Marco Ventura per “Il Messaggero”
ABU MUHAMMAD AL-MASRI
Il castigo arriva da lontano, in una calda serata di agosto nel quartiere dei pasdaran a Teheran, sotto gli occhi dei guardiani della Rivoluzione. È il 7 del mese, anniversario dei brutali attentati del 1998 perpetrati da Al-Qaeda contro le ambasciate degli Stati Uniti in Kenya e in Tanzania, 224 i morti e centinaia i feriti (il biglietto da visita dell'organizzazione di Osama Bin Laden, espatriato dall'Arabia Saudita in Africa e artefice, tre anni dopo, dell'11 settembre). Lo scorso 7 agosto, una Renaul L90 bianca Mégane Sedan procede nella capitale iraniana con a bordo Habib Daoud, 58 anni, professore di storia libanese, e sua figlia Maryam, 27, quando lo accosta una motocicletta con due sicari.
ABU MUHAMMAD AL-MASRI
Cinque i colpi di pistola col silenziatore. Quattro proiettili finiscono nell'abitacolo e uccidono padre e figlia. Uno s' incunea in un'altra automobile. La rete libanese MTV fa sapere che il professor Daoud era affiliato a Hezbollah, la milizia sciita foraggiata dai pasdaran iraniani. Ma la reale identità della vittima, rivela adesso il New York Times in un articolo-scoop, è Abdullah Ahmed Abdullah, numero 2 di Al Qaeda meglio noto col nome di guerra Muhammad al-Masri, dieci milioni di dollari sulla sua testa promessi dall'FBI, uno dei terroristi più ricercati al mondo.
Daoud sarebbe soltanto il nome di copertura affibbiato dai pasdaran ad al-Masri, secondo soltanto nella nomenklatura qaedista al medico egiziano Ayman al-Zawahiri. La figlia Maryam era la vedova di Hamza bin Laden, un figlio di Osama, ucciso l'anno scorso da un drone americano nel Waziristan, tra Pakistan e Afghanistan. I giustizieri di al-Masri sarebbero agenti del Mossad, i servizi israeliani, e avrebbero operato in collaborazione o per conto della Cia, attiva da anni nel tracciamento degli alqaedisti scappati in Iran dopo il 9/11.
ABU MUHAMMAD AL-MASRI
EX CALCIATORE Un'altra figlia di al-Masri era sposata a un componente del direttorio dell'organizzazione, Abu al-Khayr al-Masri, rifugiatosi in Iran e autorizzato a partire nel 2015, per morire anche lui sotto un drone targato Usa in Siria, nel 2017. Il nostro al-Masri era nato nel 1963 nel distretto di Al Gharbiya, Nord dell'Egitto. Calciatore professionista nella serie A egiziana, dopo l'invasione russa in Afghanistan si unisce al movimento jihadista e al gruppo di Bin Laden, è il n.7 dei suoi 170 membri fondatori.
All'inizio degli anni '90 raggiunge Bin Laden a Khartoum, Sudan, diventa capo dell'addestramento e contribuisce a creare le unità militari di Al Qaeda. Si sposta in Somalia. I suoi uomini insegnano alle milizie del signore della guerra Mohamed Farrah Aidid l'uso dei lancia-razzi e nel 1993, nella battaglia di Mogadiscio, quella del film Black Hawk Down, abbattono gli elicotteri americani.
osama bin laden
Poi arrivano gli attacchi stragisti alle ambasciate Usa a Nairobi e Dar es Salaam del 7 agosto 1998. Dopo l'11 Settembre, Al Masri si rifugia a Teheran e viene catturato dai pasdaran. Gli sciiti sono acerrimi nemici dei jihadisti sunniti, ma ne tollerano la presenza a Teheran come assicurazione contro possibili attentati e in nome della comune guerra a Israele e agli Usa. Stando a un rapporto del 2008 dell'Antiterrorismo Usa, al-Masri era «il più esperto e capace pianificatore di operazioni». Ed era il mentore di Hamza, figlio di Bin Laden, oltre che stretto collaboratore di un altro leader di Al Qaeda, Saif al-Adl.
LA VENDETTA Gli israeliani avevano un conto aperto con lui: nel 2002 una sua unità aveva condotto l'assalto contro un resort in Kenya pieno di turisti israeliani, uccidendone tre (e 13 kenyoti), mentre un'altra squadra cercava di colpire all'aeroporto di Nairobi, con uno Stinger, un volo per Israele.
osama bin laden
Prevedibilmente, l'uccisione del numero 2 di Al Qaeda viene smentita da tutti. Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano invita i media Usa a «non cadere nella trappola di scenari hollywoodiani alimentati da agenti americani e sionisti», mentre dagli uffici del premier israeliano Netanyahu e del presidente Trump solo secchi «no comment». Va detto che il Mossad non ha mai rivendicato gli omicidi mirati dei fisici iraniani impegnati nel programma di armamento nucleare di Teheran.