Marco Giusti per Dagospia
il maestro giardiniere 8
Fare giardinaggio, dice l'oscuro Narvel Roth di Joel Edgerton, il protagonista di "Master Gardener", da noi ribattezzato “IL Maestro giardiniere”, ultima opera di un vecchio e venerato maestro come Paul Schrader (“American Gigolo”, “Mishima”, “Il collezionista di carte”), è credere nel futuro. Avere fiducia in quello che si pianta e che sicuramente darà i suoi frutti. E i semi che pianti, buoni o cattivi, hanno una vita di migliaia di anni e possono sempre prendere una loro vita. Indipendentemente da quello che pensiamo.
il maestro giardiniere 7
Detto da un signore di 77 anni, che ha fatto la storia del cinema moderno, il credere nel futuro acquista un tono diverso. Altro bellissimo film costruito su un personaggio che deve espiare un passato, stavolta addirittura da killer suprematista-bianco, con un codice morale e comportamentale degno di un samurai, e la cura di una giovane donzella in crisi, la bella Maya di Quintessa Swindell, "Master Gardener" non è forse all'altezza di “First Reformed” o "Il collezionista di carte", visto a Venezia qualche anno fa, ma ha un livello di scrittura, magari non innovativo, ma degno dei suoi grandi film, che discendono tutti dalla sua sceneggiatura di “Taxi Driver” e dal personaggio insuperabile di Travis Bickle.
il maestro giardiniere 3
Anche Narvel Roth nasconde sul proprio corpo i segni di un pesante passato, addirittura nazista, tatuaggi assurdi da militante di CasaPound che forse non lo farebbero arrivare al governo con Meloni-Salvini-Tajani, ma i suoi dieci anni da master gardener di Norma, una Sigourney Weaver padrona bisbetica che lo usa come factotum e amante sempre pronto ("portami a letto!"), ne hanno fatto un uomo nuovo e diverso. A lui spetterà il compito di dare nuova vita alla sua nipotina un po' tossica e orfana di madre e di nonna. Ma l'amore scombinerà le cose.
il maestro giardiniere 5
Narvel, dopo dieci anni di giardinaggio e di retta via, tratta ogni argomento e ogni situazione con un ragionamento da botanico e con l'idea che tutto si può piantare e rimettere a posto. Elegantissimo, un filo gelido, mostra tutta l'ossessione che ha Schrader per la scrittura e la cura del racconto, da storico del cinema giapponese, soprattutto, ma vince da subito coi titoli meravigliosi che vedono i fiori sbocciare. In sala.
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