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    IL CDA RAI DOMANI METTERÀ SOTTO PROCESSO LA GESTIONE DI RADIO UNO E DEI GIORNALI RADIO: DIFFICILE CHE PREZIOSI POSSA USCIRE INDENNE DA UN FACCIA A FACCIA CHE HA POCHI PRECEDENTI IN RAI


     
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    Antonio PreziosiAntonio Preziosi

    Il Consiglio di Amministrazione della Rai domani metterà sotto processo la gestione di Radio uno e dei Giornali Radio. Convocati in audizione il direttore dell'ex ammiraglia della radiofonia italiana, il berluscone Antonio Preziosi, stretto tra l'assedio della sua redazione e gli attacchi a ripetizione del direttore generale Gubitosi, e Nicola Sinisi, il nuovo capo di Radio Rai, fortemente ridimensionato dopo la caduta di Enrico Letta e la resa degli ultimi bersaniani al nuovo che avanza nel Pd.

    Difficile che Preziosi possa uscire indenne da un faccia a faccia che ha pochi precedenti in Rai per tempi e modalità e non sarebbe servito a nulla neppure un pellegrinaggio ad Arcore, dal Cavaliere, accompagnato dal fido cameraman del Banana Roberto Gasparotti.

    Preziosi AntonioPreziosi Antonio

    A mettere in croce Preziosi numeri che lo condannano inesorabilmente, la caduta verticale degli ascolti, la perdita di credibilità della testata, le gaffe a ripetizione, come l'ultima sulle foibe con il Giorno del ricordo liquidato in un'intervista ad un esponente dell'Associazione partigiani di Trieste.

    Episodio che ha ricompattato contro di lui l'intero Parlamento: da Anzaldi del Pd a Gasparri di Forza Italia fino a Giorgia Meloni, che hanno chiamato il direttore-berluscone a dare spiegazioni in Commissione di vigilanza. "A Preziosi non perdonano nulla - commentavano a Saxa Rubra i pochi che in redazione gli sono rimasti vicini - mentre alla Maggioni è permesso tutto: può fare ascolti vicini allo zero e mandare in onda un pompino alle tre di pomeriggio e nessuno in azienda si scandalizza" con un riferimento, neppure troppo velato, a Giggino Gubitosi.

    Gubitosi Andreatta foto OlycomGubitosi Andreatta foto Olycom

    Ma a difendere Preziosi non è rimasto quasi nessuno. Gli amici di un tempo, in Cda, non gli rispondono al telefono, uno dei suoi punti di riferimento, Antonio Catricalà, il vice ministro con delega alle comunicazioni ha fatto le valigie ed ha lasciato il suo scranno allo Sviluppo Economico e lui non sa più a che santo votarsi.

    Liquidato Preziosi, che cosa potrebbe accadere? Le grandi manovre politiche sono già partite per contendersi l'osso, un osso con attaccati quasi duecento giornalisti, grandi eventi, un budget milionario da gestire per una rete all news, in onda 24 ore.

    ROBERTO GASPAROTTI IN GRAN FORMAROBERTO GASPAROTTI IN GRAN FORMA

    Un potere immenso, che fa gola ai renziani, consapevoli che per affrontare la difficile fase di start up del governo è necessario poter contare su testate "amiche". Ma che ha scatenato una bagarre anche all'interno delle diverse componenti del centrodestra, che rivendicano una casella, tradizionalmente appannaggio degli ex An prima e poi del Pdl.

    antonio catricalaantonio catricala

    Tra gli altri pretendenti annunciati Marcello Sorgi sembra ormai fuori gioco. I rumors raccontano di un impegno di Gubitosi con il partito Fiat per liberare La Stampa da una pesante voce nei conti aziendali, ma il progetto sarebbe avversato da una parte del Cda e in particolare dalla presidente Tarantola, a causa della maxi buonuscita, incassata da Sorgi al momento di lasciare la Rai, nel 1998, dopo aver diretto prima il Gr per pochi mesi e poi il TG1.

    flavio muccianteflavio mucciante

    L'altro candidato, il direttore di Radio due Flavio Mucciante è in grande movimentismo. Il quotidiano Libero lo dipinge come "uno dei punti di riferimento di Casini" ma poi gli riconosce di aver rilanciato la sua rete con numeri da record. Lui, dopo aver riportato Fiorello in radio, sarebbe "lusingato dalla proposta del direttore generale - scrive Aldo Fontanarosa sul suo blog di Repubblica - ma ha chiesto di restare dov'è", forte dei risultati ottenuti e in positivo trend di crescita.

    MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

    Tanto che Gubitosi se non dovesse essere praticabile la soluzione più "tecnica" , rappresentata da Mucciante, avrebbe già deciso di giocare la carta di un identikit "politico": un candidato che possa diventare pedina di scambio nei nuovi assetti dell'era Renzi, merce "preziosa" in vista delle prossime nomine negli Enti pubblici e nelle Partecipate.

     

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