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    IL CINEMA DEI GIUSTI - MA È FRANCOIS OZON O IL PAPPONE DEI PARIOLI? “TUTTE LE DONNE SOGNANO DI PROSTITUIRSI”


     
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    Marco Giusti per Dagospia

    marine vacth ozon jeune et jolie giovane e bellamarine vacth ozon jeune et jolie giovane e bella

    Ancora freschi della storia delle baby prostitute dei Parioli, ci arriva il film giusto per capire quali contorti meccanismi sociali e esistenziali possano portare una ragazza giovane e bella a prostituirsi e a non vergognarsene troppo. Già a Cannes provocò un mezzo scandalo questo delizioso, freschissimo Giovane e bella, cioè Jeune et jolie, del prolifico François Ozon. Non tanto per il soggetto del film e per l'indifferenza della sua protagonista nel prostituirsi nel film, quanto per le incredibili dichiarazioni che rilasciò in quei giorni il regista a "The Hollywood Reperter", cioè che "Tutte le donne sognano di prostituirsi".

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    Dichiarazione che certo non aiutò il film nella sua corsa al Palmares, anche se, va riconosciuto, l'arrivo dell'incredibile film di Abdellatif Kechiche, "La vita di Adele", e delle sue protagoniste offuscò qualsiasi possibilità di premio sia per il regista che per la sua attrice, la bellissima e quasi inedita Marina Vatch, che domina con la sua grazia quasi ogni scena, anche la più imbarazzante.

    Marina Vacht nel film è Isabelle, una diciassettenne di piccola borghesia che si prostituisce con i vecchi, non solo per soldi modello olgettine, ma per un malessere adolescenziale, per una voglia di sperimentare e non prendere sul serio niente.

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    Come le suggeriscono le poesie di Rimbaud e, soprattutto, la colonna sonora di Françoise Hardy, che commenta le quattro stagioni che la ragazza attraversa da quando in estate compie i suoi diciassette anni e perde la verginità senza provare granché con un ragazzone tedesco. Isabelle vive con insofferenza la famiglia, una madre ancora bella, Geraldine Pailhas, un fratellino simpatico, un patrigno buffo e non troppo charmant.

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    La via della prostituzione è una fuga e un gioco col mondo degli adulti che verrà tragicamente troncato quando le morirà durante una scopata il non giovanissimo amante-cliente Georges, interpretato da un invecchiatissimo Johan Leysen, già protagonista di "Prénom Carmen" di Godard e di un erotichello con Serena Grandi. Quando la madre scoprirà la sua doppia vita, Isabelle cercherà di recuperare la sua giovinezza con i compagni di scuola, ma non riuscirà a identificarsi in nessun mondo e, soprattutto, mai più nella famiglia, che le sembrerà lontana e inutile.

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    Intelligente, elegante, di grande sottigliezza nel disegnare il personaggio dell'adolescente in crisi, la sua volubilità e la sua apparente indifferenza, il film di Ozon deve molto alla "troppa" bellezza della sua giovane protagonista che si muove come una piccola Bardot maliziosa sia nel mondo degli adulti che dei coetanei, riuscendo a conquistare un po' tutti e essendo se stessa solamente quando incontrerà la vedova del povero Georges, la solita Charlotte Rampling, personaggio intenso da film d'autore francese.

    Per Ozon, se non avesse parlato a vanvera, se non fosse arrivato La vita di Adele, poteva essere davvero un successo. Per la nuova stella esplosiva Marina Vatch è invece un grande esordio che le apre le porte del cinema maggiore.

     

     

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