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    IL CINEMA DEI GIUSTI - JOHN WICK 4” È UNA BOMBA ASSOLUTA. NON AMO PARTICOLARMENTE GLI ACTION MOVIE, MA QUESTO È DAVVERO SUBLIME. DA SALTARE SULLA SEDIA - NON SOLO L’AZIONE NON SI FERMA MAI, MA OGNUNA DELLE LUNGHISSIME, INCREDIBILI SCENE DI GUERRA È COREOGRAFATA DIVINAMENTE, PIENA DI INVENTIVA, SORPRESE E DI CITAZIONI - UNO SPETTACOLO E QUANDO ARRIVA ANCHE “PAINT IT BLACK” SI SFIORA IL SUBLIME. FILMONE. IN SALA… - VIDEO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

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    “Così è la vita”, come disse Ned Kelly prima di essere impiccato. “John Wick 4” diretto con encomiabile energia da Chad Stahelski, 2 ore e 49’ dove l’azione non si ferma mai e non osiamo pensare cosa fosse la versione di 3 ore e 49’, con un Keanu Reeves favoloso ma invecchiato, quando deve rifare per la terza volta i 222 gradini che lo portano al finalone al Sacre Coeur de Monmartre, lo vediamo proprio provato, è una bomba assoluta. Non amo particolarmente gli action movie, ma questo è davvero sublime. Da saltare sulla sedia.

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    Anche se l’ho visto con una decina di spettatori ieri pomeriggio al Lux di Roma. Non solo l’azione non si ferma mai e il John Wick di Keanu Reeves non ha quasi battute a parte l’iniziale “Sei pronto?” – “Sì” che dice al suo Caronte Laurence Fishburne, ma ognuna delle lunghissime, incredibili scene di guerra, a Osaka a Berlino a Parigi, è coreografata divinamente, inventiva, piena di sorprese e di citazioni, da “I guerrieri della notte” a “Highlander” )c’è pure Clancy Brown!).

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    Non c’è nessun tipo di ricerca psicologica del personaggio, l’unico gesto di umanità di John Wick è quando preferisce salvare il cane killer che addenta le palle dei cattivi piuttosto che sparare a chi lo sta per uccidere, ma anche gli altri si muovono per poche rudimentali idee, Ian McShane deve vendicare la morte del suo compagno Charon (il gigantesco Lance Reddick, scomparso da poco), il Marchese di Bill Skarsgard vuole solo il potere, la stupenda spadaccina giapponese Rina Sawayama vorrà vendetta.

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     Se si parla, il copione è di Michael Finch e Shay Hatten, si recitano frasi fatte o battute celebri, Laurence Fishburne cita addirittura Dante all’inizio del film (“Per me si va nella città dolente…”) aprendo allo spettatore le porte dell’inferno (“Lasciate ogni sperava o voi ch’intrate”).  

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    Insomma, è tutto costruito come un gigantesco  fumetto citazionista, un cartoon alla Bugs Bunny, dove di volta in volta John Wick, alla sua quarta e conclusiva avventura, si scontra con Donnie Yen, l’amico/nemico cieco che ha il contratto per ucciderlo, all’hotel Continental di Osaka, con l’enorme Killa con denti alla Jaws (ricordate Richard Kiel?) di Scott Adkins in una discoteca senza fine a Berlino dove i ragazzi ballano scatenati e pippatissimi incuranti degli spari e dei morti ammazzati che volano di qua e di là, o deve affrontare tutti i killer di Parigi in mezzo al traffico dell’Arco di Trionfo e poi sui 222 gradini del Sacre Coeur perché il cattivissimo Marchese di nonsoche, Bill Skarsgard, ha messo su di lui una taglia che passerà dai 20 ai 40 milioni di dollari modello “Guerrieri della notte” (c’è pure la dj nera…).

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    E allora ogni verme parigino che abbia un’arma si sente in dovere di sparare a John Wick che, francamente, arriva più provato di noi al finalone e quando si rende conto che deve salire per la terza volta sti cazzo di 222 gradini. La storia è niente de che. John Wick, che vediamo all’inizio del film uccidere il reggente del club di killer che lo ha assoldato e non vuole lasciarlo andare libero (ma cosa può fare libero da pensionato?), si trova contro il potente nuovo reggente, il megalomane Marchese di nonsoche di Bill Skarsgard.

     

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    E’ il Marchese che gli punta contro il killer cieco Caine di Donnie Yen, forse il personaggio più cool del film, si muove come fosse Gene Kelly, che è costretto a accettare l’offerta malgrado John Wick sia suo amico. Da lì solo botte e scontri con ogni tipo di arma. Pistole, spade, fucili a pompa, accettate in testa. Ma tutti elegantissime, con abiti a prova di proiettile (dove si comprano?).

     

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    Si passa da Osaka, con un grandioso scontro tarantiniano tutto orientale tra Hiroyuki Sanada, sua figlia Rina Sawayama e gli uomini di Donnie Yen, a Berlino, dove John Wick deve eliminare il boss Killa di Scott Adkins per recuperare l’appartenenza a una famiglia e poter sfidare il cattivo e infingardo Marchese in un gran finale alle pistole.

     

    Solo la battaglia finale per le strade di Parigi dura un’ora. Siete avvisati. Ma il film è uno spettacolo e quando arriva anche “Paint It Black” si sfiora il sublime. Certo, qualcosa fa ridere, come gli eroi che prendono la metro a Osaka dopo una battaglia sanguinosa, il poker con Killa che vorrebbe vincere la mano con cinque 2. Ma non abbiamo quasi tempo per sorridere. Filmone. In sala. 

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