1. DICHIARAZIONE DEL CARDINALE STANISLAO DZIWISZ IN MERITO AD ALCUNE AFFERMAZIONE DEL SIGNOR PIETRO ORLANDI
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Negli ultimi giorni alcune avventatissime affermazioni – ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni – proferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela, hanno trovato eco sui social e in taluni media anzitutto italiani.
È appena il caso di dire che suddette insinuazioni che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali. Un crimine gigantesco infatti è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale.
Papa Wojtyla e Stanislaw Dziwisz
Va da sé che il dolore incomprimibile di una famiglia che da 40 anni non ha notizie su una propria figlia meriti tutto il rispetto, tutta la premura, tutta la vicinanza. Così come non ci si può, in coscienza, non augurare che la verità su questa angosciante vicenda finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi.
Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela.
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A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede.
2. DAL PROFILO FACEBOOK DI FABRIZIO PERONACI
Fango su un Papa. Non è questo il modo di cercare la verità. Quando ho letto questa dichiarazione, ampiamente riportata oggi da organi di stampa, ho stentato a credere che Pietro Orlandi potesse averla pronunciata: “Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due Monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case…” Come sapete, ho condiviso un lungo percorso con il fratello di Emanuela, con solidarietà e affetto.
pietro orlandi, fratello di emanuela orlandi
Ho scritto il libro da lui co-firmato, “Mia sorella Emanuela“, animato da passione civile e volontà di contribuire all’accertamento di quanto accaduto, per dare senso e vigore alla mia professione, oltre che per arricchirmi dal punto di vista umano. Da un certo momento in poi, però, sono stato costretto a prendere le distanze da Pietro, giacché mi sono accorto che la sua esasperata ricerca di visibilità lo portava ad accreditare qualsiasi pista, circostanza da lui ammessa con un misto di ingenuità e candore, il che è a mio avviso un grande errore e presenta una seria controindicazione: se si dà credito a tutte le piste di fatto, senza volerlo, si contribuisce a confondere e a depistare.
emanuela orlandi
È solo seguendo con costanza e capacità analitica la traccia più credibile e fondata su riscontri che, mettendo insieme via via i successivi approfondimenti, si possono a mio avviso compiere passi avanti decisivi. E’ questo il metodo da me seguito da anni, sulla base degli elementi che conoscete. Ma nelle ultime ore è successo qualcosa di piu: Pietro Orlandi, nella sua convulsa e autoreferenziale ricerca della verità su sua sorella, ha scelto la linea diretta dell’insulto non provato al massimo rappresentante della chiesa cattolica.
In una trasmissione televisiva è giunto a gettare fango su Giovanni Paolo II, accusandolo esplicitamente di essere stato pedofilo. No, questo è un limite che non si sarebbe dovuto scavalcare. Cercare un titolo a effetto facendo strame di valori e principi insieme morali e giuridici non lo ritengo accettabile. Il buon senso, più ancora che il garantismo, dovrebbe impedire di parlare a vanvera, gettando discredito senza prove su una figura che, per quanto controversa, ha segnato la storia di fine Novecento ed è amata da milioni di persone.
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