Marco Giusti per Dagospia
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Eroicamente posizionato tra l’uscita di “Indiana Jones e il quadrante del destino” e “Mission: Impossible – Dead Reckoning Part I”, pur se confortato dalla bellezza di 300 copie (anzi 280), esce giovedì 6 una rom-com, cioè una commedia romantica italiana, “Rido perché ti amo”, diretta da Paolo Ruffini, scritta da ben cinque sceneggiatori (compresi regista e protagonista) e tratta da un soggetto del troppo presto scomparso Max Croci, che vede come protagonisti Nicola Nocella come un pomposo e iroso maestro pasticciere, anzi solo maestro, Leopoldo, che rinnega le sue promesse da ragazzino con la sua promessa sposa Amanda, Barbara Venturuolo, che decide così di lasciarlo a sette giorni dalle nozze. Avrà tempo di riflettere e di recuperarla, se davvero lo vuole fare.
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Mettiamoci anche Paolo Ruffini come il miglior amico padrone di un negozio di dvd e vhs ultravintage, la Daphne Scoccia di “Fiore” come folletto del posto, Greg, come padrone di una sofisticata cartoleria ferma al 1986, il sempre divertente Herbert Ballerina innamorato senza speranza della bellissima Giulia Provvedi del gruppo Le Donatelle, Claudia Campolongo come migliore amcia di Amanda, nonché musicista del film, Loretta Goggi come madre del protagonista che vive sul terrazzino di casa e una magica coppia di vecchietti padroni di un bar interpretati da Lucia Guzzardi e dal mitico Enzo Garinei al suo ultimo film.
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Vi dico subito che una delle sorprese del film, una sorta di favola di provincia italiana ferma nel tempo che si svolge tutta nella piazzetta degli studi della Videa, è proprio la clamorosa presenza di Enzo Garinei, che ha attraversato indisturbato quasi un secolo di cinema italiano dai tempi del suo esordio in un quartetto di film del 1949, “Totò le moko”, “Adamo e Eva”, “Signorinella” e “Il vedovo allegro”, tutti diretti da Mario Mattoli, e che da bambini vedevamo alla tv dei ragazzi come Giufà.
Il vecchio Garinei, quasi centenario, porta al film un incredibile tono favolistico così raro nel cinema italiano. L’altro regalo che ci fa il film è un lungo e stravagante piano sequenza iniziale, davvero ben girato e interpretato, dove il maestro pasticciere Leopoldo, nel suo atelier, si incazza brutalmente con la promessa sposa perché pensa solo al proprio lavoro e non vuole neppure pensare a perdere tempo col suo matrimonio. Si dimostra, cioè, cattivo. Brutta parola…
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A quel punto la promessa sposa, Amanda, come in un film di Minnelli, se ne va a Parigi, a lavorare come coreografa all’Opéra, e tutto quello che vediamo è capire se in sette giorni lui, Leopoldo, con l’aiuto degli amici della piazzetta, riuscirà a convincere lei, Amanda, a ritornare per il giorno delle nozze. Nessuna volgarità, nessuna battuta trash, curioso personaggini costruiti con grazia da tutti gli attori come fossimo in una commedia o in uno show televisivo di trent’anni fa, da Nicola Nocella a Herbert Ballerina a Paolo Ruffini a un ottimo Greg con pizzo e baffetti come cartolaio alla Frank Capra, e, soprattutto, un mare di citazioni da un cinema di questi ultimi vent’anni che solo i trenta-quarantenni cresciuti a vhs e dvd potranno capire.
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Girato due anni fa, credo ai tempi del Covid, e rimasto fermo in attesa di questa uscita il 7 luglio, prodotto da Martha Capello della Pegasus Film e da Rai Cinema per la distribuzione Medusa, è una favola gentile che rischia di essere schiacciata tra i giganti americani, ma che è girato e interpretato con attenzione e rispetto dello spettatore. E che, ripeto, offre a un pubblico meno giovane l’occasione di rivedere un caratterista meraviglioso e davvero di un altro mondo come Enzo Garinei. In sala da giovedì.