dividere il potere, come fece durante l'esecutivo gialloverde. "D'ora in poi - dicono i suoi - i ritmi e il passo saranno dettati dal Presidente del Consiglio. E non ci saranno neppure riunioni di gabinetto con i leader di Pd e M5s. Certo, quando sarà necessario sciogliere qualche nodo, sarà inevitabile un incontro con i capi delegazione Di Maio e Franceschini. Ma la sintesi, di norma, si troverà nella collegialità di Consiglio dei ministri".
giuseppe conte luigi di maio dario franceschini
E ancora spiega il Messaggero: "Questo non sarà un governo Conte, Franceschini e Di Maio, ma solo un governo Conte, improntato al decisionismo di Conte. Il governo si riunirà ogni giovedì, l'ordine del giorno sarà chiaro e dettagliato senza provvedimenti fuori sacco arrivati all'ultimo minuto privi del visto degli uffici legislativi. Dunque non potranno più esserci manine e manone". Un cambio di atteggiamento, quello di Conte che, durante la nomina dei sottosegretari è riuscito anche nell'intento di avere il suo Mario Turco come sottosegretario alla presidenza del Consiglio.