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    SI GELA IL SANGUE NELLE V-ENI - PER LA PRIMA VOLTA UNA PERIZIA DEL TRIBUNALE HA MESSO IN RELAZIONE LE MALFORMAZIONI DEI BAMBINI A GELA CON L'INQUINAMENTO PROVOCATO DALLA RAFFINERIA DELL’ENI - IL GRUPPO: “NON CI SONO EVIDENZE SCIENTIFICHE APPREZZABILI. NESSUN RISARCIMENTO”


     
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    Emiliano Fittipaldi per “l’Espresso”

     

    RAFFINERIA DI GELA RAFFINERIA DI GELA

    Terremoto all'Eni. Per la prima volta una perizia medica ha messo in relazione le malformazioni dei bambini della città di Gela, che alcune statistiche indicano tra le più alte del mondo, con l'inquinamento ambientale provocato dalla raffineria dell'azienda di stato controllata dal ministero dell'Economia.

     

    Come si legge nell'inchiesta esclusiva sull'Espresso in edicola venerdì 11 dicembre e già online su Espresso+  i periti, professori di fama nazionale ed internazionale, hanno individuato una dozzina di casi "positivi", bimbi e ragazzini che hanno visitato e studiato per due anni con deformazioni che hanno colpito gli organi genitali o i piedi, le mani o il midollo spinale, il cervello o la bocca. 

     

    RAFFINERIA DI GELA RAFFINERIA DI GELA

    «Il collegio della commissione tecnica d’ufficio all’unanimità» si legge in relazione a uno dei piccoli «si rammarica che - nell’ampio lasso di tempo intercorso tra l’allarme indicato dai primi studi condotti a Gela, le crescenti preoccupazioni sollevate dalla popolazione e dalla comunità scientifica e il presente - non sia mai stato condotto uno studio di elevata qualità per poter stabilire in modo definitivo la possibile esistenza della relazione causale tra sostanze chimiche prevalenti nel comune e alcune malformazioni.

     

    LE MALFORMAZIONI DEI BAMBINI DI GELA LE MALFORMAZIONI DEI BAMBINI DI GELA

    Ritiene che la possibilità che la spina bifida di Kimberly Scudera sia stata favorita dalla presenza nell’ambiente (aria, acqua, alimentazione) di sostanze chimiche prodotte dal polo industriale sia del tutto concreta, sia per effetto individuale che per effetto sinergico tra loro». La perizia - che “l’Espresso” pubblica in esclusiva - è rivoluzionaria. Perché il petrolchimico dell’Eni per la prima volta finisce ufficialmente sul banco degli imputati.

     

    I consulenti dei giudici hanno depositato il loro parere scientifico lo scorso luglio nell’ambito di un procedimento civile che una ventina di famiglie hanno promosso contro l’Eni. L’obiettivo principale era di ottenere risarcimenti economici e rimborso delle spese mediche per le piccole vittime dell’inquinamento, ma la causa s’è conclusa con un nulla di fatto.

     

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    «Nonostante la perizia il colosso energetico non ha fatto alle 12 famiglie alcuna proposta economica», spiega Luigi Fontanella, l’avvocato dei genitori dei bambini. Tutti gli studi finora eseguiti», spiega invece l'Eni «non hanno fornito evidenze scientifiche apprezzabili circa la sussistenza di un nesso tra le patologie e l’impatto ambientale delle attività industriali del nostro stabilimento. Anche la consulenza tecnica d’ufficio del luglio 2015 mostra importanti limiti a livello metodologico, e soprattutto l’assenza di elementi scientificamente apprezzabili a sostegno delle valutazioni conclusive. Dunque non ci sono ulteriori mediazioni in corso né ipotesi di risarcimento».

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