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    IL CINEMA DEI GIUSTI: IL MOSTRONE CHE ENTRA ANCHE NELLA DOCCIA DI UNA COPPIA CHE STA SCOPANDO,IL VECCHIO ANDROIDE DANIEL CHE CITA UN PO’ A CAZZO SHELLEY: NON TUTTO TORNA IN QUESTO “ALIEN: COVENANT” DI RIDLEY SCOTT - L’AVVENTURA FRENETICA E UN PO’ ANARCHICA, DA PURO SPETTACOLO GRANDGUIGNOLESCO, È SPESSO BLOCCATA DALL’IDEA DI DARE AL FILM UN SENSO PIÙ ALTO


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    ALIEN COVENANT 3 ALIEN COVENANT 3

    “Qua ci sono troppe cose che non tornano” dice la protagonista Daniels, Katherine Waterston, un’altra donna forte, mentre si rende conto che il pianeta “abitabile” dove il comandante Chris, Billy Crudup, li ha fatti atterrare, adescato da una canzone di John Denver trasmessa via radio, potrebbe essere un trappolone.

     

    E non tutto torna, purtroppo, neanche in questo Alien: Covenant diretto e prodotto da Ridley Scott a 36 anni di distanza da Alien, sesta avventura della serie, ma anche sequel di Prometheus, che a sua volta era un prequel del primo Alien.

     

    Il film, scritto da John Logan e Dante Harper da un soggetto di Michael Green e Jack Paulsen (troppe mani eh?), ambientato nel 2104, diciotto anni prima di quando si svolge la storia di Alien, ma dieci anni dopo la tragica vicenda di Prometheus, che vide la ciurma della dottoressa Elizabeth Shaw, Noomi Rapace, e del suo androide David, distrutta dalle creature aliene, deve fare i conti con troppi precedenti e deve incastrare troppe storie prima di poter procedere liberamente con una storia propria. Quando, una delle forze assolute del primo Alien era proprio la semplicità della situazione da western classico di cacciatore e cacciati all’interno della nave spaziale con il regolamento di conti finale tra la donna e il mostro.

    ALIEN COVENANT 1 ALIEN COVENANT 1

     

    In questo caso c’è una missione, un viaggio di sette anni a bordo della nave spaziale Covenant verso il pianeta Origae-6, dove una crew formata da una mezza dozzina di coppie, c’è pure una coppia gay, e dall’androide Walter, Michael Fassbender, gemello del David di Prometheus, deve portare duemila coloni dormienti. Come vediamo non tanto nel film, quanto nel prologo di quattro minuti e mezzo uscito in rete nello scorso febbraio intitolato Last Supper che vi prego di vedere, qui citato solo con una fotografia, i membri della crew spaziale non sono proprio dei militari, ma anche loro dei coloni, dei cowboy, e tutti coppie, come quella formata dal comandante James Franco con Katherine Waterston, o quella gay Demian Bichir-Nathaniel Dean, che vogliono trasferirsi sul nuovo pianeta con l’idea di colonizzarlo.

     

    Scott decide però di aprire il film non con questo prologo, ma con un dialogo filosofico sulla creazione e la paternità fra l’androide esaltato David e il suo creatore-padrone Weyland, Guy Pearce. Passiamo poi sulla Covenant dove il buon androide Walter, sempre Michael Fassbender, a causa di una tempesta spaziale che ha fatto notevoli danni alla nave, si ritrova a svegliare la ciurma dal sonno profondo. Nel risveglio perde la vita proprio il comandante, James Franco, che viene sostituito da Chris Oram, Billy Crudup, uomo di fede, ma capiamo ben presto che l’unica con la testa è Daniels, Katherine Waterston.

     

    ALIEN COVENANT ALIEN COVENANT

    E’ Daniels che cerca di convincere Chris a non sbarcare sul pianeta “abitabile” che hanno misteriosamente scoperto, visto che hanno lavorato anni sul viaggio verso Origae-6 e duemila coloni si sono fidati di loro. Niente da fare. Chris porterà una parte della ciurma sul pianeta, e lì è facile capire cosa potrebbe attendergli. Ma non ci sono solo i soliti mostruosi Alien che ti entrano da qualsiasi buco, c’è pure il vecchio androide Daniel che si sente Dio e cita un po’ a cazzo Shelley confondendolo con Byron. “Sei difettoso. Te l’ho detto che ci hanno migliorato”, li fa Walter riprendendolo per la citazione sbagliata. Quando il film si libera un po’ della storia del vecchio Prometheus e delle sue complicazioni filosofiche si torna al grande cinema d’avventura di Ridley Scott, che qui punta decisamente sul gore spinto da macelleria, permettendosi di fare entrare il mostrone anche nella doccia di una coppia che stava scopando come fosse Boldi in un vecchio cinepanettone con Christian, ma l’avventura frenetica e un po’ anarchica, da puro spettacolo grandguignolesco, è spesso bloccata dall’idea di dare al film un senso più alto nello scontro Walter-David, visti come due parti dello stesso individuo in contrapposizione.

     

    ALIEN COVENANT ALIEN COVENANT

    “Meglio regnare all’Inferno che servire in Paradiso”, dice David, angelo caduto, citando il “Paradise Lost” di John Milton che doveva essere il primo titolo del film e che chiarisce bene il rapporto sia con Weyland sia con la parte buona di sé. E Fassbender è bravo nel costruire i due personaggi come frutto di un’ossessione unica. Ossessione per una creatività che non possono avere in natura, cioè con la donna, e che deviano nel potere contorto del male. Il personaggio di Chris, probabilmente, l’uomo di fede, era più sviluppato nella sceneggiatura, mentre qui devi un po’ capire fra le righe il senso.

     

    Alla fine funzionano di più le grandi scene d’azione e i meccanismi horror da vecchio Alien che punteggiano la storia, che però non si amalgamano benissimo con l’idea miltoniana che aveva Scott. Musica di Jed Kurzel e fotografia di Dariusz Wolski grandiose, i mostri magnifici, giustamente citati anche da Damien Hirst nella sua grande esposizione a Venezia. Già in sala.

    RIDLEY SCOTT RIDLEY SCOTT

     

     

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