Dall'articolo di Lorenzo De Cicco per www.ilmessaggero.it
virginia raggi paola de micheli
Perfino nei corridoi del Campidoglio ormai lo ammettono: «Non servono a molto questi blocchi, ma siamo obbligati per legge». In realtà, come sostengono alcuni esperti, a partire dal Cnr, qualche margine discrezionale per i sindaci c'è, almeno sulla categoria delle auto da mettere al bando. Ma sono soprattutto i numeri a certificare l'ennesima beffa Capitale, stavolta in versione smog: nonostante da due giorni siano ferme quasi 700mila auto diesel, addirittura quelle fresche d'immatricolazione, le Euro 6, gli sforamenti del limite delle polveri sottili aumentano, anziché diminuire.
1. SMOG A ROMA, CAPOLAVORO RAGGI: LE AUTO CHE INQUINANO MENO? ELIMINIAMOLE TUTTE
Giorgio Ursicino per www.ilmessaggero.it
Finalmente Roma torna ad essere caput mundi. Ha ragione la sindaca Raggi, si era proprio stufata.
carbone e inquinamento 1
La capitale del primo impero della storia ridotta nelle zone basse della classifica da tutti i punti di vista, sia quello economico sia di qualità della vita. Ci sarà pure qualcosa in cui essere ancora i migliori, purché se ne parli. Ecco l'anticiclone amico, con l'alta pressione accovacciata sul Bel Paese a ringhiare alla prima nuvoletta all'orizzonte. Così, dopo un novembre amazzonico, la pioggia è diventata solo un ricordo, le polveri sottili hanno pian piano intasato l'atmosfera, mandando fuori di testa le centraline che misurano l'inquinamento. Ecco l'occasione, l'allarme rosso può diventare amico.
E la sindaca, per salvare i romani, tira fuori la geniale soluzione che fa della Città Eterna un enclave più avanzato di Palo Alto, il cuore della Silicon Valley. Fermare tutte le auto diesel, anche le Euro 6, quelle appena uscite dal concessionario, alcune delle quali costose più di centomila euro e considerate da tutti lo stato dell'arte della tecnologia, autentici capolavori per quanto riguarda le emissioni nocive. Un'originale soluzione al problema, fermare le auto che non inquinano per migliorare la qualità dell'aria. Come tentare di spegnere gli incendi australiani con lo spray o azzerare il debito pubblico italiano impegnandosi a lavorare di più.
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Se non fosse una cosa seria, ci sarebbe da ridere. Ma è avvenuto veramente e la geniale idea, oltre a far parlare di noi in mezzo mondo, non ha chiaramente portato il minimo beneficio anche perché possono tranquillamente girare le Euro 3 a benzina che hanno quasi venti anni e, alcune della quali, sono delle vere bombe ecologiche. Paragonare queste vecchie carrette con un Euro 6 diesel è una follia per chi è sobrio, non solo dal punto di vista ambientale, ma anche da quello non meno importante della sicurezza. Provate a pensare a quante vite umane siamo riusciti a risparmiare nel nuovo millennio solo per il progresso delle vetture. Alla prima cittadina, mentre covava il trappolone al diesel, gli è sfuggito che la sua Municipale aveva appena ritirato dagli showroom centinaia di macchine provenienti della fabbrica, manco a dirlo a gasolio.
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Eppure finora i romani di pazienza ne hanno avuto da vendere, soprattutto in fatto di mobilità. La libertà e il diritto di muoversi, un asset fondamentale nella vita tutti i giorni. Ricordare che le buche hanno preso il posto del Colosseo come simbolo della città è come sparare sulla croce rossa e poi, suvvia, molte voragini (ma non così tante) c'erano anche prima che Virginia salisse il Campidoglio. Più difficile è comprendere perché due fermate strategiche dell'unica vera metropolitana romana siano rimaste chiuse quasi un anno ciascuna per sistemare le scale mobili. Nell'ultimo periodo, prendere l'autobus è diventata un'impresa eroica, come farsi una passeggiata a Baghdad. Prendono fuoco come cerini e, quando funzionano, fumano come ciminiere. Uno addirittura si è incendiato davanti alla Rinascente appena ristrutturata e quando è esploso ha fatto saltare le penne sulle scrivanie del vicino palazzo Chigi.
traffico roma blocco diesel
Non è certo possibile dire al proprietario di una diesel Euro 6 costretto a lasciare la sua auto nuova fiammante casa che sono cose che succedono, che serve pazienza, che stanno lavorando per migliorare la situazione. Quando l'inquinamento sale c'è un modo meno cervellotico e più efficace di imporre lo stop alle vetture a gasolio appena immatricolate: durante la notte lavare le strade e rimuovere il particolato, una cosa che a Mosca fanno tutti i giorni. Ma se la sindaca tante cose non le sa, non si riesce a capire perché qualcuno non gli dà una mano, un consiglio, un suggerimento. Eppure si tratta della capitale d'Italia, la città più antica e famosa del mondo.
Il premier Conte, fra crisi libica, situazione dell'Ilva, caos Autostrade e rilancio Alitalia, ha il suo bel da fare ma, visto che anche lui vive a Roma, dire a Virginia che non si risolve un problema delicato e complesso riguardante la salute dei cittadini fermando le auto migliori che abbiamo. Forse un po' più di tempo di occuparsi della situazione lo poteva avere Paola De Micheli che per lavoro adesso fa il Ministro dei Trasporti e della Infrastrutture ed è la responsabile della motorizzazione nel nostro paese.
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Sembra una persona tanto sensata, avrebbe potuto suggerire alle sindaca di evitare di fare un buco nell'acqua. In fondo qualche esperto nel suo ministero ce l'ha a disposizione. Luigi Di Maio, infine, è un po' più coinvolto. Non guida lui il partito di cui fa parte la Raggi? Evitando certe scellerate decisioni forse fermerebbe l'emorragia di parlamentari che affligge il movimento.
2. LO SMOG FATTO IN CASA
Corrado Zunino per www.repubblica.it
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Non è il traffico automobilistico la prima causa dell'invasione delle polveri sottili nel Centro-Nord del Paese. È, piuttosto, il riscaldamento residenziale. Il consumo di legna, pellet e carbonella, combustibili minoritari all'interno delle nostre case, incide sull'inquinamento residenziale per oltre il 90 per cento. Lo studio di Life PrepAir, progetto della Regione Emilia su co-finanziamento europeo nato nel febbraio 2017 per trovare in sette anni soluzioni all'inquinamento dell'intero Bacino del Po, porta acqua al mulino dei critici delle misure blocca- traffico. Lo stop alle auto non è solo un provvedimento tampone, che finisce per togliere attenzione politica e risorse economiche a soluzioni di ampio respiro, ma anche le priorità sui pericoli - sostiene il progetto - sono mal scandite e affrontate.
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L'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - Ispra - conferma che anche il 64 per cento delle emissioni di Pm2.5, possiamo chiamarle polveri sottilissime, deriva proprio dal settore residenziale ed è riconducibile in buona parte alla legna. E così la ricerca dei traccianti delle diverse sorgenti, condotti sul campo dalle Agenzie regionali per l'ambiente (Arpa).
Uscendo dal bacino padano, il protagonismo negativo delle biomasse resta una certezza. Le massime concentrazioni di Pm10 si registrano nelle stazioni di rilevamento di Frosinone, "area dove la combustione della legna è forte", dice lo studio. I dossier di Arpa Umbria rivelano, ancora, come a Città di Castello il contributo delle biomasse alle concentrazioni di particolato arrivi al 47,8 per cento. In Puglia, regione che non segnala sforamenti delle polveri sottili, le massime concentrazioni di aerosol inquinante si avvistano nel comune di Torchiarolo, dove la prima fonte di emissione è proprio la combustione in stufe e caminetti. Bruciare legna nel suggestivo caminetto non produce solo un pulviscolo insidioso di Pm10, ma anche Benzo(a)pirene, che fornisce alle stesse polveri nuova tossicità.
Non esiste combustione casalinga a emissioni zero, ad oggi. Il metano non incide sulla nostra respirazione, ma allarga il buco dell'ozono. E il pellet, in crescita sul mercato visti i prezzi concorrenziali, a lungo è stata indicata come un'energia verde e come tale sovvenzionata.
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