Estratto dell'articolo di Chiara Comai per “la Stampa”
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«Chiederò di andare in galera. Voglio dare un segnale». Emilio Coveri, fondatore e presidente di Exit-Italia, ieri è stato condannato a tre anni e quattro mesi dal tribunale di Catania per istigazione al suicidio. «E sa che cosa mi rode? Che non ho potuto aiutare nessuno. Non l'ho fatto perché non mi metto contro la legge italiana» spiega.
La sentenza della terza sezione della Corte d'Assise d'Appello si riferisce al caso di Alessandra Giordano, catanese morta in Svizzera attraverso suicidio assistito nel 2019. «Con questa persona non ho mai nemmeno parlato», dice Coveri, che nel novembre 2021 era stato assolto in primo grado «perché il fatto non sussiste».
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C'è un solco profondo che divide Coveri da altri casi, come quello di Marco Cappato. Lui non accompagna chi ha deciso di farla finita. Lui traccia la via: fornisce informazioni, contatti. Ascolta e dà risposte. E così ha fatto con Alessandra Giordano, insegnante catanese, che nel marzo 2019 decise di rivolgersi alla clinica Dignitas, in Svizzera. Secondo la procura, soffriva di «patologie non irreversibili» e si sarebbe rivolta a Coveri che l'avrebbe istigata al suicidio.
«La signora Giordano aveva fatto il testamento biologico e si era recata autonomamente nella stessa clinica che ha accolto Dj Fabo - spiega il presidente di Exit -. Io ho saputo che era andata in quella struttura tramite il programma "Chi l'ha visto?". Quando le persone si rivolgono a noi, ci chiedono informazioni. Noi indichiamo quali sono le quattro associazioni in Svizzera che consentono il suicidio assistito, e basta. A noi preme solo dare le informazioni necessarie a chi vuole mettersi in contatto con queste strutture».
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La pratica d'altronde non è semplice. «Bisogna fornire la documentazione medica e il singolo caso viene valutato da una commissione di tre medici svizzeri che può accettare o meno la richiesta». Il tutto costa non meno di 10 mila euro, viaggio escluso.
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La storia di Coveri è quella di un figlio che ha visto il papà spegnersi per un cancro ai polmoni. «Allora, nel 1988, non davano neanche la morfina. Due anni dopo a mio zio è venuto un tumore alle ossa. Andai a casa sua per vedere Juventus-Barcellona, era in piedi davanti alla finestra e mi disse: "Aprila che mi butto giù". Dopo la sua morte ho giurato a me stesso che una fine così non la farò mai» […]
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Coveri ha fondato Exit-Italia nel 1996 e ne è ancora presidente, all'età di 72 anni. L'associazione fornisce assistenza a chi vuole scrivere il proprio testamento biologico e a chi chiede informazioni sulle cliniche di eutanasia legale in Svizzera […]
In Italia il testamento biologico è riconosciuto dalla legge 219, che consente a «ogni persona di esprimere consenso o rifiuto su trattamenti sanitari, scelte terapeutiche e accertamenti diagnostici». […]
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