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    IL CINEMA DEI GIUSTI - DOBBIAMO RICONOSCERE A SYDNEY SIBILIA, REGISTA DEL NUOVO "MIXED BY ERRY", UN GRANDE CORAGGIO A RACCONTARE COME FOSSE "SCARFACE" LA STORIA DEL MITICO DJ DI FORCELLA ENRICO FRATTASIO, CHE ASSIEME AI FRATELLI DOMINÒ IL MERCATO DELLE AUDIOCASSETTE AL TEMPO DEI WALKMAN, ARRIVANDO A PRODURRE QUALCOSA COME 60 MILA PEZZI AL GIORNO, OCCUPANDO IL 27% DELL’INTERO MERCATO NAZIONALE - DI STORIA NON CE N’È TANTA DA RACCONTARE E QUALCOSA NON TORNA, MA IL FILM È MOLTO RIUSCITO… - VIDEO


     
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    MIXED BY ERRY MIXED BY ERRY

    Marco Giusti per Dagospia

     

    Può nascere un dj a Forcella? Perché no? Come può nascere un regista di successo a Salerno. Dobbiamo riconoscere a Sydney Sibilia, celebrato giovane autore (salernitano) di “Smetto quando voglio”, il primo film della serie era davvero molto riuscito e rinnovò il panorama del cinema italiano, un grande coraggio.

     

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    Ci voleva coraggio sia con “Smetto quando voglio” sia a riscrivere una storia come “L’isola delle rose” sia a raccontare come fosse lo Scarface di Al Pacino la storia del mitico dj di Forcella Enrico Frattasio, che si firmava “Mixed by Erry”, che assieme ai fratelli dominò il mercato delle audiocassette al tempo degli walkman arrivando a produrre qualcosa come 60 mila pezzi al giorno occupando il 27% dell’intero mercato nazionale. Lo facevano per soldi, ovviamente. Ma anche per passione.

     

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    E le compilation di Mixed by Erry, “falsi orginali” e “falsi del falso originale”, esistevano pure quelli, arrivavano dove non c’era possibilità di comprare e sentire musica nuova e nuovissima. Tutti i dj, mi dice Dago, che lo faceva, a fine esibizione, vendevano le cassette. Era la regola. Erry e i suoi fratelli, che nel film, sono interpretati da tre bravissimi attori napoletani mai visti prima, Luigi D’Oriano, Emanuele Palumbo e Gino Arena, lo fanno scientificamente, mischiando la pratica familiare delle bottiglie di whiskey contraffatte piene di tè, con la tecnologia.

     

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    Ma i soldi per produrre così tante cassette se li devono fare prestare dalla camorra. Li vediamo crescere a Forcella tra il 1976 e i primi anni ’90, quando le cassette audio verranno sostituite dai cd, e si perderà tutto il lato romantico della creazione della compilation per le ragazze, gli extra a fine cassetta. E’ vero che i Frattasio sono mariuoli, è vero che sono inseguiti dalla guardia di finanza, un arcigno Francesco Di Leva con parrucchino coi ricci e occhiali neri che sembra estratto da “Napoli violenta” di Umberto Lenzi o da un film di Merola di Alfonso Brescia, ma sono solo un naturale proseguimento dei piccoli venditori di sigarette.

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    Non pensano neanche di compiere un crimine. Nel film non si capisce fino in fondo che rapporti hanno con la camorra e con le famiglie. Li vediamo scontrarsi coi tunisini, con un boss che finisce fulminato dalla guerra della famiglie, ma il più losco è proprio il loro ricco socio milanese Arturo, un ottimo Fabrizio Gifuni, che gli vende le cassette vergine con enorme guadagno sia per loro che per lui.

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    Nelle scene iniziali, quando vediamo Erry arrestato e chiuso in prigione, i malavitosi hanno grande rispetto per lui, in fondo è un ragazzo di Forcella che si è inventato qualcosa e ha fatto una montagna di soldi. Sibilia e i suoi sceneggiatori, la musicologa napoletana Simona Frasca (“Il Manfiesto”) e Armando Festa, non insistono più di tanto sul rapporto fra i Frattasio e la malavita organizzata. Tendono a fare dei tre fratelli, delle loro donne, Chiara Celotto e Greta Esposito, dei genitori, Adriano Pantaleo e Cristiana Dell’Anna, sempre bravissima, un mondo a parte.

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    Un po’ truffatori, ma brava gente, di buon cuore. Anche se fanno saltare la casa dei tunisini. L’idea è quella di una famiglia unita che attraversa tutta questa storia senza mai compiere nulla di terribile e di irreparabile. La prima parte del film è allegra, divertente, piena di musica, Frankie Goes to Hollywood, Kim Wilde, The Pointer Sisters, Eurythmics, poi la storia si sfilaccia un po’.

     

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    Magari il film è un filo lungo, magari non c’è grande storia da raccontare e i guai con la Guardia di Finanza, la situazione guardia e ladro alla Monicelli, non sono così sviluppati, anche se l’episodio a Sanremo è divertente. Rispetto al precedente, e molto simile, “L’incredibile storia dell’isola delle Rose”, che partiva da una storia vera degli anni ’60, un altro ritratto di un avventuriero di talento che sogna qualcosa di impossibile mettendosi contro le istituzioni, qua siamo in un terreno più caldo, più divertente e più congeniale a Sydney Sibilia, cresciuto nella Salerno di quel tempo.

     

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    E poi il fascino delle compilation, dei walkman lo sentiamo. Gli attori napoletani sono tutti fantastici, sia i giovani che i più noti, come Francesco Di Leva e Sasà Striano, sempre favolosi, anche se avrei fatto troiseggiare un po’ di meno il protagonista, Luigi D’Oriano. Di storia non ce n’è tanta da raccontare e qualcosa non torna, ma il film devo dire che è molto riuscito. Il vero problema sarà capire quale sia il suo pubblico. I giovani di oggi o i tanti trenta-quarantenni cresciuti con le cassette di Erry? In sala.

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