Gian Guido Vecchi per il “Corriere della Sera”
Gualtiero Bassetti, presidente Cei
Il cardinale Gualtiero Bassetti è un uomo di confine. Come il poeta Dino Campana, è nato a Marradi, sul versante romagnolo dell' Appennino toscano, provincia di Firenze e diocesi di Faenza. Bisogna sentirlo, quando racconta «l'estrema povertà del dopoguerra», gli anni della sua infanzia: «Siamo sopravvissuti perché abbiamo condiviso quel poco che avevamo, se non lo avessimo fatto sarebbe stato impossibile sopravvivere: chi portava un po' di latte, chi un po' di pane Lì ho capito che il miracolo della moltiplicazione è dividere».
Quando entra nell'atrio dell'aula Paolo VI - «pregate per me» - il primo pensiero «riconoscente» è rivolto a papa Francesco, «per il coraggio che ha mostrato nell' affidarmi questa responsabilità al crepuscolo della mia vita». Poi sorride e cita il profeta biblico Gioele: «È davvero un segno che il Santo Padre crede nella capacità dei vecchi di sognare».
Gualtiero Bassetti
L' arcivescovo di Perugia ha compiuto il mese scorso 75 anni, l' età della «rinuncia» per i pastori, ma il pontefice gli aveva subito risposto concedendogli una proroga senza scadenze che a questo punto diventa di cinque anni, la durata del mandato alla presidenza della Cei. Uno dei segnali che hanno preceduto la nomina, come quando il 23 aprile Francesco decise di mandare proprio lui a celebrare messa e posare a suo nome una rosa d' argento sulla tomba di don Primo Mazzolari, a Bozzolo.
«Quel giorno padre Leonardo Sapienza mi chiamò dal Vaticano per dirmi: vedrai che domani ci sarà un' altra sorpresa, per te». La sorpresa era l' annuncio del viaggio del Papa, il 20 giugno, a Bozzolo e anche a Barbiana, sulla tomba di don Lorenzo Milani. «Sono due figure di preti molto diverse tra di loro che tuttavia danno il senso del prete fedele, della Chiesa italiana», considera il neopresidente dei vescovi. «Don Milani, per esempio, aveva un caratteraccio, magari ti aggrediva per vedere come reagivi e poi ti chiedeva di confessarlo, si mostrava dolcissimo».
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Persone diverse, un' idea di Chiesa. A Bozzolo, Bassetti aveva ricordato come «già da seminarista, nelle pagine del diario, don Primo annotava che "per diventare preti veri bisogna essere uomini interi"». Miti ma determinati, nel caso scomodi. Sono i modelli sui quali si è formato nella sua Firenze. «Quanto sono grato, il Signore lo sa, a don Mazzolari, padre Turoldo, La Pira, don Milani e don Barsotti. Fin dalla giovinezza mi hanno ispirato un umanesimo bello, profondo e cristiano che ha nutrito la mia vocazione al sacerdozio.
Mi hanno insegnato che la fede cristiana ti vuole incontrare nella tua umanità, perché tu sia innanzitutto un uomo vero.
È questa fede che ti porta a impegnarti per la dignità della persona umana, per l'inviolabilità dei suoi diritti: al pane, al lavoro, alla bellezza. Pane e grazia, sintetizzava La Pira». Il suo predecessore ha guidato la Chiesa italiana nella lunga transizione dagli anni di Ruini alla Chiesa «ospedale da campo» voluta da Francesco.
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«Mi incoraggiano le parole del cardinale Bagnasco, cui mi sento legato da sincera amicizia, quando ha augurato al nuovo presidente di "essere se stesso". E questo è quello che desidero dal profondo del mio cuore e intendo fare». Del resto, racconta, «sono vescovo da 23 anni, non ho programmi preconfezionati da offrire, poiché nella mia vita sono sempre stato abbastanza improvvisatore».
La direzione, tuttavia, è chiara: «Intendo lavorare insieme con tutti i vescovi, grato per la fiducia che mi hanno assicurato. Il Papa ci ha raccomandato di condividere tempo, ascolto, creatività e consolazione. Questo è già un programma, è ciò che cercheremo di fare insieme. "Vivete la collegialità", ci ha detto, "camminate insieme": è questa la cifra che ci permette di interpretare la realtà con gli occhi e il cuore di Dio».
Ieri Bassetti ha presieduto il suo primo Consiglio permanente. Eppure dice: «La cosa che mi ha dato più gioia, in questo momento, è una cosa piccolissima ma per me un segno importante, una telefonata affettuosa dei ragazzi di Mondo X di padre Eligio, che mi hanno detto: continua ad essere un papà per noi».