Marco Giusti per Dagospia
IL CORSETTO IMPERATRICE 5
L’imperatrice Elisabetta di Baviera, moglie dell’imperatore Francesco Giuseppe, detta, soprattutto al cinema, quando la interpretava da ragazzina Romy Schneider, Sissi, non poteva certo essere la stessa a quarant’anni. Più che dispettosa, in questo “Il corsetto dell’imperatrice” o “Corsage”, scritto e diretto da Marie Kreutzer e interpretato da una perfetta Vicky Krieps, che ha vinto il premio come miglior attrice a “Un certain regard” a Cannes, ci appare come una quarantenne insofferente, che non sa cosa vuole, che non capisce se dove scopare col cugino Ludwig II, sì, quello reso celebre da Visconti, o con lo stalliere inglese Bay, se deve tagliarsi i lunghissimi capelli o intrecciarseli sulla testa come una torretta, se controllare i propri ritratti o meno, se aiutare il figlio Rodolfo, quello che esploderà tra orge e scandali a Mayerling descritto nel favoloso film di Miklos Jancso, “Vizi private, pubbliche virtù”, che rivedo ogni volta che mi capita. Uffa…
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Malgrado Francesco Giuseppe, presentato qui come un imperatore niente-de-che, un tipo incolore che si toglie e si riappiccica i favoriti per darsi un tono, con amante giovane ma senza fascino, na pesciarola, avesse altro a cui pensare, compresa l’Italia che si stava liberando dal giogo austro-ungarico grazie a Garibaldi-Cavour-Vittorio Emanuele, come ci insegnano i libri di scuola, ma il film è austriaco…, Elisabetta detta Sissi, incazzata per i suoi quarant’anni e non essere magra come sperava, quindi dai e dai a spingere il corsetto sempre più stretto, lo tormenta perché, di fondo, non ha nulla, ma proprio nulla da fare. Ohibò! Sono problemi.
E quindi, mentre gli italiani combattono (cosa che non ci viene detta mai), la vediamo a cavallo, la vediamo mentre tira di scherma, mentre si veste e si pettina i lunghi capelli, mentre tenta il suicidio e si fa solo male a un piede, la vediamo pure che si offre nuda a Francesco Giuseppe, ma solo per farsi ognuno la sua pippetta (“Guardami!”). Un po' insopportabile, ecco. Ovvio che lui, appena lei parte, torna a respirare, ma lei non ha un buon rapporto neppure con la sorella, per non parlare dei figli. La più piccola, Maria Valeria, viene svegliata nel cuore della notte, raffreddata, perché deve andare a cavallo con mammà. E poi ha 40 di febbre. Insomma, il ritratto di una quarantenne dei Parioli (si fa per dire) che non sa che fare e non vuole invecchiare. In sala, all'Eden di Prati, ovvio, dove erano tutte spettatrici over-60, non credo che il tema fosse molto sentito. Da me ancora meno.
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E non so neanche quanto il film sia irriverente verso l’impero di Francesco Giuseppe. Aridate "vizi privati, pubbliche virtù"! Bellissimi costumi, di Monika Buttinger, belle scenografie, di Martin Retter, bella fotografia, Judith Kaufmann, bravissima Vicky Krieps, ottima anche per interpretare qualche giornalista italiana che non si sente soddisfatta del proprio stato, un tempo era pieno, ma il film, dopo un po’ rimane un po’ inerte. E l’indifferenza di Sissi diventa la nostra indifferenza. Se non interessa a lei la sua vita, perché dovrebbe interessare a noi. Alla fine ci fissiamo un po’ troppo sugli abiti e le acconciature per non addormentarci. E non è un bene. Ottima però la scena della dentiera di Ludwig. In sala.
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